Numero 5 del 2009
La nuova Europa
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delle "famiglie" contro il modello orto-
dosso di "famiglia", già nel 1981 Papa
Wojtyla aveva istituito il Pontificio
Consiglio della Famiglia cui mise a ca-
po il cardinale colombiano Trujillo,
omofobo dichiarato. E infatti il Family
Day si è dovuto difendere dal sospetto
di una manifestazione non "a favore"
della famiglia, ma "contro" il riconosci-
mento dei diritti agli omosessuali.
Cioè contro i Dico del governo Prodi
che, nonostante fosse stato il primo ad
istituire un Ministero della Famiglia, ca-
de il giorno successivo alla presentazio-
ne dei Dico in Commissione. Sembrereb-
be per una questione di politica estera,
ma "Il (rinato) governo Prodi ha tolto
dal programma i Dico…Monsignore
stia tranquillo…per noi la famiglia esi-
ste e merita tutela prima ancora della
Stato" (A. Satta, Udeur). Come ieri i Di-
co avrebbero aperto al matrimonio
omosex , oggi il testamento biologico
aprirebbe all'eutanasia. Anche il testa-
mento biologico si è lasciato sopire per
anni: nel clima generale di ipocrisia e
quieto vivere in cui tutto rimane irrisol-
to ed immutato, la Cei, simulando dis-
ponibilità ed aperture, ha lasciato pro-
sperare il dibattito finché…finché il ca-
so Welby ha costretto il mondo politico
a legiferare, dunque ha costretto il Vati-
cano ad uscire dal politically correct ri-
chiamando i politici all'ortodossia. An-
zi, al rispetto dei tempi, inducendo un
ceto politico servile a varare in un fine
settimana una legge che aboliva lo Sta-
to di diritto fondato sulla divisione dei
poteri: se la Cassazione ha emesso una
sentenza (caso Englaro) che non piace
al Vaticano, il Parlamento voti una leg-
ge che la cancelli. Che cancelli cioè
l'"habeas corpus", ovvero il riconosci-
mento della sovranità del soggetto sul
proprio corpo, sottraendolo al potere
dello Stato e delle chiese.
Non era certo stata indolore la ferita
inferta dall'art. 7 alla laicità dello Stato
perché, accogliendo i Patti Lateranensi,
ci siamo portati dietro un pezzo di fa-
scismo: i Patti rappresentano la conti-
nuità con un mondo primitivo ed arcai-
co dove domina il privilegio non l'ugua-
glianza, l'autorità non la partecipazio-
ne democratica, gli oscuri conciliaboli
non la trasparenza. Ma la ferita si è al-
largata nel tempo ed oggi siamo in pre-
senza di una gerarchia che agisce sco-
pertamente come una forza politica,
dunque criticabile, ma che riveste subi-
to i panni curiali quando viene critica-
ta. E i politici cattolici? insorgono come
se le obiezioni fossero un delitto di lesa
maestà: ma lo sanno i cattolici del Par-
tito Democratico che si fanno dettare le
leggi dall'Opus Dei ?
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nulla è la sofferenza fisica rispetto alla beatitudine eterna, secondo
alcuni cattolici. Un'idea di vita che DEVE valere per tutti.
Soprattutto per chi deve ricorrere alla medicina e alla scienza
In tempi di crisi economica quando un uomo perde il posto di lavoro o è soggetto a umilianti perdite
finanziarie, è facile che "scarichi" la sua aggressività nel contesto familiare e sulla persona che nel suo
mondo gli è più vicino. Proteste di piazza, collettivi di partito sono pallidi rimedi alla tensione interna
di un uomo violento che se non riesce a controllare una compagna troppo indipendente, tende a com-
portamenti impropri, intimidazioni, micro violenze che preparano il terreno a zuffe e botte e all'ag-
gressione fisica. Inutile dire che è impossibile fare un distinguo tra violenza fisica e psicologica perché
quando un uomo picchia o urta la propria donna, non vuole tanto "farle del male" quanto mostrarle che è lui a comandare ed è lei a
dover imparare a comportarsi "bene".
Sia nelle relazioni affettive che in quelle professionali la violenza spesso si spinge al plagio laddove un individuo manipolatore è in
grado di scoprire il punto debole o vulnerabile che consenta l'aggancio atto a ridurre a brandelli lo spirito dell'altro. Come è facile de-
durre, il bivio che si propone è sempre quello: andarsene o rimanere? Molte donne si fermano a metà strada, non volendo continua-
re a sopportare la violenza ma non sapendo come fare ad andare via. Ma per andarsene, bisogna riconoscere la propria impotenza a
cambiare l'altro e decidere di occuparsi finalmente di sé. Io credo che sia meglio per il futuro occuparsi di prevenzione, ponendo l'ac-
cento sulle forme più sottili di violenza, ossia il dominio e le minacce, sviluppando una sensibilità alla violenza, imparando a identi-
ficarla e a rifiutarla. Si tratta di migliorare la percezione che le persone hanno di se stesse. Ora non tutti gli uomini sono violenti, la
nostra non è una società gestita dagli uomini contro le donne, ma un contesto in cui alcuni personaggi dominanti schiacciano chi sia
più debole, il che include ovviamente le donne. E' la legge del più forte, e questi uomini ci tengono a mantenere il loro potere. Ma esi-
stono anche maschi teneri, sensibili, educati al rispetto dell'altro la cui sicurezza intrinseca potrebbe aprire un varco nuovo alla co-
struzione dei valori maschili. Invito tutte le donne, me compresa, ad assumere il controllo della propria esistenza. Ad educare il part-
ner, rifiutando fin dall'inizio di un rapporto certi eccessi, istituendo regole senza timore di mettere a repentaglio la coppia appena for-
mata. E a chiosa vorrei citare una bellissima considerazione di Giuliana Dal Pozzo che qualche anno fa scriveva: "Dovrebbero però ri-
flettere, davanti a tante ingiustizie e a tanto dolore, anche quelle ambiziose madri di maschi che educano i figli come esseri superio-
ri solo in virtù del loro sesso, quelle irragionevoli fidanzate che accettano lo schiaffo come semplice e forse lusinghiera prova d'amo-
re, quelle pavide mogli custodi di una tradizione che trasforma in merito il sacrificio femminile, quelle cittadine convinte che nel mon-
do debba esserci chi comanda e chi ubbidisce…."
Così fragili, così violenti