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Numero 7 del 2011

Andamento lento


Foto: Andamento lento
PAGINA 32

Testi pagina 32

NELLA VITA

di Cecilia Dalla Negra

RAPPRESENTANZA ISTITUZIONALE
FISSATAAL 25%.

MA DA DOVE VENGONO LE DONNE
CHE SIEDONO IN PARLAMENTO?

e le donne ottengono il potere, di- '

ventano come gli uomini? Le dinami-

che rappresentative, gestionali e poli—

tiche, saranno alla fine le stesse? Di- ‘

battiti italiani, ma anche iracheni. Fat- . 7‘. -.
tori che unificano le problematiche, che le ren—
dono uguali a qualunque latitudine, sponda ,
Nord o Sud del Mediterraneo, Occidente e Me-
dioriente, senza distinzioni. Metti un convegno,
organizzato negli spazi universitari di Roma, alla
presenza di esperti di diritto italiani e irache-
ni; aggiungi donne (ma soprattutto uomini) che
disquisiscono sulla condizione giuridica fem-
minile nell’Iraq del 2011, comparandola alla n0-
stra, e tra tecnicismi, leggi, codici e postille sco—
prono che le dinamiche, in fin dei conti, sono
sempre le stesse. Si potrebbe Chiamare uni-
versalità del diritto, riflessione su principi co—
muni, ri-concettualizzazione di alcuni valori assoluti in chia-
ve post-coloniale e dialettica. Oppure, più semplicemente,
prendere atto che la donna in quanto essere umano è at-
traversata dalle stesse dinamiche a prescindere dalle la-
titudini, e quei sistemi patriarcali che tanto arcaici ci ap-
paiono da quaggiù altro non sono che il prodotto devia—
to di un capitalismo imperante. Che la violenza e la di-
scriminazione possono assumere forme e significati dif-
ferenti, ma la sostanza resta sempre la stessa. Quote rosa,
rappresentanza, parità, violenza domestica, disoccupazione
femminile, mentre il confine tra Italia e Iraq si assottiglia,
mostrando una realtà se non sorprendente, quantomeno
curiosa. Fine maggio, Università di Roma Tre: intorno al
tavolo dei relatori donne col capo più o meno scoperto

a | luglio—agosto | 20W





raccontano la loro condizione nell’Iraq del-
la ricostruzione democratica, minoranze
nella minoranza resa tale da un’apertura solo
di facciata. Si confrontano intorno al tema
centrale dell’incontro: la democrazia, che in
Iraq e nel Kurdistan iracheno — ma anche in
' Italia - passa per il riconoscimento dei dirit-
ti delle donne. E in un’area geografica che ha
' subito, nel corso degli anni, regimi e colo-
' nialismo, guerre e terrorismo, si scopre ciò
che pareva evidente dall’inizio: che la de-
mocrazia non è stata esportata, perché com—
piuta non è nemmeno qui.

In confronto ad altri paesi mediorientali, le don-
ne in Iraq hanno conosciuto una storia migliore:
se non si è potuto parlare mai di piena ugua-
glianza con gli uomini, è da riconoscere però
una storia radicata di lotta dei movimenti fem—
minili già a partire dagli anni Cinquanta. Risale al 1958 la
promulgazione della Legge 188 sullo Statuto Personale, di
impianto laico, che pur non abrogando formalmente poli-
gamia e ripudio li rendeva impraticabili, stabilendo il diritto
all’educazione, al divorzio, alla tutela dei figli per le donne.
Un lento declino poi, avviato negli anni Ottanta della guer—
ra contro l’Iran, che arriva all’apice nel 2003, in seguito al-
l’invasione statunitense del Paese. Si stabilisce il Governo
ad interim (Coalition Provisional Authority — CPA) guidato
da Paul Bremer, che abroga il Codice sullo Statuto Perso-
nale ed emana la nuova Costituzione. L’impianto è sciarai-
tico, e all’articolo 41 apre un tema centrale per le donne: il
rinvio al diritto confessionale per tutte le questioni relati-
ve allo status personale. È la Sharia, con le sue diverse in-
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