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Numero 2 del 2008

Politiche scomode


Foto: Politiche scomode
PAGINA 9

Testi pagina 9

accettare (e spesso suggerire) l'aborto e,
in politica o in chiesa, impugnare la
spada dell'ipocrisia colpevolizzando la
donna e fingendo di ignorare la propria
responsabilità.
Lo spettacolino mediatico di Ferrara
ha risvegliato l'incubo della revisione
della 194, perennemente ripetitivo: ri-
cordate il dolente mea culpa di Amato
svariati anni fa?. Oggi tutti i partiti han-
no recepito l'impopolarità di interventi
in questo campo, ma l'insidia è più sot-
tile. La nuova strategia, infatti, non col-
pisce direttamente la 194, bensì - a pre-
scindere dalle osservazioni sull'aborto
dopo la 22/a settimana riferibili solo a
casi di pericolo per la salute della don-
na della cui vita vorremmo non si per-
desse la priorità - propone la revisione
delle "linee-guida" della legge per raffor-
zare l'impegno a difendere la libertà dal-
l'aborto. Il digiunatore ha addirittura
proposto a Veltroni di porre il rispetto
della vita all'ordine del giorno della
Commissione-Valori per lo statuto del
Pd. Il nuovo partito e, nel suo comples-
so, la coalizione del centro-sinistra han-
no sostenuto la presenza paritaria delle
donne negli organismi politici. Tuttavia,
siccome è donna anche la Binetti e non
mancano compagni sensibili all'ubbi-
dienza cattolica, è meglio ridare visibi-
lità alla nostra parità "di genere" con
tutti gli interventi pubblici possibili, co-
me donne che reclamano la propria di-
gnità e la propria libertà. L'autodetermi-
nazione in materia di interruzione della
gravidanza è stata sostenuta anche per-
ché l'aborto non resti una piaga sociale
per sempre e la validità dell'impegno è
stata confermata dalla diminuzione co-
stante degli aborti, oggi ancora una vol-
ta in crescita soprattutto per l'alto nu-
mero di straniere che vi fanno ricorso.
Per questo tutti coloro che credono nel
"rispetto per la vita" dovrebbero darsi
una regolata pensando ai milioni di
donne che nel Sud del mondo e in tutte
le aree di povertà prive di assistenza sa-
nitaria pubblica, abortiscono (e muoio-
no) nel silenzio, nella vergogna, nella
perdita di sé. La clandestinità è stata
ben conosciuta anche nel nostro paese e
non vorremmo vederla riprodursi in
condizioni di maggior benessere.
E' attuale il dibattito sulla violenza
contro le donne e non pochi uomini so-
no intervenuti per condannare la cultu-
ra del proprio genere. Le donne, infatti,
non solo nel nostro paese, trovano nella
violenza maschile la prima causa di
morte per mano di assassini che non so-
no estranei, ma quasi sempre uomini
della loro vita. Questo genere di violen-
za abita endemicamente la famiglia,
non si limita al maltrattamento e coin-
volge, nella pedofilia, perfino i figli. Uo-
mini amici delle donne, fate un poco di
quell'autocoscienza che la vostra storia
non vi ha insegnato e aiutate i vostri si-
mili, soprattutto i politici sensibili ai ri-
catti dei poteri forti, a capire che la que-
stione non riguarda azioni positive da
erogare alle donne, ma la civiltà umana
dei rapporti, la giustizia delle leggi, la
responsabilità morale e perfino il senso
del sacro a misura non solo vostra.
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con la scusa della moratoria in difesa dei feti i conservatori
puntano al potere politico.
Che come sempre passa sul corpo della donna
Legge 194 e disabilità
La legge 194, nonostante le limitazioni imposte per l'interruzione
volontaria della gravidanza e l'obiezione di coscienza, è secondo me, donna
con disabilità motoria facente parte dei movimenti delle donne e della
disabilità, complessivamente una buona legge, da salvaguardare. Inoltre
ritengo che spetti alla donna il diritto a scegliere se portare avanti una
gravidanza oppure no, qualunque sia la ragione, senza contrastare il diritto
alla sua piena e totale autodeterminazione. Gran parte del mondo politico,
su temi eticamente sensibili - aborto, convivenze, testamento biologico,
procreazione assistita, ricerca sulle cellule staminali (che avrebbe dato
speranza per molte patologie) - sembrerebbe mancare di autonomia e
indipendenza culturale e politica con una pericolosa subalternità a valori non
laici, né democratici, né umani e nel contempo parrebbe ostile o indifferente
verso persone che, a causa delle loro diversità umane (di razza, genere,
orientamento sessuale, condizioni psico-fisiche), subiscono
quotidianamente discriminazioni e continue violazioni dei loro diritti umani.
La recente Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità ( in corso
di ratifica al Parlamento italiano) non è stata sottoscritta dallo Stato del
Vaticano perchè l'articolo che fa riferimento all'accesso ai servizi sanitari
dell'area sessuale e di salute riproduttiva è stato percepito come un'apertura
verso l'interruzione volontaria della gravidanza e pertanto inconciliabile con
le posizioni della Chiesa. Sconcerta poi che non abbia preso in
considerazione neppure l'ipotesi, prevista dal diritto internazionale, di
esprimere una riserva sul testo, in particolare sull'articolo in questione,
sottoscrivendo il resto della Convenzione. In realtà, per la prima volta nella
storia, si sancisce il diritto per le donne con disabilità ad avere una vita
sessuale e la possibilità di scegliere se interrompere o portare avanti una
gravidanza, senza prevaricazioni. Mi chiedo se il Vaticano non condivida che
sulla disabilità si passi da un modello medico e vetero assistenziale, che ha
consentito di relegare in istituzioni chiuse migliaia di persone con disabilità,
a un modello sociale che valorizza le diversità umane e promuove, protegge
e assicura il pieno ed eguale godimento di tutti i diritti umani e di tutte le
libertà fondamentali delle donne e uomini con disabilità (art.1 Convenzione).
Ancora oggi succede che le donne con disabilità, a causa di barriere e
pregiudizi, abbiano grosse difficoltà ad accedere ai servizi sanitari di
prevenzione e cura delle patologie e a quelli riguardanti la sfera sessuale e
riproduttiva e che donne con disabilità intellettiva subiscano violenze e abusi
spesso impuniti o, se rilevati, considerati fatti "di lieve entità", come
recentemente sentenziato dalla Corte di Appello di Campobasso.
E' davvero curioso che si difenda con tanta veemenza il diritto alla vita e si
"dimentichino" le condizioni di vita reale di tante persone discriminate e
spesso le più povere tra i poveri, ancor più se di genere femminile.
Carla Castagna
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