Numero 12 del 2006
Letterina di Natale dai 4 milioni delle primarie
Testi pagina 9
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Il V Congresso dei Radicali italianiha espresso un vertice tutto al fem-
minile. Com'è che il suo partito eleg-
ge tante donne?
Anche il partito Radicale non è esen-
te dal deficit di partecipazione femmini-
le. Le donne tra gli iscritti sono solo il
21%. Di fronte ad un problema che è di
tutta la politica italiana, i Radicali si
sono dati delle regole che hanno con-
sentito alle donne di avere più spazio.
Già nel 1976, quando per la prima vol-
ta il Partito Radicale si presentò alle ele-
zioni, le donne ebbero il 50% delle can-
didature e i primi posti in lista. Il con-
tributo delle donne radicali sul fronte
dell'aborto fu fondamentale e spianò le
resistenze di alcuni all'interno del parti-
to: sull'onda della vittoria sul divorzio
Emma Bonino si era fatta arrestare e
con lei Adele Faccio. Grandi alleati del
protagonismo femminile sono stati uo-
mini illuminati e capaci, come Marco
Pannella e Gianfranco Spadaccia. Il V
Congresso, sebbene anche Emma Boni-
no abbia rilevato le difficoltà di un con-
fronto per certi versi drammatico, ha se-
gnato una nuova affermazione che ha
reso possibile l'elezione di tre donne.
Dal ragionamento collettivo sono emer-
se la mia candidatura a Segretaria di
partito, espressa in precedenza, e quelle
di Elisabetta Zamparutti e di Maria An-
tonietta Coscioni, ora Tesoriere e Presi-
dente.
Come dobbiamo chiamarla: Segreta-
ria o Segretario?
E' stato un dilemma! Alla fine ho
scelto il termine Segretaria. Anche se la
parola non mi piace molto perché vorrei
che la politica fosse un luogo più aper-
to, privo di "segreti".
Rita Bernardini è il terzo segretario
donna della storia del Partito radi-
cale dopo Adelaide Aglietta ed Em-
ma Bonino, senza scordare la figura
di Adele Faccio. Lei si è ispirata a
queste figure?
Queste figure hanno avuto tutte
un'importanza notevole nella mia for-
mazione. Ho vissuto intensamente la vi-
ta del Partito Radicale fin dalla vittoria
del divorzio, nel 1974 e in quella fase
ho capito qual'era il valore della disob-
bedienza civile fatta alla maniera dei
radicali, persone disposte ad andare in
galera per affermare un diritto delle
donne, il diritto alla libera maternità e
quindi anche all'aborto. Mi emozionò
Adele Faccio al Teatro Adriano di Ro-
ma, nel gennaio 1975: una donna non
più giovanissima che rientrava clande-
stinamente in Italia per farsi arrestare di
fronte a migliaia di persone. Di Adelai-
de Aglietta ricordo il coraggio di accet-
tare, nel "fuggi fuggi" generale, di far
parte della giuria popolare nel procedi-
mento contro le Brigate Rosse: fu pro-
prio quella sua fiducia radicale nello
stato di diritto a consentire la celebra-
zione di quel processo. Con Emma ab-
biamo condiviso molte battaglie; tra-
scorsi con lei, all'epoca Commissaria
Europea, non so quante notti in sacco a
pelo di fronte a Palazzo Chigi per la vi-
ta di Radio Radicale, per il diritto al-
l'informazione dei cittadini.
E' stata definita "l'angelo del focola-
re del partito". Una provocazione o
un attacco alla sua leadership?
Mi piace definirmi segretaria-ope-
raia. Credo moltissimo nel lavoro co-
stante, il lavoro fatto ora dopo ora as-
sieme ai miei compagni e alle mie com-
pagne. Non mi ritengo un'intellettuale,
ma so ascoltare e risolvere i problemi,
questa mi pare una buona garanzia.
Non mi sottraggo al ruolo di protagoni-
sta voglio però condividerlo con tutti gli
altri.
Cosa pensa dell'assenza delle donne
dalla scena politica?
Le donne vedono la politica come
una realtà molto distante. Nelle ultime
elezioni abbiamo proposto a Donatella
Poletti che cura una serie di trasmissioni
su Radio Radicale e collabora con l'As-
sociazione Luca Coscioni, di candidarsi
per essere eletta. Era dubbiosa perché
aveva appena avuto una bambina, Ali-
ce: "Ma come faccio - mi rispose - sto al-
lattando! Non posso assumere impegni
istituzionali, di politica, così importan-
ti". Ci ha pensato un po', poi ha accetta-
to. In questi primi cinque mesi, Donatel-
la ha presentato in Parlamento interven-
ti importanti e qualificanti per le donne
e, grazie al suo contributo, per la prima
volta verrà aperto un asilo nido all'in-
terno della Camera. E' un esempio che
mi auguro incoraggi altre donne a farsi
avanti in tutti i campi della vita pubbli-
ca: nella politica, nelle istituzioni, nelle
organizzazioni, nelle professioni.
E delle quote rosa?
Sarebbe molto più forte una presa di
coscienza, una discesa in campo delle
donne. Se questo non avverrà sponta-
neamente, le quote rosa diverranno ine-
vitabili, ma non sarà una conquista di
cui vantarsi.
Quali rapporti ha con le altre donne
in politica?
Molto buoni con Katia Zanotti e Bar-
bara Pollastrini, che ho avuto occasione
di conoscere e apprezzare durante il re-
ferendum sulla fecondazione assistita e
con Stefania Prestigiacomo che mi pare
determinata a invogliare altre donne,
soprattutto quelle vicine al centro-de-
stra, a farsi avanti.
Che cos'è per lei la politica?
La passione civile. La politica con-
sente di provare a risolvere, spesso mi è
capitato, i problemi umani. Negli anni
'70, insieme al mio compagno che era
disabile, ci siamo battuti con la disob-
bedienza civile contro le barriere archi-
tettoniche, causa di segregazione e di
ostacolo a una vita civile. A distanza di
anni vedo che questa sensibilità si è af-
fermata ed è entrata nel sentire comune.
Questo è molto gratificante. Oggi c'è la
drammatica vicenda di Piero Welby, un
uomo costretto a vivere attaccato a del-
le macchine, in continuo stato di soffe-
renza; Piero chiede alla politica di poter
morire dolcemente, ma la politica è cie-
ca e sorda. Sapremo risvegliarla anche a
costo, ancora una volta, di pagare con
la galera.
La politica come passione civile
Intervista a Rita Bernardini
abbiamo raccolto le opinioni
della segretaria nazionale del
Partito Radicale
Daniela Ricci