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Numero 10 del 2014

Occhio alle (De)Generazioni


Foto: Occhio alle (De)Generazioni
PAGINA 22

Testi pagina 22

20 Ottobre 2014
Negli ultimi anni il dibattito pubblico si è
molto concentrato sui vari aspetti del con-
flitto generazionale, e sull’impatto negativo che
questo sta avendo sulle prospettiva di crescita del
paese, in termini di mancato dinamismo e incapacità
reagire ai cambiamenti epocali che abbiamo di fronte.
Il tema è infatti molto complesso e, anche se con forte
ritardo, si sta avviando un tentativo di rinnovamento. Il
conflitto generazionale è infatti trasversale a molti
aspetti, riguardando i problemi ad esempio occupa-
zionali, previdenziali ed abitativi dei giovani rispetto
alle opportunità che i loro padri (e madri) hanno avuto
ai loro tempi e tuttora hanno. Il sentimento comune è
quello di una forte penalizzazione sociale ed econo-
mica dei più giovani a favore di una non più sosteni-
bile serie di privilegi di cui godrebbero le generazioni
più anziane. Al solito, la verità è molto più articolata
rispetto a un giudizio così drastico, ma è innegabile
che questo problema si può risolvere solo con un
riequilibrio nella distribuzione delle risorse e delle
opportunità nel quadro di un processo di crescita
dell’economia.
In questo contesto generale un aspetto che va sotto-
lineato riguarda l’impatto di genere del conflitto gene-
razionale. La lettura di genere legata al mondo della
riproduzione sociale mette infatti in evidenza una serie
di criticità importanti che dovrebbero occupare un po-
sto di rilievo nel dibattito pubblico. Al censimento del
1971 i 20-45enni erano 18,6 milioni, gli over 60 erano
9,1, per una differenza di 9,6 milioni di persone in
più a favore dei 20-45-enni. Quarant’anni dopo, nel
2012, tale differenza si è ridotta a 5,7 milioni e le pro-
spettive demografiche medie dell’Istat prevedono
che tra 7 anni, nel 2021, tale differenza si ridurrà a
841.000 persone. È indubbio che tale squilibrio produ-
ce un forte impatto a livello di peso elettorale e politico,
ma anche un peso di cura per le generazioni più giova-
ni che, a meno di cambiamenti importanti nella nostra
società, graverà soprattutto sulle spalle delle donne.
Il tema generi e generazioni è dunque cruciale sia
in via diretta che indiretta. In via diretta occorre ri-
cordare che il tema degli anziani va declinato essen-
zialmente al femminile: sono donne il 64,9% degli over
80. Le politiche di welfare per gli anziani le riguardano
pertanto direttamente e anche questo ne spiega forse
la debolezza rispetto ad altre priorità. In via indiretta
il carico di cura per le donne caregiver, che riguarda
sia la cura di bambini ma, in prospettiva, soprattutto di
anziani, è destinato a salire drammaticamente nei pros-
simi anni. Rapportando il numero di bambini 0-4 anni
e anziani over 75 ogni 100 donne in età 15-64 anni, si
ottiene un indicatore di carico di cura che era di 36,2
nel 1971, è stato di 45,4 nel 2012, e si prevede che nel
2021 arrivi a 49,2 (Fonte: nostra elaborazione su dati
ISTAT). Un’analisi dell’Istat mette ancora più in chiaro
questo schiacciamento generazionale che si produce
sulla popolazione femminile in età adulta. Una qua-
rantenne nata nel ‘40 condivideva il carico di cura di
bambini e anziani con altri 9 adulti e aveva nella rete
IL CONFLITTO
GENERAZIONALE
E IL WELFARE
DEL FUTURO
L’aumento vertiginoso del carico di cura di anziani
e bambini richiederà un crescente coinvolgimento
delle donne in età adulta. Un impegno che, se non
condiviso con gli uomini e soprattutto con lo Stato,
ne peggiorerà la qualità della vita e ne limiterà le
potenzialità occupazionali.
Un problema di dimensioni epocali.
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