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Numero 1 del 2015

Forti e fragili come adolescenti - Speciale Rebibbia


Foto: Forti e fragili come adolescenti - Speciale Rebibbia
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Testi pagina 9

7Gennaio 2015
“misterium iniquitatis”, al mistero del male; vedi il caso di
M. M. Degollado (pedofilo, affarista, dissoluto, puttanie-
re padre di 5 figli) che solo dopo l’ennesimo scandalo è
stato allontanato dalla guida dei Legionari di Cristo, una
delle più potenti cordate dell’apparato curiale da cui at-
tingere potere e danaro. Così come da Comunione e Li-
berazione e dall’Opus Dei franchista, o dai responsabili
dello IOR, nessuno dei quali ha pagato, neppure il cardi-
nal Marcinkus, sottratto alla giustizia secolare dopo l’affa-
re del Banco Ambrosiano. La memoria di papa Roncalli
dunque, abbinata a quella di Wojtila, promuove agli altari
una figura controversa: il papa della “Pacem in terris” ha
condannato l’aggressione all’Iraq, ma ha definito “giusta”
la guerra alla Jugoslavia (oggi Bergoglio non vuole bombe
neanche sull’Isis), il paese che, col riconoscimento della
cattolica Croazia, il Vaticano ha contribuito a smembrare.
E a liberare dal comunismo. Come in Polonia sovvenzio-
nando Solidarnosc, o in Cile affacciandosi al balcone con
Pinochet, o facendo avanzare il processo di beatificazione
di Pio XII, il papa che per salvare l’Europa dal comunismo
ateo, ha tenuto un atteggiamento ambiguo verso le ditta-
ture. Infatti molti fedeli si augurano venga fatto santo non
Pio XII, percepito come simbolo dell’antisemitismo, ma
Oscar Romero (giunto a Roma per denunciare a Wojtyla
le violenze del governo militare, ma inutilmente) e critica-
no il “santificio” perché “le 1.338 beatificazioni e le 132
canonizzazioni (proclamate da Wojtyla) … sono più del
doppio dell’insieme di quelle avvenute durante i pontificati
degli ultimi quattro secoli” (H.Kung). Grazie anche al suo
carisma che ha sedotto i fedeli e mass media, Wojtyla ha
celebrato una religiosità dei santi, dei miracoli, delle ap-
parizioni, insomma della devozione popolare assimilabile
all’idolatria intrisa di superstizione. Con la sua proclama-
zione a santo insieme a Roncalli, la Chiesa con un “gesto
astutamente equilibratore … ha dimostrato pubblicamen-
te quanto la canonizzazione sia diventata un fatto politico
che rischia di svalutare l’idea che i santi siano prima di
tutto modelli per indicare alla gente comune come vivere
una vita santa” (P.Vallely). b
Quale è il corrispettivo delle tasse? Non vi è dubbio che sia la qualità dei servizi, senza differenze per condizione sociale, come detta la nostra Costituzione.
La semplice disponibilità degli stessi servizi è solo una condizione
necessaria ma non sufficiente. Ogni operatore deve sentirsi etica-
mente obbligato a contribuire per la sua parte a tutelare, promuo-
vere e proteggere il bene comune, facendosi anche parte dirigen-
te senza assumere le colpe di altri come alibi per non fare al meglio
tutto quello che comunque può fare nelle condizioni date.
A maggior ragione e con maggiore responsabilità chi ha com-
piti di dirigenza tecnica e amministrativa deve rispondere su
tutti i piani della qualità dei servizi, qualità che deve essere ap-
prezzabile con opportuni indicatori di processo, di risultato e
di esito. È compito delle Camere elettive stabilire gli obiettivi
di benessere da raggiungere, per i quali è necessario investire
le risorse pubbliche provenienti dalla tassazione ed è evidente
che chi ha compiti di governo politico, amministrativo e tecnico
deve adottare strategie operative che garantiscano il raggiungi-
mento degli obiettivi di benessere e ne risponde.
Utilizzare le risorse con sprechi è colpa grave quando ci
sono conoscenze consolidate per evitarli, non valutare costan-
temente la qualità nella pratica, ma limitarsi a contare quante
attività sono state svolte senza preoccuparsi dell’appropriatez-
za in termini di efficacia e di utilità è colpa grave. Una attività
notoriamente inefficace non è solo spreco ma anche danno;
così come è spreco e danno se una attività conosciuta efficace
e raccomandata in alcune circostanze è rivolta a chi non ne ha
bisogno, in tal caso si può stare certi che al troppo corrisponde
sempre l’esclusione di alcune persone (sistematicamente quel-
le più povere, piove sempre sul bagnato!) per le quali invece ci
sarebbe una reale utilità, con il paradosso di fare troppo e non
fare abbastanza.
Nel campo della salute gli sprechi si mangiano almeno il 30% del-
le risorse e senza la valutazione della qualità, unica modalità per
controllarli, si favorisce la corruzione che si mangia un altro 5%.
Il percorso nascita, prevalentemente espressione di fisiologia,
è pervaso da sprechi per interventi inutili, inefficaci e inappro-
priati e, sempre, dannosi. Cosa aspettano i professionisti, i di-
rigenti tecnici e amministrativi e chi governa a perseguire con
determinazione la qualità invece di inventarsi sempre nuove
architetture istituzionali, seguendo le mode spesso esterofile?
Che intervenga la magistratura? Che si venga assediati dalle
comunità finalmente consapevoli e culturalmente attrezzate a
valutare la qualità dei servizi avendo acquisito competenze nel-
la valutazione degli indicatori della qualità? È concepibile, tanto
per fare un esempio clamoroso, che solo poco meno del 5% dei
centri nascita possa essere classificato per le buone pratiche
“ospedale amico del bambino”? e come dovremo classificare
il restante 95%?
PERCORSO NASCITA
E SPRECHI INACCETTABILI
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