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Numero 10 del 2014

Occhio alle (De)Generazioni


Foto: Occhio alle (De)Generazioni
PAGINA 6

Testi pagina 6

4 Ottobre 2014
I titoli estivi dei media non debbo-
no impressionare: notizie come “le giova-
ni sono antifemministe” (in inglese wo-
men against feminism) sono i soliti scoop
d’agosto. Questo non vuol dire che non ci
siano problemi, soprattutto per chi si cre-
deva che il patriarcato fosse finito. Biso-
gna invece rifare qualche conto, perché il
primo segnale poco entusiasmante in
campo femminista è stata, negli Usa, la
bocciatura dell’Equal Rights Amenda-
ment, che doveva inserire la parità nella
Costituzione americana: milioni di donne
si erano mobilitate, le due Camere aveva-
no approvato, ma gli stati non ratificarono
entro i termini fissati. La ferita del 1982
non si cicatrizzò mai e il femminismo
americano ne fu profondamente segnato.
L’avanzata degli anni Settanta (del se-
colo scorso) aveva prodotto la paura
che le donne “vincessero”. Quindi si ri-
alimentarono i non innocui costumi delle
moms americane e delle frittelle con lo
sciroppo d’acero, il tetto di cristallo bas-
so per le lavoratrici in carriera e gli impe-
dimenti a qualunque legge permissiva
sull’aborto. Se ne accorse Susan Faludi
che scrisse, guadagnandosi il Pulitzer,
Backlash, “Contrattacco: la guerra non
dichiarata contro le donne americane”.
Era il 1991 e le italiane continuavano a
scalare tutte le scale possibili: legge e
referendum sull’aborto, fine del delitto
d’onore, Nilde Iotti presidente della Ca-
mera e proprio nel 1991 nasce Linea
Rosa e viene varata la legge 125 sulle
“azioni positive”.
A proposito. Le “azioni positive” come
sono finite? Come le “pari opportunità”:
gli Enti Locali più avveduti (su impulso
delle consigliere della Commissione ad
hoc) le deliberano regolarmente per “fa-
vorire” e “programmare misure di contra-
sto” (chi se ne occupa lo fa per volonta-
riato). Non è quindi strano che chi ha fatto
le lotte non capisca che alle più giovani
conquiste così dicano poco: d’altra parte
nessuna di noi “vetero” fa qualcosa per-
ché il Presidente del Consiglio smetta di
tenere per sé la delega delle P.O.
Infatti il patriarcato - che di nuovo ha solo
il fatto che molti maschi non nascondo-
no il dubbio che le donne abbiano una
marcia in più - tenta una nuova carta:
dare alle donne pezzi di potere, posti di
qualche eccellenza, purché nulla cam-
bi del modello. Il governo Renzi è stato
esemplare: dodici i ministri, sei donne e
sei uomini. Perché gli asili nido diventino
una priorità? non ci pensa nemmeno la
più settaria delle femministe: se c’è una
minaccia di guerra la Pinotti (giustamen-
te) va in Parlamento a proporre la parteci-
pazione militare.
Non è una novità nemmeno questa. Nel
1978 Betty Friedan (spero che ci legga-
no tante ragazze che chiedano a madri
e nonne di spiegare chi era) si diceva
convinta che il movimento non era più in
grado di attirare le giovani. Noi non ce
lo dicevamo, ma chi ha buona memoria
sa che a quel tempo in Italia la legge
sull’aborto divulgava la parola “autode-
terminazione” e che nel 1982 l’Udi si
sciolse come organizzazione centrale
e gerarchica. Non fu un ballar di carne-
vale: a Milano le “vecchie” cambiarono
la serratura della sede per impedire alle
giovani di “rottamarle”. Non era bello e
assomigliava molto all’intervento di D’A-
lema contro il governo del suo partito.
Anche noi a scuola dai maschi?
Tentare di femminizzare il potere non si-
gnifica risolvere i problemi delle donne
con i proclami. In questi ultimi anni sia il
potere, sia i problemi, sia le donne si sono
grandemente trasformati. Molti obiettivi
sono stati raggiunti, ma non abbiamo in-
ciso sulla società che - come insegniamo
Il patrIarcato offre potere alle donne
ma non modIfIca Il sIstema. Il femmInIsmo
ha pensato molto, ma ha IncIso poco
di Giancarla Codrignani
MA DAVVERO
CI FANNO FUORI?
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