Numero 6 del 2006
Costituzione: dose minima consentita
Testi pagina 28
giugno 2006 noidonne28
Questo "grande enigma, grande tabù",così definisce il materno la scrittrice
marocchina Fatema Mernissi, accostan-
dolo al velo delle donne da lei raccon-
tate, e senza mettere in dubbio che la
maternità è un fatto di donne. Eppure
molte sono state, e continuano ad esse-
re, le usurpazioni maschili alla madre:
attraverso una cultura che ne nega il
valore, o lo esaspera nella mistica pa-
triarcale, o anche attraverso una ecces-
siva medicalizzazione del momento del
parto, fino ad arrivare al recente tecni-
cismo del momento della procreazione.
Su questi temi le femministe non sono
tutte d'accordo tra loro. Ma si stanno
impegnando a rifletterci, come mostra,
tra l'altro, il ciclo di incontri organizza-
to dal Circolo della Rosa di Milano, dal
titolo "Tra il matricidio e il monumento
alla madre: la politica delle donne"
(www.libreriadelledonne.it). E come
mostra la tendenza di sempre più donne
a recuperare il valore della
naturalità di procreazione e
parto, contrastando l'ecces-
so di progresso scientifico e
scegliendo di stare dalla
parte delle "madri selvagge".
Ma procediamo con ordi-
ne: tra le femministe, c'è chi
per evitare di cadere nella
retorica maschilista della
maternità preferisce evitare
l'argomento, chi invece si
appella al potere della ma-
dre, all'ordine simbolico del-
la madre, per recuperare
una cultura femminile dalla
radice.
E una analoga contraddi-
zione si ritrova tra le pacifi-
ste: da una parte coloro che
aborriscono la medaglia al
valore militare appuntata
sul petto della madre del
soldato caduto e dell'altra le
donne che, proprio a partire dal simbo-
lo della madre donatrice di vita, si op-
pongono alla guerra e a ogni forma di
violenza. Tra queste ultime sono molte
coloro che hanno fondato organizzazio-
ni politiche di una certa influenza nel
loro paese. Come le "Madri dei Soldati
Russi", nata negli anni Novanta, e re-
centemente diventata un partito politi-
co, attiva nel denunciare le violenze fi-
siche e psicologiche cui sono sottoposti i
militari di leva e le disumani condizioni
dei soldati mandati nella guerra in Ce-
cenia. La stessa equazione madre=vita
usa l'associazione "Madri Contro la Pe-
na di Morte e le Tortura", fondata nel
2000 da Tamara Chikunova, in un pae-
se come l'Uzbekistan, in cui ogni anno
vengono eseguite più di 200 condanne a
morte, e dove l'organizzazione delle ma-
dri, con le sue denunce coraggiose ha
dato luce ad un nuovo indirizzo politi-
co di opposizione al regime. Motivando
il suo attivo impegno, Tamara Chikuno-
va, madre rinata ad una nuova consa-
pevolezza in seguito alla esecuzione ca-
pitale del figlio, dichiara: "Non riesco a
permettere a me stessa di lasciarmi an-
dare, perché penso che nessuna madre
debba sopportare le mie stesse sofferen-
ze. Mi rivolgo a voi a nome di tutte le
madri dell'Uzbekistan e di ogni parte
del mondo, perché questa violenza con-
tro la vita umana possa essere cancella-
ta".
Il lutto materno, da cui scaturisce so-
lidarietà e sorellanza tra donne, l'appel-
lo in nome di tutte le madri del mondo,
ed anche la forza sempre più emergente
e politicamente significativa, di queste
organizzazioni che stanno nascendo in
paesi difficili, come Russia e Uzbeki-
stan, richiama le più note battaglie del-
le Donne in Nero e le Madri di Plaza de
Mayo, nata in Argentina ai tempi dei
desparecidos, ed oggi divenuta una im-
portante organizzazione politica a livel-
lo internazionale. E richiama la storia
del femminismo pacifista americano, fin
dai tempi della fine della Guerra Civile,
in cui, come pochi sanno, fu stabilita
come ricorrenza di protesta la "festa del-
la mamma", da parte di madri che ave-
vano perduto i loro figli in guerra. Mol-
ti gruppi di donne pacifiste americane -
come ci ricorda Maria G. Di Rienzo nei
suoi molti articoli scritti sull'argomento
- riconoscono quale loro ispiratrice colei
che, nel 1870, lanciò questa idea scri-
vendo il "Proclama del Giorno della Ma-
dre": Julia Ward Howe, la quale così si
pronunciava un secolo e mezzo fa: "I
nostri figli non ci verranno sottratti af-
finché disimparino tutto quello che noi
siamo state in grado di insegnare loro
sulla carità, la pietà e la pazienza. Noi
donne di una nazione pro-
viamo troppa tenerezza
per le donne di una qual-
siasi altra nazione, per
permettere che i nostri figli
siano addestrati a ferire i
loro".
Oggi, negli Stati Uniti,
emerge la figura di Cindy
Sheehan, che, con la sem-
plicità di una madre addo-
lorata che chiede la causa
per cui suo figlio è morto,
ha ultimamente denuncia-
to a chiare lettere i risvolti
dispotici e totalitaristi di
uno stato democratico co-
me gli USA. In particolare
Sheehan fa ricorso al con-
cetto di "matriottismo", di
origine femminista, in con-
trapposizione al patriotti-
smo radicato nel patriar-
cato. Mentre i patrioti,
Dal pacifismo al “matriottismo”
Madri e guerre
Giovanna Providenti