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Numero 10 del 2008

Futuro (passato) prossimo


Foto: Futuro (passato) prossimo
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Testi pagina 9

noidonne ottobre 2008 9
McCain darà alle americane il sacchet-
to della farina e il barattolo dello zuc-
chero, non la garanzia del lavoro, il ser-
vizio sanitario, gli asili e le scuole con il
tempo pieno, i consultori.
Ovviamente non abbiamo bacchette
magiche per convertire pratiche consoli-
date, che sono diventate cultura diffusa
anche fra le donne. La politica resterà
ancora neutra, ma deve assolutamente
cambiare il nostro giudizio sulle politi-
che e sui politici.
Dalle tante volte che mi sono sentita
chiedere "ti piace Veltroni?" mi sembra
di cogliere nella domanda la premessa
dell'antipolitica. Non è necessario che
qualcuno "piaccia": contano le idee.
Non riesco assolutamente a pensare che
Berlusconi o La Russa possano "piace-
re", comunque, vorrei che le molte don-
ne che votano a destra non si facessero
corrompere da chi vende politica come
angurie al mercato o fa la faccia feroce
contrabbandandola per sicurezza: ve-
dete anche voi che cosa vi viene in ta-
sca.
Veltroni può piacere o non piacere,
ma rappresenta un partito nato da un
anno (che era in ritardo di anni) alla vi-
gilia di elezioni prevedibilmente dure
per un paese moderato come l'Italia, che
non ha mai consentito l'alternanza alla
sinistra finché non è comparsa la coali-
zione dell'Ulivo. Sento ripetere lo slo-
gan, utile solo agli avversari, che il PD
ha perduto: eppure ha ottenuto il 34%,
che è la percentuale - a prescindere dai
rimescolamenti interni - che aveva il
PCI e che ha avuto l'Ulivo. E si ripete il
classico rito della divisione interna che
ha già distrutto la sinistra radicale per
puro autolesionismo. E questi sono i dis-
corsi neutri che dobbiamo premettere
criticamente ai nostri.
Diciamo, dunque, che politica vo-
gliamo per noi, una volta assodato che
da sempre non possiamo attenderci
grandi cose dai partiti maschi e che sa-
rebbe ora di avere una politica di donne
fatta non solo di solidarietà con le "no-
stre" parlamentari, ma di idee che si
concretano in proposte. L'Udi avanza
proposte di legge: e le altre donne, le al-
tre associazioni? Bisognerà pur rendersi
conto che la distruzione della scuola
elementare pubblica scarica bambini
sulle braccia della famiglia, espressione
neutra che significa "la donna" e la sua
possibilità di mantenere una professio-
ne, anche solo part-time, fuori casa.
Che la sicurezza induce a pensare di
prendere le impronte ai bambini rom e
svia le menti dall'analisi femminile che
indica con chiarezza dove hanno inizio
i crimini, per noi e per le immigrate. Che
la crisi che avanza non è destinata ad
essere miracolata, ma ricadrà, dopo le
elezioni Usa, sulle famiglie e sul denaro
che verrà loro sottratto con i tagli ai
servizi e il pagamento dei fallimenti di
banche e pubbliche imprese. Se anche i
Comuni ricevessero un sostituto dell'Ici,
diminuiranno gli asili nido perché si de-
ve pagare il fallimento dell'Alitalia. Se
le pacifiste saranno contente dei tagli al
Ministero della Difesa, le precarie nella
liberalizzazione delle assunzioni saran-
no licenziate prima dei precari e conti-
nuerà il ricatto delle lettere di dimissio-
ni senza data perchè la legge del centro-
sinistra è stata cancellata.
Potrei continuare. Ma credo che ba-
sti. A meno che non abbia ragione Al-
tan nella sua vignetta: "non vorrei aver
commesso un'imprudenza a nascere
donna"....
Pensate al Giappone, un paese che
mira allo spasimo all'occidentalizzazio-
ne e che mantiene tradizioni altrove im-
pensabili, della cui cultura sappiamo
poco, salvo che le donne sono o sotto-
messe o spregiudicate japangirls. Bene,
a sorpresa, nel paese dove i governi ca-
dono a ripetizione, una donna ragione-
vole si è autocandidata primo ministro.
Certo esistono circoli femminili che
l'avranno sostenuta, ma quello che con-
ta è l'atto di coraggio simbolico, la rot-
tura.
quale politica vogliamo? Dalle elezioni americane un
esempio da non seguire per l'utilizzo strumentale delle
donne per il potere
Il fastidio di avere per capo una donna magari dotata di competenze e abilità mentali è davvero duro
da superare. La parità dei sessi, la stima verso l'altra metà del cielo sono frasi totem che fanno ormai
parte dei talk show ma sono puntualmente disattese nella pratica del vivere quotidiano.
Certo noi donne siamo pragmatiche, affidabili e costanti al punto giusto ma non ci sappiamo promuo-
vere nel modo giusto. Vorremmo, ma alla fine non osiamo. Paura del successo, terrore dell'emargina-
zione, ma anche impegno traslato su altre dimensioni. Perlopiù affettive e relazionali. Non a caso gli
uomini in genere quando pensano a donne rappresentative del gentil sesso citano Margherita Hack e Susanna Agnelli, viste anche co-
me persone "libere di realizzarsi. In parecchi dibattiti sembra emergere una larga, dominante diffusione di quello che potremmo chia-
mare "linguaggio dell'uguaglianza" che a stento si accompagna con una "realtà dell'uguaglianza". Talvolta anzi questo linguaggio può
diventare la retorica con cui nascondere le disparità tuttora esistenti. Una retorica che appartiene anche ai politici. Ai quali però noi
donne continuiamo a chieder onestà e impegno a migliorare la società. Dimostrando così di essere ancora capaci di sperare, o di so-
gnare. Si sa che in Italia le donne parlamentari hanno lasciato il segno nella vicenda politica. Tre nomi per tutti: Lina Merlin, Nilde Iot-
ti e Tina Anselmi. Altre, meteore, come Irene Pivetti, hanno saputo ben gestire le responsabilità loro assegnate. O le ministre come
Rosy Bindi o Letizia Moratti, giudicate spesso più in gamba di molti esponenti del sesso forte. E ricordiamole tante volte onorevoli
come Livia Turco hanno saputo far battaglie comuni nell'interesse delle donne. E allora da domani, permettetemi care amiche, rim-
bocchiamoci le maniche e sosteniamoci a vicenda, facendo lobby. Si dice così, non è vero? Che in soldoni vuol poi dire aiutarsi con
tutta la forza che abbiamo.
Sosteniamoci e facciamo lobby
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