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Numero 10 del 2014

Occhio alle (De)Generazioni


Foto: Occhio alle (De)Generazioni
PAGINA 20

Testi pagina 20

18 Ottobre 2014
tuito benissimo l’abuso. Nessuna donna farebbe “figli in batte-
ria”. Non so se mi spiego.
Come vivi le generazioni successive alla tua?
Beh, io ho tre nipoti: due diciottenni e una di tre anni. Vedo che
hanno tantissime risorse. Penso che se saremo in grado di
ridare loro l’ottimismo che a noi è stato tolto, fioriranno in
tutto il loro splendore in una nuova primavera. Può darsi
che io sogni ad occhi aperti. Ma al momento, non ci trovo
nulla di male.
In cosa pensi potrebbe consistere il tuo contributo perso-
nale? Qual è la tua parte in questo mondo?
Domande da visionari. Si può rispondere solo a tentoni. In ogni
caso, penso che sarebbe già tanto se io riuscissi a dire le cose
che vedo, per come io le percepisco; se riuscissi cioè a dare
voce e legittimità al mio modo di sentire. Io sento che questo
sistema economico, finanziario e borsistico non va più bene.
Peraltro mi sembra che sia la punta di un iceberg. A naso mi
viene da dire che una risposta concreta alla crisi sia da cercare
nella solidarietà, in un modo di pensare più altruistico e spirituale.
Può sembrare un sermone alla Savonarola, ma vedo un mondo
sopraffatto da interessi egoistici. Vorrei dire un po’ a parole mie:
“fermiamoci un momento a pensare, guardiamo a quello che c’è,
e facciamolo funzionare armoniosamente con il circostante”. ?
Cosa pensi delle tante giovani donne in cariche pubbliche
(politica e altro)
Vale lo stesso discorso di prima. Non credo nella donnità, ovve-
ro in quella strana teoria che dovrebbe farci urlare di gioia ogni
volta che viene nominata una donna a prescindere dalla
cultura - in senso lato - di cui è portatrice. In linea di
principio, è importante che le donne abbiano acces-
so a nomine e cariche politiche e che non vengano
discriminate come accadeva in epoche passate.
Però mi sembra che continui a mancare qualcosa.
Una cultura politica differente, una nuova e radicale
visione di come dovrebbe girare il mondo, idee più forti
di giustizia sociale e uno smantellamento di canoni e stereotipi
(che penalizzano donne e uomini). Questo consentirebbe di
farci sentire davvero tutti più liberi, uguali e al tempo stesso por-
tatori di differenze. Credo che le donne possano essere delle
innovatrici in questo senso, ma non credo lo siano quelle che
sono al “potere” in questo momento.
Come pensi di contribuire al cambiamento di questo
paese?
Per me giornalismo e interesse per il sociale si fondono ogni
volta che scrivo. Desidero dunque raccontare storie di donne
che stanno cambiando il mondo a partire da sé. Donne che si
sono inventate un lavoro, un modo di fare comunità, di aiuta-
re altre persone, di reagire ad una violenza. Donne liberate e
capaci di diventare modelli di cambiamento per altre donne e
altri uomini. Il mondo è pieno di queste donne, ma spesso sono
invisibili. Io le voglio trovare e raccontare.?
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PER CONOSCERE
LE SOCIETà
MATRIARCALI
Appuntamento a Roma con gli studi sul matriar-cato. L’associazione Matriarchy Now, che da anni si occupa di diffondere e valorizzare
il pensiero e la ricerca di importanti studiose interna-
zionali, organizza un incontro il 9 ottobre alla Casa
Internazionale delle donne. A presentare il suo libro
“Le società matriarcali. Studi sulle culture indigene
del mondo” sarà Heide Goettner-Abendroth, filosofa
tedesca e fondatrice, nel 2006, dell’Accademia Hagia
per gli Studi Matriarcali moderni, diventata un punto
di riferimento internazionale della spiritualità della Dea
e per la costruzione di un nuovo paradigma culturale.
La studiosa terrà anche un seminario, il 10 ottobre
sempre a via della Lungara, dal titolo ‘I Matriarca-
ti: Società Matricentriche’. Grazie al lavoro di Heide
e di altre studiose come Francesca Rosati Freeman e
Genevieve Vaughan, negli ultimi trenta anni si è aperto
un nuovo campo di studi storici e
socio-culturali, quello degli “Stu-
di Matriarcali Moderni” che ha
superato il vecchio significato di
matriarcato come “dominio delle
donne”. Le società matriarcali non
sono lo specchio al femminile di
quelle patriarcali, ma società in cui
le madri occupano un posto cen-
trale, non con l’obiettivo di eser-
citare un potere sugli altri e sulla
natura ma per prendersene cura.
Due splendide occasioni dunque
per riflettere sul concetto di ma-
triarcato e sulle società matriarcali
e per approfondire altre modali-
tà del vivere sociale, esistite nel
passato e in alcuni casi ancora esistenti. Fondate su
un’economia mutualistica e sul valore del dono, queste
società vivono senza il bisogno di sfruttare e dominare
la natura e gli esseri umani. Sono società egualitarie,
basate sull’equità di genere, in cui le decisioni politi-
che vengono prese attraverso il consenso e la parte-
cipazione. Un modello molto diverso da quello occi-
dentale, da conoscere e da cui trarre ispirazione. (S.V.)
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