Numero 10 del 2016
Quelle che il potere. Donne ai vertici
Testi pagina 25
23Ottobre 2016
UN FUTURO DA RIPENSARE
Lucia Valerii, Cornelle di Sopra
(Frazione di Amatrice)
“Venti anni fa ho venduto tutto a Roma per investire
nell’azienda agricola. Questo è il nostro mondo e qui
abbiamo deciso di vivere. E ora non sappiamo cosa
fare, non sappiamo quale futuro ci attende”. Mentre par-
la, Lucia Valerii prepara il caffè e cerca un vassoio per
servircelo. “Volevo fare bella figura, ma non ci riesco -
quasi scusandosi - è che non riesco a organizzarmi, non
ritrovo nulla”. La cucina è in ordine, solo qualche parti-
colare parla di una notte spezzata dal sisma venti giorni
fa. “Guarda - indica un antico giogo in un angolo - non
capisco come sia arrivato laggiù: era appeso a quella
parete”. Particolari che raccontano la gravità del trauma
di chi ha intorno macerie e dolore. “Fra le vittime ci sono
molti amici di mio figlio, li piangiamo come se fossero
nostri familiari”. Daniele ha 27 anni e quella notte ha tira-
to fuori dalle case tante persone, ha aiutato tutti gli an-
ziani della frazione. “Al buio si è precipitato fuori e non si
è fermato mai - continua Lucia -. È stato molto forte e ho
paura che da un momento all’altro crolli: è troppo duro
quello che abbiamo vissuto”. Lucia si sente ad un bivio
e si interroga su un futuro che stava costruendo e che il
sisma ha messo in dubbio. Per dare un nuovo sviluppo
alla sua azienda agricola situata, nei Monti della Laga,
Lucia ha investito nel B&B LDL (nella foto). “Non ci sono
lesioni alla struttura, ma per prudenza abbiamo disdet-
to le prenotazioni: un danno enorme visto che avevamo
tutte le stanze occupate”. Poi ci sono gli animali, che
hanno bisogno di cura e che, per fortuna, le sono di
grande aiuto. “Non riesco a riprendere il ritmo delle at-
tività dell’azienda; la mattina vado dalle mie mucche:
è l’unica cosa che riesco a fare”. Un sorriso dolce non
abbandona mai Lucia, anche mentre spiega una situa-
zione complicata da gestire. “Adesso possiamo contare
solo sullo stipendio di mio marito, che lavora nei cantieri
della ricostruzione a L’Aquila, ma lui è rimasto talmente
scosso che non intende tornare a dormire sotto un tetto.
È un peccato, perché la casa è intatta e il terremoto ci ha
solo un po’ danneggiato le tubazioni. Ma lui non si fida
neppure delle perizie o delle dichiarazioni di agibilità,
quando ci saranno. Vedo che è troppo scosso e lo devo
assecondare. Devo dire che io stessa sento che anco-
ra qualcosa di brutto può accadere. Il giorno cerco di
fare qualcosa, anche se sono parecchio frastornata, ma
alle cinque devo andare via perché arriva l’angoscia e i
brutti presentimenti”. Il terremoto è così, insidia l’animo
delle persone e le destabilizza con macerie invisibili. Del
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