Numero 10 del 2016
Quelle che il potere. Donne ai vertici
Testi pagina 23
21Ottobre 2016
Questo però non può rimanere un esercizio individuale, ci
deve essere una elaborazione collettiva, un progetto con-
diviso tra donne ed anche con gli uomini per cambiare la
politica, per garantire una qualità del governo ad ogni li-
vello della cosa pubblica e nelle aziende che abbia come
obiettivo la valorizzazione delle risorse umane, la relazione
anche umana ed empatica con le persone, il merito e la
competenza. Questa qualità nuova della politica, del po-
tere, del governo lo dobbiamo richiedere come cittadine
e cittadini, elaborarlo in un progetto, proporlo in modo col-
lettivo. C’è una responsabilità anche di noi cittadini/e, che
dobbiamo scendere in campo, dare vita a movimenti col-
lettivi e non essere chiusi/e nel nostro risentimento, nella
nostra fatica, nella nostra delusione.
Ma non nascondiamoci i problemi: troppe volte le donne
sono tra loro in competizione, fanno squadra meno degli
uomini, sono convinte che le alleanze con gli uomini potenti
siano più importanti dell’alleanza tra donne.
Cosa pensi della candidatura di Hillary Clinton?
Sono convita che la elezione di Hillary Clinton alla Pre-
sidenza degli Stati Uniti sia un fatto altamente simbolico
per accreditare l’autorevolezza delle donne e per dare for-
za e coraggio a tutte. Sarebbe la prima volta di una Pre-
sidente nella parte più importante del mondo, una donna
che non ha mai nascosto la sua femminilità, il suo legame
con le donne, il suo impegno per i diritti e la libertà femmi-
nile. Che unisce a questa “differenza” l’autorevolezza, la
competenza, la durezza, la tempra che nell’immaginario
collettivo sono ancora attribuiti prevalentemente dagli uo-
mini. Che tali doti siano esercitate da una donna cambia la
cultura degli uomini di tutto il mondo e dà forza alle donne
di tutto il mondo. Auguri Hillary.
Cosa pensi dell’avanzare delle donne alla testa di movi-
menti populisti e/o di destra in Europa?
Non mi stupisce che donne siano alla testa di movimenti
populisti, di movimenti che mettono al centro l’identità del
territorio, esprimono le paure di trovarsi impoveriti perché
arrivano gli “altri”, difendono la propria famiglia, contestano
una politica lontana. Non mi stupisce perché la nostra sto-
ria di genere ci ha portate e ci porta a sentire molto strette
tra di loro la dimensione del pubblico e quella della vita pri-
vata. Questo modo differente di vivere la politica ha prodot-
to cambiamenti positivi nella concezione stessa della poli-
tica, nel modo di intendere la rappresentanza, nella pratica
sociale e politica. Ha inciso nel percorso storico del nostro
paese e dell’Europa, ha un’influenza positiva sui partiti e
sulla loro concezione e pratica della politica. Lo ha fatto
quando la politica è stata popolare, prossima, vicina alle
persone. Il cambiamento che ha vissuto la politica nell’ul-
timo decennio in tutti i paesi Europei, in particolare il cam-
biamento del modo di intendere le istituzioni sovranazionali
sentite come lontane e burocratiche, la personalizzazione
e la perdita della dimensione comunitaria e popolare dei
soggetti tradizionali della politica, la corruzione hanno
colpito in particolare le donne. Votano meno degli uomini,
sono più distaccate, avvertono un senso di estraneità ed in
particole quella differenza che le fa essere molto legate alle
persone della propria comunità, molto protese, tanto più
nel freddo della crisi economica, alla protezione dei propri
cari. Sono più attratte dal messaggio della paura, della di-
fesa del proprio territorio e della propria identità, cercano
anche in questa occasione relazioni umane, comunità, le-
gami sociali veri.
Per questo sono convinta che per sconfiggere i populismi
occorra attivare politiche che combattano le disuguaglian-
ze, che diano sicurezza dimostrando che la carta vin-
cente è la solidarietà. Ma serve anche mettere in campo,
accanto ad istituzioni nazionali ed europee rinnovate, pros-
sime, più efficienti, una qualità ed una pratica della politica
che prenda in carico le persone, le renda protagoniste. In-
somma, la sfida che ci proviene dai populismi sono nuove
politiche di sviluppo, nuove istituzioni nazionali e sovrana-
zionali ma anche l’invenzione di una nuova politica popola-
re che sia accogliente, umana, che attivi le competenze di
tutte le persone. ?
A cura di Tiziana Bartolini
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