Numero 7 del 2011
Andamento lento
Testi pagina 40
MODA, MODE, MODI DI VITA
VESTITE...
COME SI DEVE
[seconda parte]
di Tatiana Bertolini
05° CAPPELLI, CAPELLI,
SCARPE E PANTALONI
a circa un decennio, periodicamente, compare su
giornali e riviste la questione del velo, questione
G legata all’immigrazione dai paesi
islamici e alla pre-
senza sempre più nu-
merosa nel nostro
paese, delle donne che in—
dossano il velo per motivi re-
ligiosi.
Spesso però ci si dimentica
che l’idea che una donna non
debba uscire a capo scoperto, o
quantomeno non possa essere
considerata elegante senza cap-
pello, è stata presente fino a ieri
nella nostra societa, e in alcuni
casi, vedi casa reale inglese, lo è
ancora oggi.
Fin dall’antichità le donne dove—
vano velarsi il capo in segno di mo-
destia e sottomissione, quando
uscivano in strada, si recavano nei
luoghi di culto ecc.. Questo indi-
pendentemente dal ceto cui appar-
tenevano. Nel rinascimento la nuo—
va sfarzosità nel vestire porta a crea-
re anche per la donna modelli di co—
pricapo, una sorta di parità visto che
il cappello era stato quasi sempre
appannaggio dell’uomo. Le fogge mu— I
tano con il passare del tempo e si ar—
riva nell’800 a fondere i due elementi,
noidonne I luglio—agosto I 2011
il velo originario e il co-
IL CONCETTO pricapo, con il cappello a
DI ELEGANZA veletta il quale deve pro-
SPESSO COINCIDE priamente celare il volto
CON QUELLO della donna (peraltro giÃ
DI DISAGIO FISICO incastrata come già visto,
' PER APPARIRE nel busto), una sorta di
OCCORRE SOFFRIRE ' burqua occidentale. La
DICE UN PROVERBIO cosa interessante però è
CHE PARE CONIATO che questo tipo di abbi-
APPOSTA PER I gliamento non è visto
TORMENTI INFLI-ITI come una costrizione,
DALLA MODA
anzi! La veletta, si dice,
aggiunge fascino alla
donna in quanto ne cela
i tratti aumentandone il mistero. Le donne dei ceti popolari
appena possono disporre di una piccola somma rispar-
miata a fatica, corrono a farsi un cappello che possa so-
stituire lo scialle.
Il cappello quindi visto come momento di elevazione so—
ciale e indice di eleganza. Ancora in Italia,
vola « nelle campagne fino agli anni ’60, le don-
- ne non escono di casa se non hanno in te-
sta un fazzoletto, che, se vedove, è ine-
sorabilmente nero.
Del resto il concetto di eleganza spesso
coincide con quello di disagio fisico —per
apparire occorre soffrire dice un pro-
verbio che pare coniato apposta per i
tormenti inflitti dalla moda. I cappel-
- li ottocenteschi infatti spesso causano
noiosi mal di capo, ma l’oggetto per il
quale questo proverbio pare adattar-
si meglio, oltre al corsetto, sono sen-
za dubbio le scarpe. L’eleganza infatti
è in realtà un alibi per celare la co-
strizione a volte dolorosa imposta al
corpo femminile. Il tormento delle
Erra
. ., ._.;»->H.
* ’70 del XX secolo, quando irrom-
peranno su scala mondiale le scar-
pe da tennis. Elegante è infatti la
’ scollata certamente meno comoda
del più sportivo mocassino, scar—
pa più mascolina e quindi non in
grado di lanciare richiami sessuali
l visto che i piedi femminili com-
. paiono spesso nell’immaginario
/_à :.:î erotico maschile. Anche se non
1/: si arriva alla fasciatura dei pie—
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23-4: di in uso presso i cinesi, in ogni
anni ‘5‘.
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