Numero 3 del 1944
Ragazze partigiane. Eroiche nella lotta, tenaci nella Resistenza
ARTICOLI PRESENTI IN QUESTO NUMERO
Ricordi di scuola
Incitamento alle studentesse a continuare a credere nella libertà sperando in una scuola nuova
di Redazione Noi Donne
Apri Articolo
Testi pagina 2
Aié’m, decorso e 385519
ragazze parz‘z'gz'aîze
Alba e Aurora, due sorelle di di-
tiotto e ventun anni, Lelia, una bru—
netta di vent'anni. tre partigiane
delle Marche, tre {esche raga7ze che
ton naturalezza e disinvol'ura lianro
compiuto azioni eroiche. « Piantala! »
Alba. Aurora e Lelia
ti dicono, se fai allusione alle 10:0
gesta, ma se per caso Chiedi un'infor—
'nazione su di un partigiano o mo—
stri la vetta di un monte, che affiora
sulla bruma grigia, allora spontanea
.Inente vien fuori l'episodio e riden-
ìo ti raccontano il fatterello durante
il Quale hanno rischiato la vita,
Entrate in rapporto con i partigia—
ni quasi senza accorgersene, come
tutta la popolazione dell‘Appennino
marchigiano. le ragazze, come mol-
te altre, diedero i primi aiuti: segna-
lazioni, trasporti di anni. Ma in se-
zuito vennero le azioni più (iin'icili,
eppoi, prese nell'ingranaqglo, non
passò più un giorno senza che si re—
cassero a piedi o in bicrcletta a por-
tare a termine le loro missioni.
— Ingannare i tedeschi non era
difï¬cile, esclama Aurora. Tutte le
Icuse erano buone per forzare i cor-
ioni di sicurezza. Un giorno inven-
tai la storia di una contadina che
ioveva partorire e che aveva biso-
zno della levatrice. La pattuglia mi
lanciò passare. Cosi mi potei rendere
:ont0 delle posizioni che i tedeschi
occupavano. Per un'altra strada ri-
torna! al distaccamento.
— Erano odiosi i tedeschi, ma i fa-
cci-ti lo erano ancora di più! dichia-
ra Alba. Durante il rastrellamento di
Arcevia, che costò la vita a nume-
rosi partigiani. fui sul punto di es-
sere spacciata anch'io, ma me la sono
remore cavata. aggiunge con un tre-
ICO sorriso.
—— E tu, Lelia; non ti hanno mai
lermata, i tedeschi.
—l tedeschi? lvld se erano loro
the mi portavano sui loro autocarri
la una parte all'alLra.
— Non temevi di viaggiare con
loro? E se avessero aperta la valigia?
— Ma che temere! Bastava fare
qualche sorriso. Tutti li guardavano
storto. lo li guardavo e ridevo. E
Juesto bastava.
Il sorriso di Lelia può infatti ba—
sîare a rassicurare anche un tan-
ghero di bestione teutonicn
Eppoi l'ultimo episodio: la traver—
sata delle linee tedesche per porta-
re un ordine alla Brigata Pesaro.
—— M? han fatto fuori la bicicletta,
mei porci! Ed era la seconda. Un'al-
tra me l'avevano presa all'Aspio.
Però la busta portata a mano giun-
se lo stesso a destinazione e le li-
r1ee vennero passate in senso in-
verso.
Passare attraverso le linee del ne-
mico e giudicato un atto d'eroismo,
che giustamente in tutti gli eserci-
zi vien ricompensato. Lelia ha pu-
sato le linee non sa quante volte.
Una ricompensa? Lelia ti spalanche—
rebixe in taccia quei suoi occhi nari
meravigliati. E volierebbe le spalle
indispettita.
Qualche volta Lelia è triste e pa—
re strano, vispa come è e vestita di
rosso. Quindici giorni prima della
liberazione, suo fratello venne cat-
curato dai tedeschi e non ne sa più
nulla. Per un g'orno intero, Lelia cor-
se da una casa all'altra nella loca-
lità della cattura. Poi non ne parlò
giù e riprese il suo lavoro. alacre e
svelta come sempre. Solo qualche
volîa, noti il suo sguardo asserito,
oerso nel vuoto
Una visita
ai combattenti del monte Tancia
Ciunsi il pomeriggio; dopo sette chi—
lometri di salita scorsi lassù, in cima al
monte, le capanne dei partigiani; un
« chi va là >> mi fece trasalire, ma il par-
tigiano che mi accompagnava diede la
parola d’ordine e ci vennero incontro
due giovani, armati di fucile, che mi
chiesero se ero venuta per restare con
loro.
— Sono venuta soltanto per vedere se
state bene. l\0n eravamo tranquille, noi
donne di Roma. Sono qui per assicurar-
mi che nulla vi manca quassù del neces-
sario. i
l’resso le capanne c'era circa un
centinaio di giovani, ognuno intento al
suo lavoro. Chi pu'liva il fucile, clii prep
pareva da mangiare, chi montava la guar.
dia. Appena mi videro si avvicxnarono
per domandarmi di lloma, della loro fa—
miglia, della loro mamma. Alcuni erano
giovanissimi e sentivano senza dubbio la
nostalgia della casa! Venne l‘ora del
rancio: si mangiava a turno, per man-
canza di gavette, ma tutti erano allegri e
mollo disciplinati.
ll giorno seguente parlai brevemente
ai partigiani. Eravamo radunati in uno
spiazzo. I giovani mi ascoltavano con in-
teresse. l’oi distrîbili loro le sigarette ed
il tabacco raccolti dalle donne di Roma,
e chiesi loro se volevano inviare, a mezzo
mio, notizie alle famiglie. Era commo-
vente vedere questi giovani, abbronzati
da] solo, seduti per terra. col viso serio,
scrivendo brevi parole ai loro cari lonta-
nì. liceo che cosa dicevano alcuni dei loro
biglietti:
(Sono arrivato a posto. Qui è come in
una famiglia, tutti mi vogliono bene >>.
<< Mamma cara, slo bene, la vita qui è
bella >>.
«Cara. sono sempre forte. Ti ho giu-
rato di essere un bravo partigiano e così
sarà , ci rivedremo presto»
ll mattino dopo assistcì al giuramen-
to alla bandiera. l partigiani si schiera-
rono davanti al loro vcssillo. l volti dei
più giovani erano commossi. Li vedo an-
cora. gli eroi caduti [‘oco tempo dopo in
un combattimenlo ronlro i tedeschi! Del
liutolo. coi suoi occhi linoni e pazienti.
in posizione di attenti. proprio da ti a
me; i fratelli Bruni. sempre vicini. (le
insieme caddero eroimmcnlc in dura lot-
ta contro il nemico. Tutli seppero man-
tenere il giurmnento [alto alla lnro pic—
cola ma gloriosa bandiera: « Combattere,
se è necesrario, fino al ma" {o della
propria t‘Îla >>.
A del: Bei