Numero 10 del 2014
Occhio alle (De)Generazioni
Testi pagina 34
32 Ottobre 2014
PO
LO
NI
A
sapere cosa succede nelle nostre istituzioni,
così che essi possano avere la certezza che
i loro figli siano al sicuro da certe influenze
psicologiche nefaste”. In questo modo, si è
espressa la presidente del gruppo, Beata
Kempa, del partito Solidarna Polska, al cui
centro del proprio programma politico ha la lotta
contro i matrimoni gay. Proprio per questa posizione anti-gay,
questo partito è uscito dal gruppo ECR (European Conser-
vatives and Reformists Group) del Parlamento europeo. La
Kempa ha scritto una lettera aperta, piuttosto aggressiva, nei
confronti del premier polacco Donald Tusk, poiché quest’ulti-
mo ha criticato la “stupidità” e l’“isteria” con cui nel Paese è
affrontato il dibattito di genere.
Piotr Godzisz (studioso di tematiche di genere) sostiene che
l’assenza nella lingua polacca di un termine che abbia lo
stesso significato dell’idioma anglosassone “gender” (che
richiama una categoria concettuale, poiché sposta le proble-
matiche di genere dal punto di vista della differenza biologi-
ca a quello delle relazioni sociali e culturali, in cui agiscono
individui e gruppi, e definisce un quadro specifico di temi
come, ad esempio, quello del patriarcato), crea dei problemi,
sollevando diffidenza e ostilità. “Senza la presenza nel nostro
linguaggio espressivo di un termine equivalente a ‘gender’
non c’è modo di fare una chiara distinzione tra sesso e gene-
re”. Ciò, sostiene Godzisz, ha un riflesso molto negativo: “‘ad
esempio, la chiesa sovrappone tout court il termine ‘gender’
con il sesso, demonizzandolo al punto tale da dimostrare che
è una parola nuova e pericolosa”. (…)
Parlare di ‘gender’ vuol dire parlare di
‘pervertiti’, vale a dire di pedofili, sado-
masochisti, omosessuali, transgender,
intersex - tutti posti nello stesso girone
infernale”. Questi sono i messaggi tra-
smessi a molti polacchi che non hanno
la minima idea di che cosa sia il ‘gen-
der’. L’anno scorso, durante un festi-
val culturale estivo a ?winouj?cie (città
a nord-ovest della Polonia), il vescovo
polacco, Tadeusz Pieronek, parteci-
pando a un dibattito, ha dichiarato che
“l’ideologia di genere rappresenta una
minaccia peggiore del nazismo e del
comunismo messi insieme”.
La chiesa esercita ancora un’influenza
enorme in un Paese dove più del 90%
della popolazione (38 milioni) si identifi-
ca come cattolica. Ma la Polonia è sempre più divisa tra una vi-
sione volta a ristabilire la “famiglia tradizionale”, la “vera femmi-
nilità” o la “vera mascolinità”, e un’altra socialmente più liberale,
aperta e progressista sostenuta dalle nuove generazioni. b
Nel parlamento
si è da poco
formato un
gruppo di lavoro
di 15 deputati
e un senatore
denominato
“Arresta
l’ideologia
di genere”
saranno le prime elezioni politiche a tre anni e mezzo
dalla Rivoluzione. Un test storico per il paese che ha dato il
via alla cosiddetta “Primavera araba”. Quel tornado che tra
effetto domino e contagio ha rimesso in gioco stabilità ed
equilibri nell’intero Medio Oriente. Paradossalmente par-
tendo dal Maghreb, la porzione più occidentale del com-
plessivo comparto geo-politico. Due gli appuntamenti elet-
torali che marcheranno la fine della transizione in Tunisia e
l’inizio dell’era democratica. Elezioni legislative il 26 ottobre
e i due turni delle presidenziali tra novembre e dicembre.
Un passaggio incompiuto che renderà ancor più de-
ludente la speranza rivoluzionaria. A competere restano i
vecchi poteri di sempre incuneati in un sistema statuale
e amministrativo mai realmente riformato. Ma soprattutto
resta la dipendenza dagli stati finanziariamente condizio-
nanti: USA, UE e Monarchie del Golfo, primi tra tutti il Qatar,
più interessati a conservare il controllo del debito e delle
risorse di un sottosuolo ancora da sfruttare che a far de-
collare un paese dalle enormi potenzialità. Un’aggressione
commerciale silenziosa quanto subdola che mira a man-
tenere lo statu quo impedendo che nuovi competitor inter-
nazionali, vedi Cina, possano inserirsi finanziariamente sul
mercato maghrebino.
In arrIvo
Una
PrEsIdEntE?
di Emanuela Irace
Le quattro candidate
non si accontenteranno di un ruolo
esecutivo o da comprimarie
—
a tre anni e mezzo daLLa rivoLuzione
La tunisia torna aLLe urne.
La novità è che sono ben quattro
Le donne candidate aL paLazzo di cartagine