Numero 3 del 1947
Contrasto tra legge e realtà
Testi pagina 9
VALE
. gusto moderno si ribella alla‘ descrizione di
Farelli erano veramente allegri e
I divertenti: tutti lo dicevano e ag-
- , giungevano che, anche ad avere
l’esaurimento nervoso, sarebbe bastato an—
dare da loro per una settimana per gua-
rire completamente.
La madre era una scrittrice, sempre di— -
stratta, poco pratica per le cose di casa,
' ma intelligente, colta, intellettuale. Il pa-
dre era il classico tipo dell’uomo d’affari
privo di scrupoli, per il quale i milioni
erano nulla (specialmènte quelli degli al-
tri). Le ?glie... ah! le ?glie erano delizio-
se: Marta, pittrice, viveva alcuni mesi del—
l’anno a Parigi, e tornava elegantissima,
. 4
periodo di pazzia collettiva. Uomini e don-
ne in abbigliamenti stranissimi girano per ,
le vie 'in mezzo a un frastuono indescri-
vibile, banchetti e. festinzî sono apparec-
chiati dappertutto, la licenza e l'orgia im—
perversano sin nelle chiese. In occasione
del carnevale infatti, in ogni chiesa veniva
solennemente consacrato l'arcivescovo dei
pazzi, mentre tutti intorno diaconi e chie-
rici mangiavano e bevevano e le stesse
monache correvano da un punto all'altro
bizzarramente camuffate da uomini. Il Ri-
nascimento porta il suo culto del classico
anche nei festeggiamenti. Q sto è il perio-
do di carri ispirati alla mi ologia pagana,
i così detti trion?, su cui le donne più in
vista fanno pompa della loro bellezza. È il
periodo dei canti camascialeschi, delle feste
clamorose, delle stupende luminarie e so-
prattutto delle burle più atroci. Il nostro
questi scherzi che rendevano così ilari gli
nomini del 500 e che ?nirono sempre in—
maniera sanguinosa. Ma l’amor! aicortei 2 " della ”’t‘,‘ quotidiana.
,ai travestimenti bizzarri, alle liete, ?l À . " . ’ ' r le ore fredde e ma
Îriurano ancora per tutto il 700 e l’ "m‘- etL . ”d"a". fÎettdosoaîfwe ore;
le giunto sino alle soglie del 110.2)": semlo.‘ Lgtùnger 'r ’ orecchio d ritmo .egro de.
La guerra ha gettato il g’ri'g‘
brillante fantasmagoria car v
questo squallido dopoguerra sembra se ne,
sia perduta ogni traccia. Eppure non e così,
sono stati superati i carri. le ?accole, le
allegre brigate di maschere, tutta la splen-
‘dida e fastosa cornice che noi conosciamo
averla vista in g
per
' variopinte di coriandoli che si.
sfamio lentamente nella pioggia. »
soffusa ' dell’inconfon-
dibile aria di Ruede
la .Paix, con piccanti
espressioni di ar 0t
parigino nel suo ga—
sario. Poi c’era Ros-
sana, sportiva, vinci—
trice di tornei di ten—
nis e 'diA gare di sci,
frequentatricc di Cor—
tina e di San Remo, e
in?ne quel capolavoro
di Renata, bella, lu-
minosa, a?ascina—nte.
C’era stata anche Eve—
lina, veramente, la
meno signi?cativa del—
rle sorelle, la più c0—
mune: una graziosa
fanciulla bionda, sorri—
dente e serena. Sem—
brava un po’ intimidita
di appartenere a quel-
la famiglia così impor—
tante, celebrc quasi. E
gli strani ospiti che
frequentavano casa Fa—
relli, artisti o campio—
ni sportivi, e anche
qualche uomo d’affari
di dubbia fama, l’ave-
vano sempre conside-
rata con indifferenza,
come una sciocchina
capitata tra quelle per—’
sono eccezionali per
puro "caso. Anzi, era
stato talmente un ca-
, so, che a vent’anni E—
velina era partita per
il misterioso mondo
dei morti, dolcemente
e quetamente come
era vissuta.
##f-
Avevano sofferto i
Farelli? Per quella fa-
miglia tutta vita, la
”Amante." ma. . .,
4 .
morte era stata cosa quasi vergognosa, da
nascondersi: ”i loro vitalissimi interessi
non potevano fermarsi neppure davanti
alla sua tragica maestà. E infatti, dopo
pochi giorni, durante i quali erano stati
tappati in casa, senza vedere nessuno, sen—
za parlare con nessuno, con il pudore pro-
prio degli animali quando sono malati,
erano tornati nel mondo con lo slancio
che mettevano in tutti i loro atti, con la
stessa prepotente vitalità.
