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Numero 10 del 2016

Quelle che il potere. Donne ai vertici


Foto: Quelle che il potere. Donne ai vertici
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Testi pagina 21

19Ottobre 2016
no essere trasversali. Alla luce delle mie esperienze, quindi,
non ho grandi aspettative e neppure delusioni. Sono consa-
pevole che viviamo in un sistema capitalistico e che molte
donne soccombono a quei valori. Bisogna andare avanti.
Sul piano personale posso dire che non ho mai cercato di
diventare parlamentare e neppure di essere la prima donna
eletta nelle segreteria di un sindacato come quello dei me-
talmeccanici all’inizio degli anni ‘80. Me lo hanno proposto,
ed io ne ero meravigliata e temevo di non essere all’altezza.
Quello che per me contava, e conta tutt’ora, è l’impegno per
la giustizia, è l’essere uno o una di aiuto all’altra e all’altro.
Ad ogni modo, per ora l’unico Capo di Stato che ho ammi-
rato e amato è José Mujica, il Presidente dell’Uruguay fino
al 2015. Ecco lui davvero ha segnato la differenza nella
gestione del potere e della politica. Mi piacerebbe avere
una Presidente così. Ma per favore… non si dica che sono
succube degli uomini e che vedo solo in qualcuno di loro
la possibilità di fare la differenza.
Cosa pensi della candidatura di Hillary Clinton, tanto
sul piano simbolico che su quello piano politico, alla
Casa Bianca?
Non mi piace Hillary Clinton, non mi piacciono la sua lotta
per il potere, la sua politica estera, la sua difesa ad oltranza
delle politiche coloniali di Israele. Riconosco anche l’impor-
tanza simbolica dell’elezione di una donna alla casa Bian-
ca, come lo è stato Obama per gli afroamericani. Mi auguro
solo che, se sarà eletta, sappia almeno portare avanti con
più forza la politica sanitaria del suo paese. Il fatto è che,
di fronte all’oscurantismo ed al razzismo di Trump, si pensa
che la Clinton possa essere un argine. Un cambiamento
vero, e non solo simbolico, lo avremmo se al suo posto ci
fosse, per esempio, Ann Wright, ex colonnello dei marines
che ha lasciato l’esercito perché è contro la guerra del Gol-
fo ed oggi è imbarcata sulla nave Zeiton-Oliva insieme ad
altre donne per raggiungere Gaza e rompere l’embargo
imposto da Israele.
Tu conosci bene il mondo arabo e quello palestinese in
particolare: pensi che ci sia un qualche tratto peculiare
delle donne di potere in quelle aree?
Intanto le donne al potere sono poche ed il mondo arabo
è davvero complesso, come del resto ogni realtà. Si tratta
di tanti paesi con storie e culture diverse anche se acco-
munati dalla lingua e da una popolazione a grande mag-
gioranza musulmana. Alcuni di questi paesi sono cresciuti,
almeno fino alla fine degli anni ‘60, sulla multiculturalità;
un processo non certo idilliaco, con conflitti, separazioni e
discriminazioni ma gestito pacificamente. Una multicultu-
ralità che è stata messa in discussione molto prima in Pale-
stina e Israele, dove la popolazione ebraica, musulmana e
cristiana ha convissuto pacificamente fino alla Dichiarazio-
ne di Balfour nel 1917, quando i britannici che avevano il
mandato sulla Palestina accolsero la richiesta dei fondatori
del sionismo della fondazione di una “homeland in Palesti-
na”. Da quel momento, e non su problemi religiosi bensì su
questioni di terra e di colonizzazione di un territorio, sono
iniziati gli scontri tra i diversi gruppi etnici.
Se c’è un tratto peculiare tra le donne al potere in quell’area
è la necessità di mediare costantemente con le regole della
religione e leggi laiche. Molte sono state le conquiste legali
in diversi paesi: sulla proprietà e l’eredità, sul divorzio, sui
delitti d’onore. Paesi che, con la crescita dopo il 1991 e la
prima guerra del Golfo, oggi tornano al passato rispetto
alle conquiste dei movimenti delle donne. Come accede in
Egitto, Siria, Iraq, Libia. Ma anche in Palestina, dove nell’i-
nizio della campagna elettorale per i Municipi che avrebbe
dovuto tenersi il 4 ottobre, ma poi sospesa, alcune donne,
non nella schede elettorali, ma nella loro propaganda, non
hanno messo il loro volto ma un mazzo di fiori e sui social
network si sono presentate come moglie o sorella di qual-
che uomo. Inconcepibile per donne palestinesi che, con il
loro essere protagoniste nella lotta di liberazione dall’oc-
cupazione militare ma anche dall’oppressione patriarcale,
erano state una grande ispirazione per noi femministe e
nonviolente che le abbiamo conosciute fin dalla prima Inti-
fada. Naturalmente vi è stata una rivolta non solo da parte
delle organizzazioni di donne, ma anche da parte di intel-
lettuali ed organizzazioni politiche. Ma intanto il danno era
fatto. Anche per le donne di quell’area le differenze tra loro
dipendono dall’appartenenza alle politiche dei loro partiti,
alle religioni. Come accade da noi, lì le donne sono più pre-
senti ed hanno risultati eccellenti nelle iniziative sociali cosi
come nelle Università, crescono nella società civile e sono
mediche, artiste o ingegnere. Ma la libertà e la liberazione
sono ancora molto lontane. ?
A cura di Tiziana Bartolini
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