Numero 10 del 2016
Quelle che il potere. Donne ai vertici
Testi pagina 18
16 Ottobre 2016
SE SON LEADER
FIORIRANNO
QUELLE CHE IL POTERE | 1
di Giovanna Badalassi
Il dIbattIto pubblIco sulle donne
leader sI ferma troppo spesso
ad aspettI superfIcIalI o formalI.
una rIflessIone sul senso del loro
ruolo serve a comprendere
se effettIvamente stanno
apportando deI mIglIoramentI
sostanzIalI
per la collettIvItà.
ma, soprattutto,
se hanno
la forza
per farlo
Dopo tanti anni a parlare di leadership femminile, con la candidata e (forse) futura presidente USA Hillary Clinton, si è arrivati al punto più alto del lungo percorso delle donne verso la conquista
delle cariche di potere pubblico. Che questo sia il secolo
delle donne l’hanno detto oramai un po’ tutti. Che ci siano sem-
pre più donne leader a capo di paesi, multinazionali ecc, è
altrettanto evidente.
Eppure, a parte la soddisfazione di chi ha fatto di questo tema
una propria battaglia, non pare di cogliere in generale un ri-
conoscimento dell’effettivo beneficio che queste donne leader
stanno apportando alla società.
Che differenza c’è, alla fine, nell’avere un leader uomo o
donna?
La risposta è dirimente rispetto ad un punto sostanziale, e cioè
se e quanto le politiche e le risorse pubbliche debbano essere
impiegate per sostenere le pari opportunità delle donne nei
percorsi di carriera, siano essi di natura politica, imprenditoria-
le o professionale.
Se infatti le ricadute sulla collettività sono sostanzialmente ana-
loghe nel caso di un leader uomo o donna, allora si rientra
nell’ambito della tutela dei diritti individuali, e le pari oppor-
tunità rimangono circoscritte all’abbattimento degli ostacoli di
natura normativa che discriminano tra donne e uomini. Dopo
di che, liberi tutti, libera concorrenza e che vinca il migliore.
Ma se, invece, si ritiene che le donne possano e debbano
offrire alla comunità un sistema di valori e di modus ope-
randi diversi, legati alla loro storia e soprattutto alla loro
cultura della cura, allora ha senso, eccome, che le politiche
intervengano per favorire il riequilibrio di genere nelle ca-
riche di potere.
Una vera leadership al femminile dovrebbe infatti mettere al
centro delle scelte il benessere delle persone, la riproduzione
sociale, la valorizzazione del capitale umano, traducendo in
un linguaggio politico pubblico quel sistema di valori che vie-
ne applicato in modo così efficace ed efficiente nel contesto
privato e familiare. Questo cambio di prospettiva che le don-
ne dovrebbero apportare, proprio perché indirizzato ad una
crescita sociale ed economica che vede nella solidarietà uno
strumento per superare le disuguaglianze, giustifica e motiva
l’adozione di leggi che applicano discriminazioni positive, qua-
li ad esempio la legge Golfo-Mosca.
Ritornando alla domanda iniziale, quindi, viene comunque
da dire che, ad oggi, tutto questo rovesciamento di pro-
spettiva e di valori non si è ancora osservato tanto. C’è
stato, certamente, un cambiamento di stile, di presenza,
forse anche di modalità con la quale vengono fatte certe
In ordine di apparizione: Saara Kuugongelwa Amadhila, Primo Ministro Namibia - Theresa May, Primo Ministro Regno Unito -
Park Geun-hye, Presidente Corea del Sud - Michelle Bachelet, Presidente Cile - Janet Yellen, Presidente Federal Reserve - Marissa Mayer, AD Yahoo -
Erna Solberg, Primo Ministro Norvegia - Fabiola Gianotti, Direttore Generale Cern di Ginevra -
Federica Mogherini, Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza - Hillary Clinton, candidata presidenza USA -
Angela Merkel, Cancelliera Federale Germania - Beata Szydlo, Premier Polonia - Chrristine Lagarde, Direttore Fondo Monetario Internazionale -
Ellen Johnson Sirleaf, presidente Liberia
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