1La madre aveva ricominciato a frequen—
tare cenacoli letterari e salotti intellettua-
li, il pad-re aveva'ripreso i suoi ingarbu-
gliati affari, Marta era andata a Parigi,
ualche ?lm. Ma quello
la guerra e che non
egli nomini, è l'im-
__, ente e dimenticare le
-._._ . 4-"!7
, bogba in centinaia di sale da
I" ' 'ssime e vede sparsi ai suoi piede.
Ivia Serra.
’ stata una
e si era vista la snella ?gura di Rossana
sui campi di tennis, battagliera come sem—
pre, Renata aveva continuato a far im—
pazzire gli uomini con la sua inconsue—
ta, fulgida bellezza.
Ma il nonno... perchè, già, c’era an-
che un nonno. Era un vecchietto bianco,
dagli occhi celesti che ridevano sempre.
Le ragazze quando parlavano di lui, dice—
vano: —— Chi? Il baby? ‘È caruccio, ma è
perfettamente rimbambito.
Frase che otteneva sempre un discreto
successo.
E il nonno, nonostante il suo rimbam—'
bimento, non sapeva darsi pace per la
morte di Evelina. Diceva. che la voleva
rivedere, ad ogni costo, magari periD un
minuto. E poi parlava solo e la chiamava
con dolcezza.
Gli altri membri della famiglia l’aveva—
no, prima, consolato come loro potevano,
cioè parlandogli dei loro altari per di—
strarlo, di cose che lui non capiva per
nulla, e poi l’avevano sgridato dicendogli
che metteva il malumore in casa, ma visto
che lui li stava ad ascoltare, piangendo
come un bimbo piccino, con la bocca a
pesce e i lacrimoni che gli rigavano le
guance, l’avevano lasciato perdere. E il
nonno continuava a pensare a Evelina.
a discorrere con un’invisibile Evelina, a
chiamare Evelina quando lo lasciavano
solo in casa. . '
Evelina era stata ?danzata. avrebbe do-
vvuto.sposarsi presto se non fosse passata
a nozze ben più durature di uclle terre-
ne. Il ?danzato apparteneva al a più ricca
e nobile famiglia della città. Tutti si era—
no meraviglia-ti perché avesse scelto pro-
prio Evelina tra quelle quattro sorelle: le
altre tre erano talmente meglio! Certo era
gran fortuna per lei e tutta
la famiglia era nobilitata e‘lusingata da
questa scelta. Invece, perdendo Evelina,
avevano perso anche la possibilità d'im—
parentarsi in modo cosi cospicuo. Però
erano rimasti ottimi amicx, avevano con«
tinuaro ad invitare l’ex ?danzato a tutte
à/Dzamecîc
Novella di GIGLlOLA DIAZ
le loro riunioni, ?nchè il giovanotto non
si era innamorato della bella Renata, che
l’aveva generosamente accettato.
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E così quella sera ci sarebbe stato il
?danzamento uf?ciale tra Renata e l’ex
?danzato, diventato di nuovo ?danzato
effettivo.
Da diversi giorni in casa Farelli c‘era
un gran daffare: la madre aveva scritto
per l’occasione una poesia traboccante en—
tusiasmo c gioia, Marta era tornata da
Parigi con abiti svolazzanti e stranissimi
regali per la sposa: da una macchina per
sbuccxare le patate ad un nuovo sistema
per tingersi le unghie, cioè delle unghie
?nte da appiccicarsi sopra quelle vere.
Cosi non stingono mai...
E tutti, tutti lavoravano perchè quella
sera restasse memorabile «per eleganza, al—
legria, vivacità.
Ma c’era il pensiero del nonno: da di—
versi giorni era nervoso, eccitabile, lui
sempre tranquillo, e domandava a tutti:
« Ma che succede? » Gli avevano spiegato
che Renata si ?danzava con il ?danzato
di Evelina, che era una grande fortu—
na, ecc., ecc. Ma lui pareva che non ca—
pisse. Stava ad ascoltare con occhi imbam—
lati, e poi'ripeteva: u Evelina? Ma che
succede? n
Naturalmente la sera della festa non
l’avrebbero fatto andare nei: salotti, ma
anche il pensiero di sistemarlo bene era
grave e non scevro di pericoli.
Da molti anni il nonno dormiva po—
chissimo,-Andava a letto tardi e poli, nel—
la notte, lo sentivano alzarsi e girovagare
per la casa. Abitudine alla quale non ba—
davano più. Anzi, se qualche volta era
capitato nel bel mezzo dei loro ricevimen—
ti, l’avevano accolto con risate e urli.
—- Ecco, ecco il nostro baby che non
vuol fare la nanna!
