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Numero 7 del 2011

Andamento lento


Foto: Andamento lento
PAGINA 3

Testi pagina 3

UNA SCOSSA
E UNA RISCOSS

EDITORIALE

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stata festa grande. Nelle piazze, ma anche
nei cortili, un popolo che si pensava smar-
rito e rassegnato ha dimostrato soprattutto
a se stesso che vale la pena investire ener-
gie per darsi un futuro. Prima le elezioni dei
due sindaci - Giuliano Pisapia a Milano e Luigi de Ma-
gistris a Napoli - sono diventate il simbolo di una riscossa.
Poi la scossa dei referendum: il quorum raggiunto (dopo
17 anni di fallimenti) e la vittoria schiacciante dei Sì. Per

celebrare questo risultato occorre trovare le rime con le

due parole che lo hanno reso possibile: disobbedienza e



coraggio. La disobbedienza civile di chi ha sostenuto e vo-
tato candidati non ortodossi, la disobbedienza dei can-
didati stessi alle pressioni della realpolitik. Il coraggio di
cittadini che hanno rifiutato con determinazione e luci-
dità il nucleare e la privatizzazione di un bene comune
come l’acqua, che hanno ribadito l’uguaglianza di fron-
te alla legge. Il coraggio di proporre un‘idea di futuro pos-
sibile, ma tutto da inventare e mettere a sistema.
Colpisce molto che la maggioranza di italiane/i abbia fat-
to scelte complesse che, con tutta evidenza, chiamano cia-
scuna/o ad una assunzione di responsabilità personale ne-
gli stili di vita quotidiana.

Inoltre questi risultati hanno definito l’agenda politica e
indicato le priorità dei prossimi decenni, hanno detto chia-
ramente che occorre affermare e rendere vincenti, prima
di tutto sul piano culturale, modelli di comportamento im-
prontati all‘etica e al rispetto della sfera pubblica. A par-

tire da chi, nelle assemblee elettive, è chiamato a dare con-
to del suo operato. Sarebbe praticamente una rivoluzio-
ne con il compito di sradicare la malapianta dell’indivi-
dualismo che ha inquinato luoghi, persone e relazioni.
Così come è stato lento lo scivolamento verso modelli che
oggi appaiono inadeguati, altrettanto lentamente ne stia-
mo uscendo, se si considera che oggi raccogliamo il frut-
to di una tessitura lunga che trova radici nell’indignazione
per la violenza subita da pacifici manifestanti nel G8 di
Genova di dieci anni fa, nei movimenti del No Dal Mo-
lin di Vicenza e No Tav in Val di Susa. Con le donne sem-

pre in prima fila, donne che hanno riempito le 230 piaz-
ze del 13 febbraio e che continuano a non ottenere pa-
rola pubblica. Il modello maschile di dominio è in crisi
e, adesso, si può conquistare lo spazio culturale per af-
fermare qualcosa di nuovo e di migliore di cui le donne
sono portatrici sane. Sì, rivoluzione è la parola giusta, ma
va ri-declinata e al femminile. Il fatto che ci sia la metà del-
le donne in alcune delle nuove giunte amministrative può
rallegrarci, ma di per se non avrà valore se queste presenze
non riusciranno a cambiare la politica, che deve tornare
ad essere luogo di incontro delle idee e non terreno di scon-
tro per affari privati. La rivoluzione al femminile sarà quel-
la che riporterà al centro della politica la passione, sen-
za la quale nessuna utopia di oggi può darsi ali per di-

ventare la realtà di domani. I
di Tiziana Bartolini

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noidonne | Luglio—agosto | 2011 n
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