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Numero 10 del 2014

Occhio alle (De)Generazioni


Foto: Occhio alle (De)Generazioni
PAGINA 16

Testi pagina 16

14 Ottobre 2014
VECCHIO
NON È IL CONTRARIO
DI GIOVANE
A SARzANA SuLLO STeSSO pIANO geNeRAzIONI e geNeRI SupeRANDO
LA LeTTuRA NegATIvA DeLLA CRISI, Che NON È uNA mALATTIA.
TANTe RIfLeSSIONI peR COgLIeRe Le OppORTuNITà Che NON veDIAmO
OCCHIO ALLE (DE)GENERAZIONI | 1
Finalmente una tre giorni dedicati alla creatività, a un confronto genera-zionale senza anatemi e allarmismi.
Senza nostalgie per il ‘rassicurante’ pas-
sato e senza paure per l’incerto futuro.
All’ordine del giorno, la ‘realtà’. È succes-
so al Sarzana, dove dal 29 al 31 agosto
si è tenuta l’undicesima edizione del Fe-
stival della Mente. Una full immersion di
dibattiti promossa dalla Fondazione Cas-
sa di Risparmio della Spezia e dal Comune di Sarzana,
con la direzione scientifica dello psicoterapeuta Gustavo
Pietropolli Charmet. Grandissimo spazio è stato dato
all’adolescenza, con esperti di fama internazionale che
hanno sedotto e nella maggior parte dei casi convinto un
pubblico eclettico proveniente da ogni parte dello Stiva-
le. Non solo addetti ai lavori, quindi docenti di tutti i livelli
e psicologi e psicoterapeuti; non solo genitori; non solo
giornalisti; non solo gente del posto. NOIDONNE c’era. E
non poteva essere diversamente in una manifestazione
che ha messo sullo stesso piano generazioni e generi.
Ma il cui merito più significativo, abbiamo detto, è stato
chiudere in un baule, con tanto di naftalina, il disfattismo.
Partendo dalla riappropriazione del significato vero di
quella maledetta parola, ‘crisi’, che condiziona la nostra
vita di adulti e compromette quella dei ragazzi. Che non
sono dei ‘poverini’ che non si realizzeranno mai, che non
si compreranno mai una casa e non avranno mai un la-
voro. Ma dei nativi digitali che conoscono le lingue e che
hanno a portata di mano mille strumenti per individuare
la propria strada. Che non sarà fatta di contratti a tempo
indeterminato, indennità e rimborsi, ma di sana competi-
zione, merito e raggiungimento di traguardi. Si è interro-
gato lo psicoanalista Luigi Zoja (Crisi generazionale, cri-
si maschile, crisi italiana), sull’opportunità di continuare a
di Camilla Ghedini
parlare di ‘crisi’. Perché, ha chiarito, “giu-
sto sarebbe intenderla nel suo significato
etimologico, di difficoltà. Ma noi la trattia-
mo al pari di una patologia”. I giovani di
oggi non hanno prerogative in meno, anzi.
Certo, ha riconosciuto Zoja, “la prossimità
nelle relazioni è stata sostituita dai contat-
ti virtuali, è stata deprivata”. Si respira un
forte isolamento, prodotto e consolidato
dall’uso dei social network, “che regala-
no l’inganno della vicinanza”. E sicuramente l’assenza di
una socializzazione concreta produce ‘mali’, anche fisi-
ci, “che possono indebolire il sistema immunitario, che
ci espongono di più”. Ma non è tutto da buttare. Perché
questo è lo stesso mondo in cui gli uomini fanno i padri
per bisogno di felicità, non in risposta a modelli patriar-
cali. Che consigliano i figli non perché ‘ti ho detto che
devi fare così’, ma ‘ti ho detto di fare così perché è meglio
per te’. Dove i mariti aiutano le mogli. Anche se forse, il
risvolto della medaglia, è che da un lato c’è una tendenza
a stereotipare il ruolo femminile, dall’altro i maschi sono
un po’ disorientati e hanno perso di autorevolezza. Ma di
errato, in assoluto, non c’è nulla. E poiché la vita media si
è allungata, e di un bel po’, tanto vale cercare di inserirsi
e di viverlo, questo mondo. Senza cercare di cambiare
ciò che non capiamo. Quel che si è respirato a Sarzana si
è stato un invito alla ‘normalità’. A non crescere i nostri ra-
gazzi facendoli sentire invincibili e unici, senza prepararli
alle inevitabili delusioni della vita, o esimendoli da quella
parte di arbitrarietà che spetta a ciascun individuo. No.
Si è ricordato loro che per essere al passo coi tempi non
basta essere ‘digitali’, ma bisogna leggere, tanto e sem-
pre, perché la cultura crea coscienza e aiuta a capire chi
e cosa ci circonda. Perché quando leggiamo ampliamo il
nostro incontro con l’esistenza, che è troppo breve. Per-
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