E lui era rimasto qualche minuto con
loro a guardare tutti con i suoi occhi ri—
denti, aveva mormorato qualche frase un
po' gentile, un po’ sconnsm, e «poi se ne
era andato con il suo passertìno svelto.
i
Amembri della famiglia erano nelle rispet-
«t: o {L 1L N N l:
Alle adolescenti st addicono collane
?orite ——- collane a colori vivaci che
diano letizia al volti", collane di mar—
gherite, di nontiscordandirme, di con.
chiglie, collane di vetro che rispec-
chino il cielo, il verde dei" campi, col-
lane allegre e buone. '
Marinella Wolf aveva una strana
collana, Lei non se ne accorgeva ma
gli occhi le diventavano duri quando
se l’allacciava, e il viso cattivo, Nel-
la collana di Marinella era-chiuso un
sortilegio — ogni perla signi?cava una
lacrima, una privazione, un dolore. Era
una collana che valeva quattro mi.
lioni.
Ieri ti hanno rubato la tua collana,
Marinella; ed io letta la notizia del
furto, mi sono sorpresa a pensare alla
tua vita. e un'in?nita pena mi pren—
de di te. dei tuoi gioielli troppo pre—
ziosi. della tua vita troppo facile, del
tuo viso troppo truccato
Se fossi stato un ladro, avrei voluto
rubartz' quella collana, Come un buon
ladro antico, un poco triste e roman—
tico, avrei voluto usarla a scopo ai far
del bene. Ne avrei sciolte le perle e
avrei girato il mondo per dOMf‘ne,
ognuna. a chi più la mancasse.
Al bambino più studioso forse (quel.
lo che con le dita intirizzite dal fred—
do terna ancora di fare il suo compì-
to di grammatica ) —— alla "ragazza più
onesta, alla madre più a?ettuosa, alla
sposa che ha saputo attendere al di
là di ogni speranza.
A te vorrei donare in cambio qual.
cosa di molto semplice e buono, qual.
casa che ti avvicinasse alle nostre aio.
vani, alle nostre ragazze laboriose: un
colletto bianco di quelli che donano
grazia ai visi, e luce allo sguardo; o
una collana di margherite o nona"—
scordar ritmo.
Pesa troppo una collana da quattro
milioni. Miriarn
Ma quella sera... Senza dirselo. aveva
no tutti paura: paura che dicesse qual— :,
cosa d’inopportuno, che ra-mmentasse Eve-
lina insomma, o, peggio ancora, che pian—
gesse, desse in ismanie, Sarebbe stato un
gelo, un disastro.
E allora erano stati severi: gli avevano
ordinato di non muoversi dalla sua ca—
mera; avevano »fatto la voce grossa, gli
avevano detto che era vecchio e noioso.
E lui era stato ad ascoltarli con occhi imv
bambolatie la bocca tremante come s‘e
stesse per piangere. E aveva promesso di
essere buono.
Ma proprio all’ultimo, mentre tutti i
tive camere a vestirsi e adornarsi, erano ,
stati chiamati da urli e pianti provenienti
dalla stanza del nonno.
. Piangeva, povero nonno, smaniava. di-
ceva che voleva vedere Evelina, per un
momento solo, magari.
iiin
E la porta si aprì: richiamata da tutto
quel rumore anche Renata si era decisa 4
ad andare a vedere quello che succedeva. ' j
Ed entrò luminosa e bionda, nel suo ae— l
reo abito azzurro. ll nonno la guardò un
attimo, poi i. suoi occhi tornarono ridenti,
come da tanto tempo nessuno li vedeva
più, e anche la bocca sorrise, mentre ave—
va ancora i lacri-moni sulle guance...
——— Evolina —— mormorò —— sei torna-
ta... Ti ho aspettata tanto... E ti ?darnzi
stasera, brava, brava!
Aveva voluto baciare Renata, sempre
.chiamandola Evelina, felice e soddisfatto.
Tutti si erano guardati, in silenzio. Ca—
pirono che il lieve barlume d’intelligenza
che ancora illuminava quella povera men-
te, se n’era andato senza rimedio. Il non—
no era entrato in una perfetta incoscien—
za... Ma non si preoccuparono troppo:
quella sera faceva comodo, per esempio.
E i Farelli erano forse 1 tipi di persone
che pensano al domani?
.Il nonno andò a letto sereno e tran—'
quillo perché glielo aveva ordinato con
dolcezza chata-Evelina, Marmorava tra
se: «‘È viva, è viva, è qui con me... ».
Gli altri ebbero un momento d’imbarazzo
e un fugace dolore'passò nei loro cuori.
Ma gl’invitati cominciavano ad arrivare
e si precipitarono per riceverli, nei salotti .
pieni di luci e di ?ori.
Tutto era allegro, festoso. I ?danzati
si guardavano con trepido amore.
Sù, in camera suakil nonno dormiva
sorridendo placidamente.
Evelina fu de?nitivamente morta, quel— v
“la notte. . Gigliola Dia:
‘* a; ' 7