Numero 11 del 2007
Stop femminicidio
Testi pagina 9
partiene alla storia repubblicana e pre-
repubblicana italiana. Nel PD c'è molto
centro e poca sinistra, soprattutto se
penso alle grandi questioni dei diritti ci-
vili, del lavoro, delle differenze. Per la
sinistra italiana, rappresentata da tutti
quei partiti di sinistra che non hanno
abbracciato il progetto del PD, si apro-
no nuovi spazi ma anche nuove sfide
soprattutto perché abbiamo l'onere ed il
compito di rappresentare istanze ideali
e politiche che allo stato attuale sono
superiori alle nostre forza, al consenso
ricevuto dagli elettori. Mi spiego meglio:
quando cerchiamo con ostinazione so-
luzioni e provvedimenti per combattere
il lavoro precario, parliamo ad una pla-
tea gigantesca di lavoratori giovani e
meno giovani; quando penso al tema
della pace, le nostre idee ci accomuna-
no ad un popolo sconfinato; e lo stesso
vale per le tematiche ambientali. Allo-
ra, per dare nuova voce e nuovo peso a
queste idee - che posso in modo sempli-
ce riassumere in pace, diritti, lavoro,
ambiente - è necessario arrivare in tem-
pi brevi (siamo già in ritardo) all'unità
politica della sinistra. Non penso ad un
partito unico. Lo considero un percorso
vecchio e fallimentare. Penso ad una
forma innovativa di unificazione, ad
una confederazione nelle quale trovino
spazio e totale legittimità anche i movi-
menti e le associazioni. Penso al model-
lo Flm, la più grande impresa democra-
tica compiuta dal movimento operaio e
dalla sinistra. Un azzardo straordinario
rispetto alla nostra storia e cultura tra-
dizionali.
A suo modo di vedere le donne che
hanno partecipato alla fase costi-
tuente del PD hanno inciso in modo
significativo?
Non voglio entrare nei criteri e nei
meccanismi di rappresentanza di cui il
nascente PD si è voluto dotare, mi sono
talmente lontani ed estranei che mi è
difficile dare un giudizio. Ci sono donne
che stimo, ma mai farei il loro percorso
e le loro scelte. Se l'obiettivo era di una
maggiore rappresentanza, mi pare che
abbiano fallito. E lo stesso vale per
quanto riguarda contenuti e pratiche
delle donne.
Cosa pensa di una politica in cui so-
no i leader e non i progetti ad essere
i punti di riferimento?
E' un imbarbarimento, un'involuzio-
ne della politica. L'immagine, e quindi
la costruzione, di un leader vale più del
contenuto. Il berlusconismo è una ma-
lattia che ha contagiato la politica. Si
rincorre Berlusconi sul suo terreno, lo si
vede vincente e moderno. C'è un affan-
no a somigliargli che fa impressione. E
quando l'immagine diventa tutto ed il
pensiero è debole, è inevitabile puntare
su una persona ed attorno ad essa far
ruotare azioni politiche e non. Io credo
che le persone siano importanti, ma so-
no transitorie mentre le idee devono
avere la forza di saper resistere anche al
tempo.
La partecipazione delle donne, in
questo contesto, è agevolata ?
Non mi sembra. E poi le vedo così
omologate… Parlano politichese meglio
degli uomini, rincorrono la mediazione
sul terreno del potere, si infilano nelle
cordate in cui il leader indiscusso è un
uomo. La vicenda dei Dico è stata illu-
minante. Le donne del PD e dei partiti
moderati sono scomparse, hanno perso
la parola. Hanno assunto la "ragion di
Stato" come l'unica in grado di ripagar-
le. Credo che resteranno a bocca asciut-
ta e se qualcuna verrà ripagata lo sarà
esclusivamente sul terreno del potere e
di un'ulteriore omologazione.
Quali sono, soprattutto per le donne,
i rischi di una politica lontana dalla
gente?
