Numero 10 del 2009
RU 486: la pillola ideologica
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cerà l'ala ruiniana) a ricomporre un
centro di matrice cattolica, interlocuto-
re privilegiato di Oltretevere? Che ruolo
avrà la Lega, la cui originaria cultura
"pagana" - quasi una riedizione paesa-
na del "sangue e suolo" nazista - non ha
mai disturbato il Vaticano, almeno sino
allo scandalo dei respingimenti? Dopo il
caso Boffo/Feltri tutti parlano di libertà
di informazione, ma nell'imbarbarimen-
to generale appare difficile una riforma
vera che promuova il pluralismo, in un
panorama mediatico libero dall'attuale
ondata di omologazione e dall'illusione
di una residua sovranità dell'utente (ba-
sterebbe cambiare canale, ecc.).
L'intolleranza di Berlusconi nei con-
fronti della libertà di informazione e di
critica la si è vista da subito (ricordate
i girotondi intorno alla RAI?) ed ha rag-
giunto livelli parossistici (il delirio di
onnipotenza lo ha spinto a minacciare
persino i giornali stranieri e i portavoce
dell'UE !). Ma in Vaticano le cose non
vanno meglio. Pesa tutta una storia se-
colare di censure, di condanne e di san-
zioni non solo morali. E oggi la Congre-
gazione vaticana per la dottrina della
Fede, ex Santo Uffizio, continua a vigi-
lare, intimidire, punire. Vedi il procedi-
mento avviato nei confronti dei quaran-
ta preti colpevoli di aver firmato l'ap-
pello di "Micromega" per la libertà sul fi-
ne-vita (anche se al momento non c'è
una dottrina definitiva su questo tema,
ma solo dichiarazioni del magistero or-
dinario molto diverse fra loro; lo confer-
mano le parole del cardinal Martini e la
posizione dei vescovi tedeschi che, insie-
me alle Chiese evangeliche, hanno ap-
provato un vero e proprio testamento
biologico). Ma la colpa più grave dei
quaranta preti non è stato il loro dis-
senso, bensì il fatto di averlo proclama-
to pubblicamente.
Perché la Chiesa, che più volte si è di-
chiarata solennemente sostenitrice della
libertà di espressione, è la stessa che, al
di là delle dichiarazioni di intenti, sul
caso scottante della pedofilia non ha
ancora abbandonato la tradizionale
politica della copertura (un manzonia-
no "sopire, quietare"). Lo impone un do-
cumento di massima segretezza datato
1962, che ordina ai vescovi di mantene-
re il totale silenzio sui casi di abuso, pe-
na la scomunica.
Ma attenzione: la scomunica deve
essere estesa anche alle vittime, se par-
lano. No comment.
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Il senso del proprio valore e l'autostima interiore sono i tratti più importanti che noi donne possiamo
avere. Non sto parlando di quel finto narcisismo di certune che pavoneggiano una seduzione infinita
per piacere. Sto parlando del rispetto di sé come esseri umani, unici e irripetibili che conduce al rispetto
dell'altro e alla strenua difesa dei propri diritti di autodeterminazione. Tutte noi donne (mi piace il Noi
veltroniano), me e voi comprese, sono state sminuite e biasimate sin dall'infanzia. Siano state pro-
grammate dalla società e dalla famiglia in modo da pensare e da comportarsi più o meno a essere don-
ne con tutte le frustrazioni, le regole e i regolamenti del caso. Pensateci bene, se guardavo mia madre sapevo che bisognava dare spa-
zio all'uomo bambino, che ogni tanto il marito nervoso e imprevedibile può crudelmente infierire su di te. Negandosi, o distruggen-
do le tue idee, rifiutandosi di sostenerti. Ecco un perfetto esempio di come impariamo i nostri schemi: accettando e ripetendo i com-
portamenti e le convinzioni dell'ambiente circostante. Mi ci è voluto molto tempo, e tanta lettura e altrettanta osservazione per con-
statare che non è questo che come donna e come persona mi sento di volere e di meritare. A mano a mano che cambiava il mio si-
stema di convinzioni interne cominciavo a crearmi un senso di valore e di autonomia. Nel senso di pensare con la propria testa, di
scegliere ciò che mi piace e di tenermi lontana da tutto ciò che trovo disgustoso, ingiusto o semplicemente inopportuno alla mia cre-
scita e al mio futuro. E credo che questa sia l'unica strada: ancor prima di educare l'altro al rispetto, sviluppiamo un forte senso del
nostro valore: solo così non accetteremo posizioni di inferiorità o umiliazioni schiaccianti. Noi spesso cediamo alla dominazione al-
trui solo perché accettiamo e crediamo nel fatto di essere "buone a nulla" di non valere un granché. So che è difficile ammetterlo ma,
se fotografiamo la nostra vita, una sacca di dolore è fatta di mancato rispetto del proprio valore. Mi piacerebbe davvero che tutte noi
donne raggiungessimo l'amore per noi stesse, l'autostima e un posto di potere nella società. Non per sminuire gli uomini - di cui pu-
re abbiamo bisogno - ma per incoraggiare una vera uguaglianza tra i sessi da cui tutti possano trarre beneficio.
Il valore di noi donne
il caso 'Avvenire' e le dimissioni di Boffo, lo scontro duro tra
Governo e Chiesa, le denunce del Presidente del Consiglio a
La Repubblica e l'Unità. Uno scenario cupo che minaccia la
libera espressione delle idee