Numero 10 del 2012
Futura: Il domani che è tra noi / 2
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sono già una forma purgatoria dal peccato. Opinione que—
sta destinata a perdersi col tempo. La contesta, ad esem-
pio, Gregorio Magno secondo il
quale le pene purgatorie sono sofferte
negli stessi luoghi in cui si è pecca-
to. Anche questa idea non verrà re-
cepita mentre sarà di esempio l’uti—
lizzazione politica che Gregorio fa
dell’aldilà (il re Teodorico precipita
nella gola dell’Etna, all’inferno).
Nella stagione della prima scolasti-
ca facilitano il concretizzarsi del
purgatorio l’ambiente intellettuale
parigino e Cluny dove, in un sermone
di Pietro Comestore, compare per la
prima volta la parola purgatorio come sostantivo. Sem—
pre i cluniacensi, con l’istituzione della commemorazio-
ne dei defunti (due novembre), non solo rinsaldano la so-
O
1 E di Catia lori
NUOVI ORIZZONTI DI SPERANZA
n'amica coetanea mi confessa dl
U provare un indomito senso di
paura. Ogni giorno la paura fa ca-
polino nei suoi pensieri. Peri figli che
crescono e si capiscono sempre meno,
per il marito assente e preso dalle an-
sie professionali, per una sua persona-
le inquietudine nell’affrontare un futu-
ro saturo di incertezze e tensioni im-
previste. Tutti hanno paura. Noi donne
siamo più portate ad esprimerla aper-
tamente, sapendo che fa parte della vita.
Ma molte di noi tentano di scansarne gli
attacchi, immergendosi in mille attività ,
reprimendola con l'uso di psicofarmaci
o abolendola dal proprio dialogo inte-
riore. Eppure quanto più la neghia-
mo,tanto più essa si rafforza, inse-
guendoci in tutti gli ambiti della nostra
giornata. La strada più importante è non
reprimerla mai ma affrontarla, parlan-
done, condividendola con qualcuno che
ci conosce bene ed è capace di portar-
ne il peso. Invece di considerarla qual-
cosa di ostile e morboso da nasconde-
re o combattere, abbiamo modo di far-
cela amica. Dobbiamo capire se ci vuo-
le dire qualcosa di importante per noi,
segnalandoci un limite da superare. Di
che cosa abbiamo concretamente ti-
more? Degli uomini? Di quali in parti-
colare? Del loro giudizio o della loro fre-
quente incapacità di comunicare? O è la
paura di perdere l'affetto dei nostri
cari, di non riuscire a procurarci da vi-
vere, di restare sole e di dovere affron-
tare tragici abbandoni? Quando il dia-
logo con la paura si concretizza, le to-
glie gli elementi pervasivi che spesso ci
sommergono e ci rendono incapaci di di-
fenderci. La paura della malattia mi co-
stringe a vivere con consapevolezza il
mio stato di salute godendomelo attimo
dopo attimo fino in fondo. E la paura del-
la morte è un invito a vivere intensa-
mente ogni istante, a non vivacchiare in
lidarietà fra i vivi e i morti ma riconoscono ai vivi, e alla
chiesa in particolare, una eccezionale forma di potere: la
possibilità di intervenire nell’aldi-
là . Una posizione rifiutata da catari
e valdesi, successivamente dalla
Chiesa greca, infine da Lutero (“il
purgatorio e un’invenzioneâ€). Ma
è proprio nella lotta contro gli ere-
tici che la chiesa romana mette a
punto la dottrina del purgatorio
(secoli XII e XIII) quando si spe-
gne il millenarismo (il mondo non
è finito con l’anno mille). Affer—
matasi la borghesia comunale col
suo nuovo sistema di valori legato
all’operare qui, sulla terra, Dante scrive la “Commediaâ€:
“La seconda cantica è una conclusione sublime alla len-
ta genesi del Purgatorio†(Le Goff). I
maniera superficiale perdendo di vista
le mie personali priorità . Non c'è titolo
che non contempli la parola felicità o di-
ritto al successo, non esiste psicologo o
consulente che non si imponga di farti
esprimere il meglio di te per potenzia-
re il successo personale, eppure la realtÃ
non cambia se mettiamo gli occhiali rosa
del pensiero positivo. Certo, l'ottimismo
aiuta sempre ma occorre accettare la to-
talità della nostra vita anche con le cri-
si e i suoi fallimenti. La paura è sempre
anche un'opportunità , ci indica che
qualcosa di nuovo sta crescendo. Ai gior-
ni belli si aggiungono momenti bui e di-
sperati ma anche questa è vita vera, ca-
pace di regalarci autenticità , di abban-
donare arroganze stupide e di indurci a
camminare, questo si, con più semplicitÃ
nel futuro. Di questo abbiamo bisogno
oggi: calma e solidità per costruire nel
rispetto di questa epoca vessata e ca-
povolta nuovi orizzonti di speranza.
noidonne | ottobre | 2012
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