In questi mesi l'antipolitica è entrata
prepotentemente in scena. Si tratta di
un fenomeno che ciclicamente riappare
nel nostro Paese. Ma chi va in piazza,
anche nel caso di Grillo e con modalità
che spesso non condivido o non mi ap-
partengono, fa un'azione politica. La
lontananza e la disaffezione di molti
spesso nasconde proprio un'esigenza di
politica. In questa fase non vedo un ruo-
lo particolare delle donne che fanno po-
litica. Mi dispiace fare un'affermazione
così netta, ma è ciò che avverto. Nella
politica sono più prudenti degli uomini,
non rompono schemi e neanche li inno-
vano. Sostanzialmente stanno a guar-
dare. Non tutte, ma la stragrande mag-
gioranza. Peccato, perché sono più bra-
ve, più colte, più preparate e lavorano
di più. Evidentemente la lunga, storica
emarginazione dalla politica le ha inde-
bolite.
Nel mio lavoro al Senato sono af-
fiancata da uno staff di donne. Si chia-
mano Alessandra, Oriana, Fabiola, Ma-
ria, Daniela, Emilia, Rossella... Discu-
tiamo, litighiamo, andiamo d'accordo,
ci scambiamo idee, ci facciamo compa-
gnia. Senza di loro mi sentirei inaridita.
Loro lo sanno e lo so io. C'è consapevo-
lezza di questa ricchezza che abbiamo
creato insieme. Ci diamo da fare perché
questa ricchezza si rifletta in uno spec-
chio e l'immagine arrivi alla politica.
Per renderla più vera ed umana. Ma, lo
confesso, ho l'impressione di essere
un'eccezione fortunata.
noidonne novembre 2007 9
Katia Zanotti, parlamentare di Sinistra Democratica. "Non mi
rassegno a pensare alla sinistra in questo paese come a un grumo di
riformismo dentro il PD e una sinistra frantumata fuori dal partito
democratico. Ritengo che in Italia, proprio perché le ingiustizie so-
ciali sono cresciute, il livello materiale di vita delle lavoratici e dei la-
voratori non è migliorato, diritti sociali e civili sono ancora negati, ci
sia bisogno tuttora di una sinistra autonoma, forte, radicata, riferi-
mento indispensabile dei soggetti sociali, del sindacato, di tanta par-
te della società. E' un bisogno che riguarda tante e tanti che sono
stanchi, esausti per una politica che non c'è, nella consapevolezza
che nessuno dei soggetti politici a sinistra del PD può rispondere, da
solo, al vuoto che si è creato. La sfida è inedita ed è una sfida che
"obbliga" la sinistra all'unità come mai prima d'ora. Il PD si presenta senza un quadro chia-
ro di valori e proposte e un progetto altrettanto netto su cui orientare lo sviluppo della
società italiana, è totalmente afono nel giudicare la globalizzazione e i suoi esiti, equidi-
stante tra i lavoratori e la Confindustria, paralizzato sul valore della laicità dello Stato e
sui diritti civili, incerto sui propri riferimenti sociali. Ma c'è una questione che per noi don-
ne dovrebbe essere irrinunciabile. Siamo sicure che il PD diventerà lo spazio per l'esercizio
di una forte autonomia della politica, quando su temi che chiamano in causa libertà indi-
viduali, diritti, libertà femminile, laicità, mostra una disponibilità a mediazioni che sem-
brano più equivalere ad una rinuncia di pensiero e di principi piuttosto che a una batta-
glia per la dotazione di una identità culturale più forte e laica?
I tre milioni e mezzo di votanti alle primarie sono un fatto di assoluta rilevanza che an-
cora una volta dimostra che da tantissime e tantissimi viene, potente, una richiesta di pa-
rola e protagonismo, una determinazione nel provare a incidere nelle decisioni. Il fatto è
che anche in questo caso non si è trattato di aderire o votare fra diverse piattaforme di va-
lori, di idee, di diritti da riconoscere, scelte strategiche o collocazione internazionale: si è
trattato di eleggere il leader nazionale già designato dai gruppi dirigenti dei Ds e della Mar-
gherita. Una occasione importante e rilevantissima, che tuttavia chiama cittadine/i a fare
da arbitri nella competizione fra diversi leader e non sulle scelte che riguardano anche la
vita concreta, materiale e i progetti esistenziali di ciascuna/o. Di politica anche queste pri-
marie dimostrano che c'è bisogno, ma di una politica capace di ritrovare il suo senso, la
sua autorità, la sua autonomia".