Numero 1 del 2007
Che sia un anno di PACS
Testi pagina 9
noidonne gennaio 2007 9
Il flash. Un gruppo di ragazzine è fermoin mezzo alla strada e sta discutendo
con passione, incurante della gente che
si arrabbia inciampando negli zaini a
terra e dribblando motorini parcheggiati
male. A volte le voci si alzano, si fanno
stridule, diventano scoppi di rabbia.
"Perché no? Se una i guai se li va a cer-
care…" " Ma avete visto come lo guar-
da?" " Ce la possiamo fare, come no, chi
è d'accordo?". Alla fine il gruppo si scio-
glie avendo raggiunto il consenso della
maggioranza, la promessa di silenzio
della minoranza e la decisione di dove e
quando si entrerà in azione. Alea iacta
est, saprebbero dirlo anche in latino.
La cronaca. Una dozzina di giova-
nissime studentesse in una città del Cen-
tro ha organizzato un complotto contro
una compagna di scuola. La colpa del-
la malcapitata è quella di aver guarda-
to con troppo interesse il fidanzatino di
una delle ragazze del branco. Una que-
stione da risolvere velocemente con le
mani, così energica da mandare la col-
pevole all'ospedale, così efficace da sco-
raggiare altri tentativi di "furti d'amore".
Ma il reato da punire può essere ancora
più lieve e impossibile da evitare, come
dimostra la storia di un'altra minorenne
pestata a sangue da un gruppo di co-
etanee solo perché troppo bella.
Parità di branco? Pare che il fenome-
no delle prodezze di certe bande di "giu-
stiziere" contro una coetanea, rea di
questo o quel comportamento giudicato
nocivo agli interessi del branco, sia pre-
sente e in aumento in tutto il territorio
nazionale. Le statistiche, con il loro lin-
guaggio di numeri, parlano della pro-
porzione di uno a sette fra branchi fem-
minili e maschili.
Il divario tra bulli e bulle è ancora
marcato, ma se gli esempi più recenti di
spedizioni punitive da parte delle ra-
gazze avranno un seguito, ci sarà pari-
tà di botte. Su questa scia altri reati po-
trebbero essere previsti: pugni alla nego-
ziante che ha venduto un oggetto difet-
toso, schiaffi alla compagna che non ha
passato il compito o ha preso un voto
più alto, legnate all'amica che ha più
ammiratori, tutto con la complicità cri-
minale delle "compari".
Che fine ha fatto quel grande prato
verde, di morandiana memoria, dove
nascono le speranze e l'amore dei ra-
gazzi? Esiste ancora, per fortuna, ma fra
l'erba si è insinuato un fungo velenoso,
l'omologazione a tutti i costi, difetti ed
errori compresi. Avvicinarsi a questo
fungo, dall'aspetto attraente e rassicu-
rante, è pericoloso, può condurre ad
esperienze malsane, tradizionalmente
sconosciute al mondo femminile, e, in-
vece, purtroppo, note a quello maschile.
E' vero, anche in altri tempi ci sono
stati episodi sgradevoli, nati da rivalità
e gelosie fra donne, ma il più delle volte
si sono risolti in un "scontro" a due, con
limitate conseguenze di carattere fisico
e verbale.
La novità di oggi è il branco femmi-
nile a imitazione di quello maschile,
l'invidia dei muscoli virili, della forza fi-
sica, in una parola della violenza che
certi uomini esprimono quando voglio-
no fare del male.
Per fortuna il prato della giovinezza
vive delle speranze e dei gesti della mag-
gioranza delle ragazze che vogliono la
parità dei diritti nella differenza della
loro personalità. Per questo cercano la
via dell'unione e non del "conflitto", del-
la solidarietà e non della violenza.
Una forza tranquilla e potente che è
il più efficace antidoto a quel fungo ve-
lenoso, a "quel peggio di noi" che non ci
rappresenta.
Il peggio di noi ...
Bulle&pupi
... che non ci rappresenta
Giuliana Dal Pozzo
Mi sono mancati tanti Natali
Raffaella Mauceri (*)
Lorenzo ha 17 anni e fa il meccanico. Guadagna 100 euro a settimana, ma un
giorno spera di avere un'officina tutta sua. Due anni fa i suoi genitori si sono se-
parati: "Mio padre era un animale - dice - Picchiava la mamma, la massacrava. E se
cercavo di difenderla, picchiava anche me. Alla fine, un giorno, i vicini di casa lo
hanno denunziato e così mia madre è stata costretta a dire alla polizia chi la ri-
empiva di lividi e perché aveva le costole rotte. Poi qualcuno l'ha indirizzata al
Centro antiviolenza dell'Asl dove ha trovato tutto: avvocate, psicologhe, dotto-
resse che l'hanno assistito come una sorella. Adesso sta molto meglio".
Lorenzo vive in un quartiere popolare che non conosce ancora molto bene per-
ché ci abita da poco. I suoi amici sono giovani lavoratori che come lui si sono fer-
mati alla scuola media perché a casa c'era bisogno di soldi per vivere. Lavorano
tutta la settimana e il sabato sera escono, si fanno le canne e bevono qualche bic-
chiere in più: ragazzi 'normali', niente di che. Certo, Lorenzo avrebbe preferito
prendere un diploma, ma quando suo padre fu arrestato per minacce e violenza
privata, c'era ben altro da fare che andare a scuola come i signorini che magari la
snobbano e non studiano. Adesso è un ragazzo o un adulto?
"Non so - dice - So che lavoro, mi mantengo, porto soldi a casa, fumo, faccio l'a-
more, esco e rientro quando mi pare. Sì, sono un adulto. L'adolescenza mi sa che
l'ho saltata, pazienza. Certe volte però, quando in televisione vedo scene di fami-
glie unite e padri che aiutano i figli, mi viene un nodo alla gola e le lacrime mi scen-
dono da sole….
Mi sono mancati tanti Natali da festeggiare, mi sono mancate le torte di com-
pleanno. Mi è mancato sentire un "bravo" da mio padre. Da lui ho preso solo bot-
te da orbi e parolacce. Dio solo sa quanti pugni, cinghiate e calci nella schiena mi
ha dato. E se gli rispondevo a tono le prendevo ancora più forte. Quando avevo 11
anni, approfittando del suo totale disinteresse per me, un suo vecchio zio mi mo-
lestò. Glielo dissi sperando che finalmente mi difendesse. Macché! Mi tempestò di
schiaffi e mi disse che ero un maledetto frocio perchè suo zio era un galantuomo
sposato con figli e il marcio ero io. Lo so che tanti altri ragazzi vivono la mia stes-
sa condizione. Anzi, ci sono giri dove la violenza è un passaporto. A volte penso
che il mio destino è segnato: farò una rapina, sarò ucciso dalla polizia… Altre vol-
te mi sento solo sfortunato, invidio i ragazzi che non hanno vissuto quello che è
capitato a me e mi arrabbio con il mondo intero. La violenza è una legge in tutto
il mondo, non risparmia nessuno, anzi si accanisce soprattutto sulle donne e sui
bambini. Dicono che si cerca di bloccarla, ma sono tutte chiacchiere. Il mondo è
pieno di gente stupida e marcia. Le assistenti del tribunale, per esempio, voleva-
no affidarmi ad un'altra famiglia e non capivano che avevo bisogno di mia madre e
lei di me". "E adesso che cosa vedi nel tuo futuro?". "Nuvole".
(*) Presidente Centro antiviolenza Le Nereidi - tel. 0931.492752 - Siracusa