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Numero 7 del 2008

Vacanze: turismo a 360°


Foto: Vacanze: turismo a 360°
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Testi pagina 9

noidonne luglio-agosto 2008 9
anche inconsapevoli, che comportano il
recupero del bisogno di certezze a soste-
gno della difficoltà di dare senso alla vi-
ta. Torna, cioè, il bisogno del "sacro":
folle vanno a Medjugorie o a vedere la
mummia di padre Pio, come se la pre-
ghiera o il miracolo fossero condiziona-
te non dalla fede, ma dalla suggestione
dei luoghi. E torna per le chiese la ten-
tazione del potere, come se la verità, an-
che quando ritenuta coincidente con il
divino, non fosse ricerca comune. E tor-
na il conflitto fra le religioni, come se il
divino non stesse al di là dei nomi con
cui donne e uomini lo chiamano nelle
diverse fedi.
La laicità persiste ad essere, dunque,
una pratica difficile. Per antica tradi-
zione le donne sono ritenute più spiri-
tualmente vicine al sentire re-
ligioso e, anche nel giudizio
politico moderno, più influen-
zabili dal monito ecclesiasti-
co.
Il che è vero e non vero in-
sieme. Come genere più com-
penetrato dalla responsabilità
di produrre la vita, una vita destinata
prima o poi al dolore e alla morte, le
donne sono più sensibili ai valori sim-
bolici che si possono confondere con ri-
tualità talora autentiche, talora confor-
miste se non superstiziose. Tuttavia la
percezione che le chiese temano così
tanto il "potere" riproduttivo da porre le
donne sotto la tutela di norme scritte e
non scritte ha insegnato loro una laicità
"di genere".
Qualche anno fa, al Parlamento eu-
ropeo, è stata approvata una risoluzio-
ne (n.1464 del 2005) su 'Donne e reli-
gione in Europa', in cui si riconosce che
'la maggior parte delle donne in un mo-
do o in un altro, è presa di mira dalle
posizioni delle differenti religioni diret-
tamente o tramite la loro tradizionale
influenza sullo Stato...' per questo 'i di-
ritti delle donne sono spesso limitati e
disprezzati in nome della religione'. An-
che se predicano l'uguaglianza, le reli-
gioni attribuiscono ruoli diversi ai gene-
ri e conferiscono superiorità agli uomi-
ni. Sono dunque responsabili dei pregiu-
dizi, degli stereotipi, delle discrimina-
zioni; e anche delle violenze che vanno
dai femminicidi, alle mutilazioni genita-
li, ai matrimoni forzati - soprattutto in
paesi del Sud - ma anche a quella cul-
tura di sottomissione che considera
esclusivo il "ruolo" di moglie e di madre.
Bisogna, dunque, 'garantire la separa-
zione necessaria tra la Chiesa e lo Stato,
affinché le donne non siano sottomesse
a politiche o leggi ispirate dalla religio-
ne (per esempio nel campo della fami-
glia, del divorzio e delle leggi contro l'a-
borto'.
Il voto femminile per i referendum sul
divorzio e l'aborto hanno confermato
nella storia il "genere della laicità" delle
donne. Una risorsa, come si dice sempre
del nostro genere. Anche in questo cam-
po finora sprecata.
“anche se predicano l'uguaglianza, le religioni
attribuiscono ruoli diversi ai generi e conferiscono
superiorità agli uomini. Sono dunque responsabili dei
pregiudizi, degli stereotipi, delle discriminazioni”.
E delle violenze
7. L'Assemblea parlamentare esorta dunque gli Stati
membri del Consiglio d'Europa a:
7.1 proteggere pienamente tutte le donne che vivono sul
loro territorio contro ogni violazione dei loro diritti fonda-
ta sulla o attribuita alla religione:
7.1.1 mettendo in vigore e applicando politiche specifi-
che miranti a lottare efficacemente contro ogni violazione
del diritto delle donne alla vita, all'integrità fisica, alla libe-
ra circolazione e alla libera scelta del partner, a cominciare
dai pretesi delitti d'onore, i matrimoni forzati e le mutila-
zioni genitali femminili, dovunque queste violazioni siano
commesse e chiunque le abbia compiute, e qualunque sia
la loro giustificazione, indipendentemente dal consenso
teorico della vittima; il che significa che la libertà di religio-
ne trova i suoi limiti nei diritti della persona umana;
7.1.2 rifiutando di riconoscere i codici di famiglia stra-
nieri e le leggi relative allo statuto personale che violino i
diritti delle donne, cessando di applicarli sul proprio suolo,
rinegoziando, se necessario, dei trattati bilaterali;
7.2 prendere posizione, specialmente in seno a istanze
internazionali come le Nazioni Unite, l'UIP e altre contro la
violazione dei diritti fondamentali delle donne giustificate
dal relativismo religioso o culturale dovunque nel mondo;
7. 3 garantire la separazione necessaria tra la Chiesa e lo
Stato affinché le donne non siano sottomesse a politiche o
leggi ispirate dalla religione (per esempio nel campo della
famiglia, del divorzio e delle leggi contro l'aborto);
7.4 vigilare affinché la libertà di religione ed il rispetto
della cultura non siano accolte come pretesti per giustifi-
care violazioni dei diritti delle donne, come quando ragaz-
ze minorenni sono contrarie a sottomettersi a codici reli-
giosi (compresi codici relativi agli abiti), la loro libertà di
circolazione è ostacolata o l'accesso alla contraccezione è
loro proibito dalla famiglia o dalla comunità;
7.5 quando l'educazione religiosa è consentita a scuola,
vigilare a che il suo insegnamento sia conforme ai principi
di eguaglianza dei generi;
7.6 prendere posizione contro ogni dottrina religiosa
antidemocratica o non rispettosa dei diritti fondamentali
della persona umana, e più particolarmente dei diritti delle
donne, e rifiutare di permettere che tali dottrine esercitino
un'influenza sulle decisioni politiche;
7.7 incoraggiare in modo attivo il rispetto dei diritti delle
donne, la loro uguaglianza e la loro dignità in tutti i campi
della vita mediante il dialogo con rappresentanti delle
diverse religioni, e operare al fine di realizzare una compiu-
ta parità dei sessi nella società.
Testo adottato dall'Assemblea il 4 ottobre 2005 (26^ seduta)
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