Numero 7 del 2008
Vacanze: turismo a 360°
Testi pagina 8
L'Italia, più di altri paesi, rischia mol-to a causa di radicati pregiudizi che
confondono la fenomenologia religiosa
con la sostanza di qualunque "fede", an-
che laica. Il salto nel terzo millennio
comporta i rischi di ogni passaggio "in
avanti" e la tentazione di confondere la
retromarcia con l'accelerato-
re è dietro l'angolo. La me-
moria del passato, infatti, è
fondamentale, ma non per
ritorni nostalgici.
L'antropologia ha inse-
gnato che anche i valori
viaggiano con la storia: le
aspirazioni umane restano
alte nel cuore umano, ma si
evolvono e ci aspettano su
mete ancora lontane. Il sen-
so del "sacro", tuttavia, per-
siste e spesso inquina le reli-
gioni, i cui messaggi fonda-
tivi sono di ben altro signifi-
cato.
Gli antichi Greci e Roma-
ni, per aver simboleggiato il
divino nelle forme umane, si
sono sottratti a molti rischi
del monoteismo, mentre l'e-
braismo, che riconosce un Dio unico
creatore che non vuole essere conosciu-
to né nominato "invano" e che richiama
gli umani a preoccuparsi non di lui, ma
della rettitudine del proprio agire, ha
avuto la presunzione di conoscerne la
Legge, di avere una casta sacerdotale
che la interpretava per tutti e rendeva
temibile la divinità. Politeisti e monotei-
sti hanno trasmesso una "sacralità" pa-
triarcale, connotata da tabù sessisti che
mortificano il femminile. E hanno dato
alle religioni il connotato del potere.
Il Cristianesimo ricondusse il divino
ebraico ad una storia da vivere in ter-
mini universali e ridusse la legge ai due
comandamenti dell'amore: per Dio e per
il prossimo. Nacque, dunque, come reli-
gione depurata sia dal sacro antropolo-
gico, sia dalla logica del potere. L'inevi-
tabile necessità di darsi un'organizza-
zione ha limitato la libertà della fede.
L'Islam, che completa la triade dei
monoteismi, pur libero da centralismi
vaticani, ha ripreso il valore autoritario
della legge divina, inchiodando all'ob-
bedienza la responsabilità individuale e
ribadendo l'inferiorità della donna.
Nel terzo millennio dell'avanzamen-
to cognitivo che ha portato le scienze ad
avanzare in ogni direzione, dal macro-
cosmo dell'universo al microcosmo del-
la cellula, le religioni sono ragionevol-
mente a rischio. Ma la complessità del-
le stesse innovazioni tecnologiche mette
in crisi le ipotesi etiche e suscita paure,
luglio-agosto 2008 noidonne8
Crisi del “religioso”, rischi del “sacro”
Chiese
Giancarla Codrignani
1. La religione continua a giocare un ruolo importante
nella vita di molte donne europee. D'altra parte, siano esse
credenti o no, la maggior parte delle donne in un modo o
nell'altro è presa di mira dalla posizione delle differenti reli-
gioni riguardo alle donne, o direttamente o tramite la loro
tradizionale influenza sullo Stato.
2. Questa influenza raramente è inoffensiva: i diritti delle
donne sono spesso limitati o disprezzati in nome della reli-
gione. Per quanto la maggior parte delle religioni predichi
l'uguaglianza tra uomini e donne davanti a Dio, esse attri-
buiscono loro ruoli diversi sulla terra. Degli stereotipi di
genere motivati da credenze religiose hanno conferito agli
uomini un sentimento di superiorità che è sfociato in un
trattamento discriminante sulle donne da parte degli uomi-
ni, spinto sino al ricorso alla violenza.
3. A un'estremità della scala figurano le violazioni più
gravi dei diritti fondamentali delle donne, come i pretesi
"delitti d'onore", i matrimoni forzati, le mutilazioni genitali
femminili, che - benché ancora rare in Europa - sono in
aumento dentro certe comunità.
4. All'altro estremo della scala, si osservano forme più
sottili e meno clamorose di intolleranza e discriminazione
che sono molto più diffuse in Europa - e che possono esse-
re altrettanto efficaci ai fini della sottomissione della
donna, come il rifiuto di mettere in discussione una cultu-
ra patriarcale che considera il ruolo di sposa, di madre e di
angelo del focolare come modello ideale e rifiuta di adotta-
re misure positive a favore delle donne (per esempio nel
quadro delle elezioni politiche).
5. Tutte le donne che vivono negli Stati membri del
Consiglio d'Europa hanno diritto all'uguaglianza e alla
dignità in ogni ambito della vita. La libertà di religione non
può essere accettata come pretesto per giustificare le vio-
lazioni dei diritti delle donne, siano esse palesi o subdole,
legali o illegali, praticate con o senza il consenso teorico
delle vittime: le donne.
6. E' compito degli Stati membri del Consiglio d'Europa
proteggere le donne contro le violazioni dei loro diritti in
nome della religione, e promuovere e mettere pienamente
in atto la parità dei sessi. Gli Stati non devono accettare
alcun relativismo culturale o religioso in materia di diritti
fondamentali delle donne. Essi non devono accettare né
giustificare la discriminazione e la disuguaglianza che col-
piscono le donne per ragioni quali la differenziazione fisica
o biologica fondata su, o attribuita alla, religione. Essi
devono lottare contro gli stereotipi sul ruolo delle donne e
degli uomini motivati da credenze religiose, e ciò fin dalla
più giovane età, comprendendo anche la scuola.
Donne e religione in Europa - Risoluzione 1464 (2005)