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Numero 10 del 2010

Bio diversa mente


Foto: Bio diversa mente
PAGINA 9

Testi pagina 9

7noidonne | ottobre | 2010
lazione tra donne con la realtà del-
l’esplodere del lesbismo finalmente
alla luce. L’arena era il simbolico.
I problemi della rappresentanza in-
terni ed esterni furono azzerati: ‘nes-
suna donna poteva rappresentare
un’altra donna’. Si abolì natural-
mente e giustamente il tesseramento.
Per fortuna ci restò l’impegno e la co-
struzione di un archivio (prezioso), ma
con un archivio non si costruisce una
politica, un orizzonte, un fu-
turo. Di quella scelta non si è
mai potuto fino in fondo par-
lare. Ogni richiamo era, è, ta-
ciuto e cancellato come coda di
una dipendenza ai partiti del-
la sinistra. Intanto, con le P.O,
si sono rovesciati i pesi: nelle
istituzioni si elaborava e attuava
politica e rappresentanza men-
tre il ‘movimento’ era fuori.
Questo non vuol dire che il
concetto, ed anche i percorsi delle
Pari Opportunità, non abbiano una
valenza importante e una giustifica-
zione. Nello scioglimento o nel ri-
comporsi dei partiti presenze e pra-
tiche preziose interne di donne scom-
parvero finché iniziarono i governi
senza storia, senza storie di donne.
E siamo alle escort.
Non si tenne conto che il cammino e
la pratica di autonomia di pensiero e
di pratiche nell’UDI era ormai radi-
cato fortemente e si trattava di darle
semmai una cornice di sviluppo ul-
teriore con una ricchezza di forme e
di rapporti e con una organizzazione
in grado di costruire conoscenza e
strategie per gli obiettivi e i collega-
menti capaci di assemblare una for-
za, un legame con i centri antiviolenza
e con le mille forme di aggregazione
femminile e di guardare al Parla-
mento, ai Consigli comunali, alle isti-
tuzioni culturali come interlocutori
ineludibili dei progetti, delle idee, dei
‘modelli’.
Nonostante tutto, la situazione di cui
parla Giancarla mentre ci pone il pro-
blema della quasi invisibilità politica del
movimento delle donne, ci sottolinea
l’enorme ricchezza della presenza fem-
minile nel campo culturale e sociale e
anche politico con miriadi di forme or-
ganizzate.
L’UDI nel ricostruirsi nel 2003 ha
avuto un tema forte: ‘Im-
pariamo a dire noi dopo
aver imparato a dire io’. A
me sembra però che essa è
oggi, stretta nel ‘complesso’
di dover dimostrare di non
essere di sinistra, di non es-
sere istituzionale, di essere autonoma
e separatista.
É tempo di congresso per l’UDI: si può,
aprendo a tutto il mondo delle donne
che ci sta, aprire un grande dibattito su
che cosa e come vogliamo e dobbiamo
essere come soggetto politico fondan-
te del modo d’essere di una democra-
zia “paritaria”?
Tantissime donne - sindacaliste, la-
voratrici, intellettuali, insegnanti,
giornaliste, attrici, scrittrici, registe, ri-
cercatrici, scienziate - possono oggi es-
sere interessate a costruire per le
donne una nuova forma di soggetti-
vità politica autonoma?
Esse sono una ricchezza sempre meno
invisibile che si evidenzia ‘persino’
nella politica. (Vedi la potenza delle pa-
role di Rosi Bindi, il protagonismo di
singole deputate e giornaliste. Vedi la
forza assunta dal termine ‘dignità fem-
minile’).
Forti anche dei legami, dei rapporti
che con la Campagna del 50E50 e del-
la Staffetta contro il Femminicidio ab-
biamo costruito, possiamo costruire
una UDI come un centro che si irra-
dia e si collega con i nuovi mezzi tec-
nici (bella la novità della operazione
‘womenpedia’!) cambiando quello
che oggi mi appare una forma di tes-
seramento pesante e accentrato e
che peraltro non ha regole di rap-
presentanza. C’è di fronte a noi un
passo essenziale che riguarda diret-
tamente il concetto di democrazia pa-
ritaria e la libertà, che è il cam-
biamento radicale della legge
elettorale che oggi toglie la liber-
tà di scegliere e dare significato al
concetto di rappresentanza e di
genere. Noi abbiamo con giusta
scelta presentato una legge in
merito e di cui non abbiamo
quasi più parlato. (Come facem-
mo nell’82 con la legge contro la vio-
lenza sessuale...). 50E50 non può re-
stare solo una cornice. Oggi è il tem-
po, di fronte e dentro il Parlamento
e nelle Regioni, di essere protagoni-
ste doppiamente interessate ad in-
tervenire per non subire nuove ele-
zioni dove siamo merce da scegliere
e non protagoniste del nuovo eserci-
zio di libertà, di parità nell’esercizio
del potere pubblico e di una nuova
cultura di donne e uomini senza vio-
lenza, senza razzismi e omofobie,
guardando non solo intorno a noi ma
al mondo che ora è diventato uno e
ha dentro, centrale, il problema del-
la concreta libertà femminile. n
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