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Numero 12 del 2008

E tu di che Natale sei?


Foto: E tu di che Natale sei?
PAGINA 8

Testi pagina 8

Faremo a lungo i conti con la vittoriadei democratici negli Stati Uniti, vit-
toria storica per molte ragioni. In primo
luogo per la metodologia elettorale di
cui anche in Italia si dovrà tenere con-
to: comizi a tappeto, lavoro porta a
porta, ma anche milioni di telefonate e
lavoro intensivo di blog e e-mail. Poi,
Fund raising - che vuol dire raccolta di
danaro - fatto con tutti i mezzi, soprat-
tutto quello popolare a mezzo telefoni-
ni. La mobilitazione delle coscienze si è
basata sul richiamo a principi non
astratti e su nuove, non facili politiche.
Nella lista delle promesse la riduzione
delle emissioni di anidride carbonica in-
sieme con la produzione di auto elettri-
che; il ritiro delle truppe dall'Iraq e il
controllo, a beneficio dell'attività diplo-
matica, dei servizi segreti per evitare le
false prove della guerra in Iraq; l'atten-
zione militare sull'Afganistan e il Paki-
stan e l'attacco al terrorismo; l'elimina-
zione delle armi nucleari dal pianeta e
la regolarizzazione dei milioni di armi
private dei cittadini americani; il rad-
doppio degli aiuti Usa per dimezzare la
povertà estrema e i diritti umani, l'abor-
to, i matrimoni omosessuali (appena
negati dal referendum popolare in Cali-
fornia).... Risultato: una partecipazione
eccezionale di votanti e la maggioranza
democratica nei due rami del Parlamen-
to.
Oppure è vero che le promesse non
sono state meno importanti del richia-
mo implicito nel colore della pelle che
ha determinato sia la partecipazione
dei più svantaggiati di solito rinuncia-
tari, sia dei veri democratici antirazzi-
sti? Obama è stato - e resta - un manife-
sto vivente del suo motto: We can. Spe-
riamo che ce la possa fare anche gui-
dando la barca che naviga acque tanto
tempestose. Le crisi non portano bene ai
governi progressisti se non mantengono
le promesse elettorali mentre incalza la
disoccupazione e la gente impoverisce.
Solo il bravo statista sa persuadere che
i sacrifici valgono la pena e salva la
bandiera della democrazia, facendo
della crisi un fattore positivo che può
aiutare il paese. Speriamo che l'auspicio
possa valere anche in Europa.
Ma una cosa va evidenziata: il colo-
re ha battuto il genere. WE CAN'T.
Come a metà del XIX secolo alle don-
ne che invitavano le altre donne alla
partecipazione perché il governo aveva
ammesso al voto i coloured , la Supre-
ma Corte rispose che no, la parola man
(uomo) era da intendersi come male
person: solo i maschi accedevano i di-
ritti elettorali attivi. Oggi il popolo
bianco, nero o latinoamericano confer-
ma.
Personalmente continuo a pensare
che Hillary Clinton avrebbe dato mag-
giori benefici anche agli americani neri,
ma non è più questo che conta. Conta
che il popolo si riconosce nel potere
"neutro". Come abbiamo sempre detto:
maschile. Non si sa ancora come (e se)
il leader prescelto darà soluzione alla
crisi che sta metten-
do alla prova chi ha
perduto la casa per i
fallimenti di manag-
er e banche o come
navigherà nella po-
litica internaziona-
le. Intanto la disoc-
cupazione cresce,
americani continua-
no a morire a Bag-
dad; la moral majo-
rity si farà sentire (il
Vaticano non ha
propriamente bene-
detto questa elezio-
ne); la riforma sani-
taria richiederà i
suoi anni; la scelta
ecologica, che può diventare un grosso
business, non realizzerà rilanci econo-
mici in breve... E' nella solidarietà di tut-
to il popolo nella navigazione che si ve-
drà quanto sia vero che we can. Non so-
lo in Usa.
Anche nella generalizzazione neutra
"we", noi, noi donne, come ci stiamo?
Insieme nell'entusiasmo, nella scelta di
un leader? Contro la Palin reazionaria?
e perdenti nel sostenere Clinton? Obama
non ha detto "metà governo alle donne",
anche se qualche ministra la recluta.
Ma non ci sono state donne che abbia-
no chiesto di esserci come "genere".
Il femminismo americano non è di si-
curo un capitolo di retorica letteraria e
ha compreso anche un'ala rivendicativa
di diritti propri di ulteriore "differenza"
dicembre 2008 noidonne8
We can? No, WE can’t
Made in U.S.A.
Giancarla Codrignani
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