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Numero 1 del 2012

Il meglio di noi


Foto: Il meglio di noi
PAGINA 9

Testi pagina 9

Quadri di: Carlos Vilarino, Trinidad [Cuba]



“glocale”, e la scomparsa dei confini territoriali si è ac-
compagnata ad una omogenea scomparsa dei confini fra
le religioni. Globalizzazione vuol dire conoscere non una
sola voce ma la plurivocità di un mondo liquido e poro-
so, dai confini sfumati e impermeabili, in un rimescola-
mento generale che può generare non solo incertezza ma
anche paura; e quando l’identità entra in crisi, per non ri-
trovarsi senza volto e senza radici, molti si aggrappano alla
memoria, alla terra, alle tradizioni. Se però l'Io si raffor—
za attraverso il non-Io ritorna la xenofobia, una malattia
che strumentalizza la religione dei padri per giustificare
la negazione dell’Altro e la pretesa di alzare confini (vedi
la Lega). Ma costruire la propria identità sulla dicotomia
Noi-Loro nell’età della globalizzazione è anacronistico poi-
ché la prospettiva nazionale è stata sostituita da quella co—
smopolita e dunque anche in campo religioso il legame
terra, etnia, religione sfuma. Questo legame negli Stati-
nazione europei, grazie al patto trono—altare, si esprime—
va in passato nel concetto di religione di Stato e di “re-
ligio licita" (concessione del diritto di culto alle minoranze
religiose, in cambio ovviamente di tasse). Questa forma
di compromesso fra il lecito e l’illecito, instabile perché
non salvava né dalle persecuzioni né dalle espulsioni pe-
riodiche, è stata storicamente superata dalla proclamazione
dei diritti dell’uomo, bollati da Leone XIII come ispira-
ti a “libertà sfrenata". Oggi però le Chiese cristiane ne ri-
vendicano la paternità quale naturale sviluppo del loro
messaggio, anche se la confessione cattolica, mossa dal-
la categoria mentale della “purezza”, rimane la più chiu-

sa alla promozione dei diritti. Infatti l’alto magistero, sen—
tendosi investito della missione di preservare un’identi-
tà “pura” (un ideale che, se portato alle estreme conse-
guenze, arma la mano dei terroristi) rimane rigido su al—
cune posizioni di principio, ad esempio sul tema della con-
traccezione (anche di fronte alla tragedia dell’Aids) o su
quello del sacerdozio femminile, un istituto che aiuterebbe
a contrastare quella mortificante Visione della donna che
vive tuttora nell’immaginario collettivo, frutto di secoli di
cultura patriarcale e misogina. Ma la Chiesa Valdese in Ita—
lia è guidata da una “pastora” e il sacerdozio femminile
è presente in altre chiese cristiane, fra gli ebrei ed alcu-
ni movimenti religiosi (o sette?) nate da sincretismo fa—
vorito dalla globalizzazione.

Può la Chiesa cattolica rimanere chiusa entro i suoi con-
fini senza aprirsi alla contaminazione, alla “rivoluzione”
di un secolo cosmopolita? I

CIAO, LEDA

Leda Colombini non c'è più e il dolore, alla notizia della sua
improvvisa scomparsa, è stato immediato. E forte. Perce—
piamo certe persone come parte del nostro spazio vitale, del-
l'orizzonte entro cui ci muoviamo, e non consideriamo il
passare degli anni nei suoi ordinari effetti. Per uno strano



meccanismo - forse di protezione — pensiamo che l'invec—
chiare riguardi altre persone e dimensioni. Così era per Leda,
che incontravamo negli appuntamenti delle donne o quando
era lei a convocarci per le iniziative a tutela dei bambini in car—
cere di A Roma insieme, l'associazione che lei stessa ha fon—
dato e a cui ha dato in questi ultimi diciotto anni tutta la sua
attenzione. L'impegno politico e umano di Leda è stato dedi—
cato ai diritti delle donne in anni in cui le lotte erano dure e in
cui gli scontri, anche fisici, con chi quei diritti doveva conce-
dere richiedevano passione e determinazione. Questo tratto
ha accompagnato tutta l'esistenza di Leda, radicato come era
nelle sue umili origini di campagna. E con analoga sobrietà
anche di recente parlava alle giovani: "Quello che potevamo
fare, noi l'abbiamo fatto e continueremo, per quanto possi—
bile, a fornire tutta la nostra esperienza e il nostro supporto,
però adesso tocca a voi". Una saggezza antica, quella di Leda,
che con una nobile leggerezza ha avuto la capacità di essere
parte attiva e propositiva, fino all'ultimo momento della sua
vita, senza incombere e senza togliere. Una vita bella, la tua,
Leda, che ha regalato bellezza anche a chi ti ha incontrata e
conosciuta. Grazie da tutte noi.

noidonne | gennaio | 2012





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