Numero 5 del 2008
Donne elette: tutto è cambiato, nulla è cambiato
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Qual è il suo personale commentosul risultato di queste elezioni?
Credo che per certi versi fosse preve-
dibile questo arretramento spaventoso
della Sinistra Arcobaleno, a cui io fac-
cio riferimento come molte altre del mo-
vimento delle donne.
Prevedibile perché, come il femmini-
smo sta dicendo da anni, stiamo viven-
do una crisi della politica, della forma
'partito', di una visione del mondo che
vorrebbe essere radicale, mettendo in
discussione la violenza, lo sfruttamen-
to, le logiche di dominio, ma non riesce
a fare propria la coscienza storica del
femminismo.
La coscienza storica del femminismo
è quella che ha evidenziato: la contrap-
posizione tra un sesso e l'altro a opera
della comunità storica di
uomini; la divisione pro-
fonda e violenta che si
opera nel lavoro, basata
sull'essere maschio o fem-
mina; la separazione tra
'casa' e 'polis'; il lavoro di
cura e domestico non ri-
conosciuto come tale; la
conciliazione come pun-
to nodale che non può
prescindere dalla consa-
pevolezza che chi non ha
mai conciliato tra casa e
lavoro sono gli uomini,
non le donne; la contrap-
posizione dei rapporti di
produzione e riproduzio-
ne.
È necessario che av-
venga un ripensamento radicale della
politica a partire dal suo atto fondati-
vo. La politica nasce con l'esclusione di
metà dell'umanità, divide la sfera pub-
blica e quella privata, quella vita per-
sonale che comprende vicende essenzia-
li dell'essere umano, come la nascita, la
morte, la salute, la malattia, l'interdi-
pendenza dall'altro e dall'altra. Queste
analisi, compiute dal femminismo or-
mai da più di trent'anni, hanno mostra-
to che sono stati i maschi ad attuare
queste divisioni.
Ma la 'visione sessuata' (della vita,
della politica, della società) non è stata
integrata dalla sinistra. E questo è stato
un grave errore. La sinistra alternativa
non ha riformulato la sua visione della
società e dei conflitti che vi si agitano
dentro. La crisi della sinistra è comin-
ciata molto prima, e ora si manifesta in
modo catastrofico per la vita democra-
tica del paese.
Che scenario politico si apre?
Mi allarma, e deve allarmare, il fat-
to che la destra, che conta oggi su una
grande maggioranza, sia una destra che
non ha rispetto della Costituzione. Una
destra populista, antidemocratica, con
leader carismatici, cioè esattamente
quella che si potrebbe definire antipoli-
tica e antidemocrazia. La vittoria della
Lega è il segno di una diffusa intolleran-
za, di xenofobia e sessismo, del bisogno
di sicurezza che nasconde intenti di re-
pressione. Questo tipo di 'destra' rappre-
senta un pericolo per alcune garanzie
costituzionali e per i movimenti come
quello delle donne, gay e lesbico. Movi-
menti che hanno portato avanti batta-
glie di difesa della legge 194, battaglie
per le unioni civili, per affrontare i temi
dell'eutanasia, insomma tutti quei temi
detti 'eticamente sensibili' ma che sono
in realtà questioni politiche. Questioni
che dovrebbero emergere, perché sono
legate alle esperienze essenziali della
persona umana, come la sessualità e la
maternità.
Quale può essere l'impatto di questo
nuovo scenario sulle donne e delle
donne?
Il lavoro delle reti femministe, anche
europee, dei forum, come quello di ri-
fondazione, di quei soggetti che hanno
preso voce ad esempio sul 'Manifesto' e
su 'Liberazione', questo lavoro con il suo
straordinario apporto di cultura politi-
ca è stato cancellato. Non si tratta di ri-
cominciare da capo, di rifondare la si-
nistra: basterebbe che la sinistra guar-
dasse cosa è passato nella sua storia.
I movimenti femministi e il movimen-
to non autoritario hanno prodotto un ri-
volgimento profondo nell'idea di politi-
ca, riconducendola alla Persona e alle
tematiche del corpo, come luoghi in cui
intervengono la legge, la scienza, le reli-
gioni, la morale. Hanno prodotto cultu-
ra politica, una cultura critica delle for-
me tradizionali e storiche
del partito, dei concetti di
leader, di gerarchia, di au-
toritarismo, di economici-
smo. Queste consapevo-
lezze avrebbero dato alla
sinistra la possibilità di
prospettare una alternati-
va, ma il lavoro di questi
movimenti non solo è sta-
to cancellato, ma addirit-
tura osteggiato. Se si ri-
parte, quindi, bisogna dire
che non si riparte da zero,
ma si riparte guardando
cosa è stato cancellato e
cosa invece è vitale. Biso-
gna uscire dalla contrap-
posizione tra partiti e mo-
vimenti, ricreare forme di
rappresentanza non autoritarie, (ri)co-
struire una politica che legga cosa si
agita nella vita delle persone e delle re-
lazioni sociali. Noi donne continueremo
nel nostro impegno collettivo. Se il mo-
vimento delle donne è riuscito a soprav-
vivere al silenzio, alla mancanza di luo-
ghi dove esprimere la sua cultura, attra-
verso movimenti, associazioni, nelle
università, con riviste, libri, significa
che esiste una eredità concreta e signifi-
cativa che va riscoperta. Ho fiducia nel-
la continuità del femminismo, che ha ri-
preso il discorso della conflittualità e
della violenza, con vigore, anche nelle
nuove generazioni. Il femminismo ha
molto da dire sul ripensamento della si-
nistra e non solo.
noidonne maggio 2008 9
Si riparte dalle donne
Intervista a Lea Melandri
Elena Ribet
“il femminismo ha molto da dire sul ripensamento della sinistra
e non solo”. Un commento dopo l'esito delle elezioni politiche