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Numero 6 del 2006

Costituzione: dose minima consentita


Foto: Costituzione: dose minima consentita
PAGINA 22

Testi pagina 22

giugno 2006 noidonne22
Lavorano in azienda in media 56 orealla settimana (ma il 60 % delle
intervistate sfiora le 60 ore), al tempo e
alle energie dedicate all'impresa aggiun-
gono quelle dedicate alle esigenze fami-
liari (il 59% delle intervistate ha figli),
14 ore in più rispetto ai loro compagni.
Se c'è un problema lo affrontano in
prima persona "rimboccandosi le mani-
che". Il ritratto delle titolari di piccole
imprese emiliano- romagnole (in gran
parte attività commerciali) tracciato da
una ricerca su un campione di 107
imprenditrici, potenziali utenti del servi-
zio di sostituzione Co-manager, ovvero
la sostituzione temporanea della titola-
re d'azienda che ha necessità di allonta-
narsi dall'azienda per motivi personali
o familiari, segnala la difficile sostenibi-
lità del lavoro autonomo ma anche che
la figura della sostituta viene vista
come possibile soluzione nel 50% dei
casi. Il continuo aggiornamento rispetto
alle esigenze del mercato e alle normati-
ve, una costante attenzione ai processi
organizzativi, ma soprattutto la diffici-
le conciliazione tra tempi di lavoro e
tempi personali e familiari penalizzano
le ambizioni delle donne e le possibilità
di sviluppo dell'impresa. In alcuni casi
la difficile conciliazione può lasciare
intravedere rischi di chiusura. Il servizio
rientra nel progetto Equal Alterego gesti-
to da Confesercenti (attraverso il suo
ente di formazione Cescot Emilia
Romagna e le rispettive sedi periferiche)
e sostenuto da Regione Fse e Ministero
del Lavoro con la collaborazione
dell'Istituto di Ricerca Centro
Documentazione Donna di Modena. La
sostituta o Co-manager è una nuova
figura professionalmente complessa e
affidabile, qualificata e formata ad hoc
(il progetto prevede un albo). Può esse-
re un'ex imprenditrice che desidera
riprendere il lavoro dopo un' interruzio-
ne oppure una giovane aspirante
imprenditrice che vuole fare un' espe-
rienza sul campo. Il servizio prevede l'
intermediazione di un tutor che si fa
garante della professionalità della sosti-
tuta e predispone una sorta di "pronto
intervento" a supporto della sostituta
stessa in casi di emergenza. "Il servizio
permette di conciliare i tempi di lavoro
e i tempi di vita delle donne e aprire la
strada ad una nuova occupazione -
dice Cristina Sciacca projet manager di
Nuovo Cescot Emilia Romagna - inoltre
è una scelta innovativa per l'azienda,
evita l'isolamento, crea reti fra donne-
imprenditrici ed è anche un antidoto al
rischio di chiusura".
Vado non chiudo e torno
Co-manager... ovvero una delega temporanea
Caterina Liotti
Da 5 anni sono programmatrice in
un'azienda informatica che produce
videogiochi, il lavoro è interessante e
stimolante e il rapporto con i colleghi
ottimo. Le premetto che, per varie
vicissitudini personali, ho dovuto fre-
quentare le scuole serali per ottenere il
diploma, glielo confido perchè non-
ostante le mie competenze, la disponi-
bilità a fare straordinari e i compli-
menti rivoltimi dai colleghi e dal capo
per l'ottimo lavoro, ogni volta che si prospetta una promozione
questa viene offerta di solito a colleghi maschi e, in qualche caso,
con uno status di anzianità minore del mio. Le vorrei chiedere se,
secondo Lei, nel 2006 e con la parità delle donne in ormai tutti i
settori, anche nel settore delle nuove tecnologie dobbiamo vedere
discriminazioni verso le donne.
Federica Parrini (Saronno, Mi)
Cara Federica,
non sei la prima donna ad essere brava tecnicamente, ma con-
siderata non abbastanza brava per dirigere. Ti cito il caso ENIAC
(Eletronic Numerical Integrator and Calculator), che gli storici
della tecnologia considerano il primo computer elettronico.
Durante la seconda guerra mondiale, negli Usa, con gli uomini
impegnati al fronte, un buon numero di donne hanno contribuito
alla programmazione dei primi software. Ma la partecipazione
femminile ha cominciato sensibilmente a diminuire con la crescita
del settore, cioè quando gli uomini hanno percepito l'importanza e
il valore economico legato alle nuove professioni informatiche.
Negli ambienti tecnologici, e scientifici più in generale, i capi
vedono positivamente le donne diventare brillanti specialiste ma
più difficilmente le avviano alla carriera direttiva. Sembra quasi
che alle donne sia riconosciuta una capacità innovativa, ma che
non le sia riconosciuta la capacità di gestire l'innovazione.
Eppure le aziende più orientate allo sviluppo e ai profitti non
possono prescindere dal vedere il mondo come è veramente, dentro
e fuori l'azienda, composto da uomini, donne, persone di diverse
culture, esperienze, estrazioni sociali, convinzioni e valori perso-
nali. Prendiamo ad esempio la Philip Morris, colosso americano
del tabacco, ma anche produttore di alimentari e birra,che ha
assunto la politica del "diversity management" nella propria stra-
tegia industriale, con questo slogan "Per noi significa business".
Questa azienda ha calcolato i costi associati a una "non gestione
delle diversità", come ad esempio difficoltà di comunicare fra man-
ager giovani e più anziani, discriminazioni nelle carriere fra uomi-
ni e donne, fra neri e anglosassoni,fra sudamericani e indiani. E
l'incapacità di collaborare fra persone diverse o di valorizzarne le
differenze produce incapacità di gestire linee di business in realtà e
stati diversi, produce scelte discriminanti nei confronti di certi seg-
menti di clientela e quindi la perdita di quote di mercato.
Il "diversità management" va oltre il concetto di dare pari oppor-
tunità a uomini e donne in azienda, significa considerare la diver-
sità un valore e non una complicazione un po' fastidiosa da gesti-
re. Spesso si sente dire che il potere è qualcosa di estraneo alle
donne, che non è una loro priorità. Credo invece che sia giunto il
tempo di porlo all'ordine del giorno.
Cristina Melchiorri
Donna e tecnologia: opportunità o minaccia?
Info: tel. 051 6380350 www.co-manager.net
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