Numero 10 del 2014
Occhio alle (De)Generazioni
Testi pagina 25
23Ottobre 2014
stronomiche, il nostro saper essere, l’insieme dell’italianità.
Con un pacchetto di riso di Vercelli dobbiamo vendere le
cascine circondate dall’acqua in primavera, il nostro bello.
Si scorgono politiche prodotte da una visione di insie-
me che disegni un sistema-paese?
Anche questo governo non ha sviluppato ancora una po-
litica agricola. Però abbiamo accolto positivamente alcuni
provvedimenti che contengono elementi di innovazione
forte. Ad esempio le detrazioni sul lavoro agricolo non a
tempo indeterminato (che in certe realtà è impensabile per
i ritmi naturali che seguono i lavori in campagna). È molto
importante il provvedimento per le terre demaniali ai giova-
ni. Al di là dell’impatto in termini economici, che oggi non
possiamo valutare, è significativo il riconoscimento dell’im-
portanza del bene terra per un giovane agricoltore. È un
elemento rivoluzionario che costituisce una presa di co-
scienza da parte della politica che esiste il problema agri-
colo. Aspettiamo però di vedere l’impatto della Spending
Review e, ferma restando la disponibilità degli imprenditori
agricoli a contribuire e a fare la loro parte, abbiamo spiega-
to al Ministro Padoan (incontrato qualche settimana fa) che
l’agricoltura non sopporta più un prelievo lineare e aggravi
di costi. (…) Occorre fare un salto di qualità anche nella
fiscalità. Come agricoltori abbiamo un senso dello Stato
profondo però l’equità è un elemento cui non possiamo
rinunciare e per questo chiediamo ai ministri di aprire un
tavolo di discussione, non per negoziare ma per far pagare
le imprese che possono e non mettere altre nelle condizioni
di chiudere. La parola chiave è equità.
A proposito di costi, un tema collegato è quello della
sicurezza alimentare, che è una garanzia ma anche un
appesantimento burocratico…
I controlli sono prima di tutto una garanzia per noi, un va-
lore aggiunto da spendere sui mercati. Così come la nor-
mativa del mondo del lavoro e la sicurezza dei lavoratori.
Ci sono alcuni elementi di confusione, generati spesso
dal sedimentarsi di politiche clientelari che hanno creato
tanti soggetti preposti a fare controlli. Così accade che
una bottiglia di latte è controllata da vari corpi ispettivi che
però non si parlano tra loro. Quindi occorre un’opera di
razionalizzazione. (…) La parola semplificazione spesso
pronunciata dal Presidente Renzi ci piace, anche perché
il peso dello Stato è un elemento che frena e ci toglie com-
petitività rispetto ai nostri competitori europei.
Altro elemento frenante penso sia l’illegalità, le mafie.
Cosa dice il mondo dell’agricoltura in proposito?
Le mafie sono la punta estrema dell’illegalità, vi aggiun-
gono violenza e sono un cancro ormai radicato anche al
Nord. Poi c’è il problema dell’imitazione del Made in Italy,
che fattura 60 miliardi di euro nel mondo ogni anno, di
cui 6 miliardi generati dalla contraffazione. Registriamo
una nuova emergenza: i furti di attrezzature, di trattori o di
animali. Ci sono organizzazioni che vendono ad un mer-
cato parallelo. È in uscita il nostro Rapporto sulla microcri-
minalità nelle campagne in cui ogni due anni facciamo il
punto sui vari fenomeni di illegalità. La Camera ha istituito
una apposita Commissione, ma è solo un primo passo. In
generale il fenomeno è in crescita e la lotta è complessa.
Non sarà una partita facile né veloce.
Le donne in CIA sono riunite in una associazione,
Donne in Campo. Quali considerazioni sulla realtà
femminile?
L’attenzione della confederazione per il mondo agricolo
femminile è certificata storicamente, con tante grandi di-
rigenti - come Paola Ortensi, una tra le più note e recenti
- anche in tempi in cui non c’era spazio per loro. Penso ad
Argentina Altobelli. Del resto oggi sono donne il diretto-
re, Rossana Zambelli, e il vice presidente vicario, Cinzia
Pagni. Donne in Campo non è una enclave in cui le donne
sviluppano loro progetti che poi propongono in modo riven-
dicativo. Con Mara Longhin (Presidente di Donne in Cam-
po, ndr) in Giunta parliamo di questioni che riguardano l’a-
gricoltura in generale. Quello che apprezzo delle donne è
la capacità innovativa del prodotto e dei processi. Dove c’è
bisogno di evoluzioni virtuose e creative le donne sono de-
cisive. Dove ci sono produzioni che hanno risolto problemi
di microimpresa o collocazione in un’area svantaggiata, lì
ci sono donne. Sappiamo bene che l’imprenditoria femmi-
nile è meno numerosa, ma in termini qualitativi garantisce
caratteristiche particolari e l’agricoltura ha bisogno di que-
sta componente. Vorrei poi sottolineare l’importanza delle
donne anche quando non sono titolari, ma riescono ad es-
sere figure cardine nelle imprese.
Domando al Presidente e all’imprenditore agricolo:
pensa che ce la facciamo, come Paese, ad uscire da
una crisi che sembra infinita?
Ce la facciamo. Pur in una situazione molto difficile, non ci
mancano competenze, ingegno, capacità di soffrire. Non
siamo da meno di altri. Abbiamo bisogno di una classe
dirigente che si moralizzi, che si semplifichi, che sappia
rinunciare a privilegi. Saremo chiamati a cambiamenti
profondi. Tutti. Come C.I.A. abbiamogià iniziato. b
La versione integrale dell’intervista e la videointervista è
su: http://www.noidonne.org/blog.php?ID=05766