Numero 7 del 2011
Andamento lento
Testi pagina 29
o
stra voce FORTE E CHIARA ed è tempo che la POLITICA SI MUO-
VA e dia soddisfazione a quel milione circa di coppie non spo-
sate che vivono la loro vita tutti i giorni e si prendono recipro-
camente cura l’un l’altro. Per parte mia farò tutto quello che è
in mio potere per portare avanti questa battaglia con SERENI-
TA’, CONVINZIONE E FERMEZZA, perché in amore non c’è serie
A 0 serie B, ma solamente il diritto di stare vicino alla perso—
na che si ama e questo vale oltre e di fronte ad ogni credo, con-
vinzione o pregiudizio.
UNA “VIA EMILIAâ€
AL PROBLEMA
' DEI DIRI'ITI
di Paola Marani, consigliera regionale PD
o scorso giugno la Corte di Cassazione ha riconosciuto per
la prima volta il diritto al risarcimento danni alla compagna
= e ai ï¬gli di un uomo rimasto vittima di un incidente. Si trat-
ta di una sentenza storica, che equipara la famiglia “legittimaâ€
alla famiglia di fatto in un Paese dove il codice civile non contempla
nessuna forma di tutela a chi convi—
ve more uxorio, nonostante oggi
queste coppie siano ormai 1 milio-
ne e un bambino su 5 nasca fuori dal
matrimonio. Sono passati alcuni
anni da quando il Parlamento ha af-
frontato seriamente la questione,
senza peraltro alcun esito concreto.
Tanto che si sono mossi Regioni ed
Enti locali, pur nel limite dei poteri
di cui dispongono, consapevoli di esi-
genze reali che vanno soddisfatte per
un principio di equità difï¬cilmente “
negabile. Per ora i disegni di legge nazionali, comprese le proposte
di iniziativa regionale alle Camere, che investono tutti gli aspet-
ti delle unioni civili - successioni, lavoro, ï¬sco, previdenza, loca-
zione, norme penali, ecc. - giacciono nei cassetti parlamentari; men-
tre i prowedimenti varati dalla Regione Emilia-Romagna riguar-
dano l’accesso ai servizi pubblici e non, come il dibattito ha spes-
so travisato, il tema dei diritti civili che è di competenza esclusi-
va dello Stato.
La Regione ha agito dunque con prowedimenti concreti di pari op-
portunità che partono dal riconoscimento dei diritti della perso-
na e della pluralità di forme di convivenza e dal principio di non
discriminazione, contenuti nel suo Statuto. Dove si legge: «La Re-
gione 6..) opera per aï¬â€˜ermare il riconoscimento della pari digni-
tà sociale della persona, senza alcuna discriminazione per ragioni
di genere, di condizioni economiche, sociali e personali, di età ,
di etnia, di cultura, di religione, di opinioni politiche, di orienta-
mento sessuale» e, all’art. 9: «La Regione 6..) riconosce e valorizza
(...) la funzione delle formazioni sociali attraverso le quali si espri-
me e si sviluppa la dignità della persona e, in questo quadro, lo
speciï¬co ruolo sociale proprio della famiglia....». Queste parole
non sono enunciati, ma il frutto di una politica locale maturata nei
decenni e che ha introdotto criteri paritari in tutto il nostro sistema
socio-assistenziale, educativo ed economico. Mi limito ad esem-
pi recenti che possono contribuire ad estendere esperienze p0-
sitive.
La legge regionale 12 del 2004, nel deï¬nire i requisiti per l’accesso
all’edilizia residenziale pubblica, sancisce: «...P0550n0 essere con-
siderati componenti del nucleo familiare anche persone non le-
gate da vincoli di parentela 0 afï¬nità , qualora la convivenza isti-
tuita abbia carattere di stabilità e sia ï¬nalizzata alla reciproca as-
sistenza morale e materiale. Tale ulteriore forma di convivenza deve,
ai ï¬ni dell’inclusione economica e normativa del nucleo familia-
re, essere stata instaurata da almeno due anni dalla data del ban-
do di concorso ed essere dichiarata in forma pubblica con atto di
notorietà .»
Poi la legge regionale 22 dicembre 2009, n. 24 “Legge ï¬nanzia-
ria regionale 2010†non ha fatto altro che sviluppare questi prin-
cipi. In particolare l’art. 48 recita: «I diritti generati dalla legisla-
zione regionale nell’accesso ai servizi, alle azioni e agli interventi,
si applicano alle singole persone, alle famiglie e alle forme di con-
vivenza di cui all’art. 4 del decreto del Presidente della repubblica
30 maggio 1989, n. 223 applicazione del nuovo regolamento ana-
graï¬co della popolazione residente).» Ecco delineata la politica
della nostra Regione per le famiglie, che si sostanzia nel soste-
gno ai nuclei familiari e alle persone, senza discriminazioni re-
lative all’orientamento sessuale ed allo status giuridico delle cop-
pie, ma con un’articolazione degli interventi sulla base dei reali
bisogni. Così facendo abbiamo applicato nell’accesso ai servizi i
principi non discriminatori del “Trattato di Lisbonaâ€, estenden-
doli per la prima volta anche alle persone transessuali e tran-
sgender. Anche gli Enti locali fanno la loro parte. In alcuni Comuni
della regione si sono istituiti i Registri delle Unioni Civili, che han—
no un valore più che altro simbolico. A Bologna la parità per le cop-
pie di fatto, anche dello stesso sesso, con quelle sposate ha avu-
to un riconoscimento formale nel 1999, quando l’allora sindaco
Vitali istituì l"‘attestato di famiglia affettivaâ€, una forma di regi-
stro basato sulla legge anagraï¬ca.
Credo che il passo ulteriore, quello che solo lo Stato può compiere,
non possa aspettare oltre. Senza stravolgimenti o modiï¬che co-
stituzionali, vanno estese a tutto il territorio nazionale alcune ba—
silari garanzie alla persona che, in tema di assistenza sociosanitaria,
fruizione dei seNizi e tutela civile, metta sullo stesso piano chi è
sposato e chi decide di unire la propria vita a quella di un altro
individuo senza vincolo matrimoniale. L0 faccia il Parlamento, sen—
za “delegare†alla magistratura una responsabilità che è prima
di tutto politica.