Numero 10 del 2015
Madri
Testi pagina 9
7Ottobre 2015
se indirettamente, che in Italia lo Stato subappalta la
scuola dell’ infanzia alle scuole private. Spinto da mo-
tivazioni strettamente ideologiche, Toccafondi, sottose-
gretario della Repubblica italiana, e con lui i suoi sodali,
finge di ignorare che la Repubblica ha l’obbligo tassativo
di istituire scuole di ogni ordine e grado affinché i giovani,
formati sui principi della Costituzione, divengano citta-
dini rispettosi dei valori che hanno ispirato il dettato co-
stituzionale nato dalla Resistenza: libertà, uguaglianza,
solidarietà. Laddove il progetto educativo delle scuole
private religiose rispecchia quello dei genitori degli stu-
denti, cioè di un numero ristretto e selezionato di perso-
ne che, convinte di agire per il meglio, chiudono i figli
in un orto delimitato dove
non c’è confronto con altre
idee, abitudini e stili di vita:
una scelta più funzionale
alla vita della comunità ec-
clesiale che non alla pro-
mozione dello spirito cri-
tico, della libertà di scelta
e della solidarietà civico-
politica.
Se dunque i principi ispi-
ratori delle scuole pro-
mosse dai privati sono
diversi da quelli che stan-
no a fondamento della
scuola pubblica, va rico-
nosciuta la radicale, insu-
perabile diversità fra i due
tipi di scuola, l’impossibi-
lità di trattare da “pari” il
pubblico e il privato. No-
nostante il “sistema parita-
rio integrato” introdotto da
Berlinguer. E ci piacerebbe
ascoltare da un alto rappre-
sentante del clero cattolico
le parole pronunciate da
Soheib Bencheikh, ex imam
di Marsiglia (Micromega n. 4/2015): “Prima di tutto la fede
non è la religione. La religione è un insieme di credenze
accompagnate da una pratica rituale. … La fede no, la
fede riguarda il mistero, è inintelligibile. La fede non sca-
turisce da un’attività cerebrale. Non è una scelta. Io non
posso dire ‘Ecco domani deciderò di essere credente o
meno credente o più credente’. No, è come un germe che
nasce dentro di noi, è in noi, è più forte di noi.”
Da molti anni le donne si sono organizzate, talvolta in pie-na autonomia più spesso con lo stimolo e il sostegno di ostetriche o di consultori familiari, in gruppi di auto-
aiuto, soprattutto per il sostegno dell’allattamento al seno. Lo
scambio di esperienze e di riflessioni ha favorito una crescita di
consapevolezza e un incremento dell’autostima, spesso messa
in discussione dalla medicalizzazione del percorso nascita con
tutto il suo portato di paternalismo direttivo che produce dise-
mpowerment.
L’esperienza vissuta ha permesso di recuperare il senso delle
proprie competenze, anche per contrastare e rigettare il tentati-
vo, più o meno consapevole non importa, di biasimo delle vittime.
“Il tuo latte non è sufficiente”, “il tuo latte non è buono” e così via
sproloquiando. Quante volte le donne si sono sentite dire queste
sciocchezze per convincerle a passare all’alimentazione artificia-
le (con latti di marca, naturalmente) e allo svezzamento precoce
imponendo ricette cervellotiche, omogeneizzati e così via?
Lo scambio di esperienze e le riflessioni alla luce delle evidenze
scientifiche ha favorito la presa di coscienza delle donne che le
difficoltà erano conseguenza di pratiche subite e non di incom-
petenza. Dal taglio precoce del cordone, all’impedimento di un
serio contatto pelle-pelle, al sequestro del/la neonato/a per ore
(senza ragionevole motivazione) impedendo l’attacco al seno
precoce con un effetto straordinariamente deleterio di disem-
powerment sul/la neonato/a. È stato ampiamente dimostrato,
anche dalle ricerche “population based” dell’Istituto Superiore
di Sanità, che l’impedimento dell’avvio corretto dell’allattamento
al seno, è determinante per l’insorgenza di problemi che, se
non affrontati e risolti con l’ausilio di persone esperte, portano
all’interruzione di tale vitale modalità di nutrimento. E, come è
noto, non si tratta solo di nutrimento ma di sviluppo di relazione
amicale (come ben descritto da Marques ne “l’amore al tempo
del colera”) tra persone autonome, modello universale di rela-
zione promuovente benessere tra le persone.
Ancora più importante è l’opportunità di riflettere, sempre alla
luce delle evidenze scientifiche (con una enorme disponibilità
di informazioni grazie a internet, ora usufruito da oltre il 60%
delle donne prima e durante la gravidanza) sulle irragionevo-
li modalità dell’assistenza in gravidanza, durante il travaglio, il
parto e il primo puerperio. La, seppure ancora minoritaria ma
crescente, richiesta del parto a domicilio o in case di maternità
con assistenza garantita dalle ostetriche ne è testimonianza.
I gruppi di auto-aiuto dovrebbero pretendere che si documen-
ti con indagini epidemiologiche indipendenti - anche nella loro
specifica sede locale - quale è la qualità dell’assistenza alla
luce delle linee guida e delle raccomandazioni internazionali e
dovrebbero maturare una capacità di stakeholder nei confronti
delle autorità sanitarie per i cambiamenti auspicati.
Maternità, allattaMento
e gruppi di auto-aiuto
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