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Numero 5 del 2008

Donne elette: tutto è cambiato, nulla è cambiato


Foto: Donne elette: tutto è cambiato, nulla è cambiato
PAGINA 8

Testi pagina 8

“I risultati delle elezioni politiche del
13 e 14 aprile porgono alla nostra at-
tenzione una situazione su cui riflettere
molto". Della scrittrice Clara Sereni, tra
i protagonisti della nascita del PD, ab-
biamo accolto alcune riflessioni nei
giorni immediatamente successivi al vo-
to. "Non si può non riconoscere al Parti-
to Democratico di aver fatto un'impresa
straordinaria di salvataggio. La distan-
za che c'era tra il PD e la CdL al mo-
mento della caduta del governo Prodi
era enorme e, credo per generosità, si è
parlato solo di 20 punti a settembre, ma
probabilmente a gennaio il divario era
più ampio. Il risultato ottenuto, comun-
que, mette sulla scena politica un parti-
to che è ancora in larghissima parte da
costruire, ma che c'è e ha grandi respon-
sabilità. Un partito che, data la scom-
parsa della sinistra a livello parlamen-
tare, dovrà necessariamente interloquire
con quella parte. Direi di più: forse in
qualche modo dovrà farne proprie le
istanze, visto anche che l'altro dato che
ci consegnano queste elezioni è che il
fantomatico sfondamento al centro che
si insegue da anni neanche questa volta
si è verificato. Anzi, forse c'è stata qual-
che fuga". Allora quali sono le conclu-
sioni da trarre? "Tutto questo ci dice
quello che avremmo dovuto capire da
anni, ma che ora è palese: servono pen-
sieri nuovi. Le categorie della politica
che abbiamo utilizzato per l'interpreta-
zione del mondo in generale non basta-
no, occorre elaborarne altre perché il
mondo è cambiato". Facile a dirsi, un
po' meno facile è individuare nuovi
schemi mentali e culturali. "Io ho una
proposta, piccola forse, ma che potreb-
be essere un buon inizio. Visto l'eviden-
za che è stata data al problema della si-
curezza, in modo anche strumentale ma
che ha funzionato, perché invece di af-
frontarlo soltanto per individuare mo-
dalità di repressione non si avvia un
grande processo culturale in cui sono i
maschi a riflettere sull'aggressività e la
violenza? Tra le mura domestiche o per
strada sono gli uomini che violentano,
sono i maschi ad essere autori di femmi-
nicidio. Sarei abbastanza stufa di fare
manifestazioni in questo senso, le sento
inutili". In che senso dice che è inutile
manifestare ? "O c'è una riflessione dei
maschi - ma che sia forte, autentica,
profonda - oppure continuiamo a met-
terci solo pecette. Occorre considerare
che ci sono fatti nuovi. Il tifo, ad esem-
pio, è stato utilizzato per anni come
contenitore e sublimatore della violen-
za, ora è il luogo in cui la violenza si or-
ganizza. Neanche negli anni più bui del
terrorismo ci sono stati gli assalti alle
caserme che abbiamo visto di recente.
Il problema è culturale. La sensazio-
ne che ho, e che molti hanno, è di non
sapere più in che mondo vivo. Per ca-
pirlo, questo nuovo mondo, bisogna che
ci attrezziamo e ci ingegniamo, facendo
uno sforzo di pensiero, scoprendo ver-
santi nuovi". In tutto questo quale può
essere il ruolo delle donne elette?
"In questa chiave le donne, che poche
erano e poche restano, potranno certo
fare la loro parte anche se in modo limi-
tato proprio a causa delle poche voci
presenti in Parlamento. Il fatto che an-
cora dobbiamo denunciare questa scar-
sa presenza femminile sottolinea di nuo-
vo l'esigenza che siano i maschi a riflet-
tere in modo diverso. Noi i nostri pro-
cessi li abbiamo fatti".
maggio 2008 noidonne8
Tiziana Bartolini
Ora tocca ai maschi
Intervista a Clara Sereni
il mondo è cambiato e
dobbiamo capire come.
Un commento e una proposta
dopo le elezioni politiche
Questi anni senza fedi e senza ideologie continuano a proporre a noi donne con regolarità periodica, qualche
nuova religione. Quella della corporeità ad esempio, o del cibo biologico e naturale a tutti i costi, o peggio dei re-
gimi non più solo dietetici ma riequilibranti la psiche e il corpo. Tutto questo igienismo che aleggia sulla dottri-
na estetica dello "stare bene" alla fine ci costringe a corse disumane per far sì che tutto venga monitorato, puri-
ficato, misurato senza lasciare scampo al piacere di godere del cibo e della buona tavola. Il piacere della convi-
vialità ormai si riduce a uno sterile "astenersi da" o a "un abbuffarsi di". Senza mezze misure, come se tra le gioie
plausibili e vere della vita non ci potesse stare anche una sana cena a base delle prelibatezze a noi più gradite.
Specie noi donne sull'altare del dio corpo sacrifichiamo non si sa bene cosa e sempre più spesso mi rendo conto come intere associazioni femmi-
nili vi si dedichino con trasporto apostolico. Anche alle non più giovani è lecito cimentarsi, a fianco di fiorenti ragazze. Al suono di musiche for-
temente ritmiche ma non forsennate, per rispetto delle anziane partecipanti, si muovono queste ibride schiere sulle quali plana la folle speranza
che il corpo si involi, reso sottile e quasi aereo dalla combinazione inebriante del suono e del movimento. A tutte coloro che non entrano in que-
ste pratiche agonistiche restano alcuni sussidi minori, empirici come la corsa mattutina, le flessioni appena sveglie ovvero, risorsa a buon merca-
to, l'ecologia attiva o applicata: la boccata d'aria pura, il week end salutare e, sempre in questo registro, di iniziative corporee la medicina omeo-
patica e l'agopuntura. Purché, tale è l'imperativo, ci si occupi assiduamente del corpo, si assecondino e migliorino le sue funzioni e gli si risparmi
l'offesa di ignorarlo. Insomma questa ondata della corporeità a mio parere non può per definizione regalare gioia o meglio ancora gran benessere
perché troppo invasiva ed ossessiva e nel migliore dei casi è solo un gioco, una diversione, un pretesto all'immagine. Perché è di questo che si nu-
tre la nostra epoca: di apparenze o figurazioni così ben congegnate che sembrano arrogarsi l'autorità delle decadute o smarrite sostanze.
Quei sacrifici sull’altare del dio corpo
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