Numero 4 del 2008
UDI: 50E50, donne e rappresentanze
Testi pagina 8
Nata troppo presto, dice un omaggio- voluto da donne d'oggi che sono
suore - ad una donna cattolica nata nel
1873 e vissuta fino alla morte (1957) a
Vicenza, città di quel Veneto ancor oggi
tradizionalista e conservatore (ma nelle
amministrative del 1920 fece vincere i
socialisti), che un secolo e mezzo fa ve-
deva la donna condannata al "silenzio
in Chiesa e all'obbedienza in casa".
Elisa Salerno, dopo aver pubblicato
una specie di romanzo dal titolo fogaz-
zariano 'Un piccolo mondo cattolico'
con l'eloquente sottotitolo "ossia episodi
e critiche pro democrazia e femmini-
smo", fondò nel 1909 un proprio perio-
dico ("La donna e il lavoro") e, dopo il
1918 fino al 1927 (data di soppressione
della libertà di stampa: Elisa si ridusse
quasi al silenzio durante il fascismo),
"Problemi femminili".
Resta sconosciuta ancor oggi per le
stesse donne vicentine e per il mondo
cattolico ufficiale, come quasi ignote so-
no le posizioni femminili al sorgere dei
movimenti cattolici e dell'Opera dei
congressi. Chi sa che nel manifesto del
Movimento cattolico femminile al Con-
gresso di Roma del 1900 si trova scritto
"niuno è escluso dal potere, niuno del
pari lo sia dal dovere. Con quali limiti
(la donna) fu data in aiuto e compagna
(all'uomo)? Senza limiti di sorta?". In-
fatti il Vaticano e la conservazione bor-
ghese vincolarono la nascita dell'Unio-
ne donne di Azione cattolica con la
condanna del femminismo egualitario.
Tuttavia, le donne possono venire re-
presse, non domate: Elisa resistette per
tutta la vita in un ambiente in cui gli
stessi titoli dei suoi scritti dovevano ap-
parire audaci se non eretici: "Per la ri-
abilitazione della donna", "Risorta?"(co-
me se la resurrezione per la Chiesa non
fosse certa al femminile), "Pro muliere,
programma di studio e azione", "Dottri-
na cristiana sulla donna sotto forma di
domande e risposte"(versione femmini-
sta del catechismo cattolico), "Com-
menti critici alle note bibliche antifem-
ministe", "Il neoantifemminismo", "Le
tradite" (le donne sedotte con promessa
di matrimonio e le prostitute).
E' una donna scomoda, come succe-
de a quelle che non si scostano né dai
principi fondamentali delle loro scelte,
né dalla propria indipendenza. Le frasi
estrapolate dal contesto forse non for-
mano giudizi del tutto corretti, ma vale
la pena di citarne, per imparare a cono-
scere una testimonianza di grande co-
raggio femminile. "La donna non può
assolvere le alte missioni assegnatele
dalla divina Provvidenza finché è de-
gradata e schiava. Il fondamento del
femminismo cristiano è la personalità
della donna, il riconoscimento sincero
della sua integrità personale.
Negare per la donna questo principio
è lo stesso che volere il Vangelo sola-
mente per metà". "Non si tratta d'inver-
tire le parti, tra di loro, del marito e del-
la moglie, ma soltanto di far sparire
dalla casa il musulmanesimo".
"Coloro che credono ci sia opposizio-
ne tra gli interessi pubblici e gli interes-
si domestici, tra i doveri di sposa e di
madre, tra la virtù della modestia (che
san Paolo intima anche all'uomo) e gli
uffici extrafamigliari, tra la femminilità
e la libertà, sono ispirati da concetti ab-
bietti sulla donna, cui attribuiscono
l'imbecillità di natura, ritenendola quin-
di bisognosa di guida, di limitazioni che
regolino la sua operosità in maniera
uniforme, livellandola, in un certo sen-
so, ai cavalli, agli asini, ai bovi".
"La Chiesa cattolica ha il mandato
d'insegnare il santo Vangelo, ma d'ordi-
nario gli uomini che reggono la Chiesa,
cedendo alle passioni del maschio, non
corrispondono a tale mandato".
"L'antifemminismo non è la Chiesa,
ma un male che è nella Chiesa; quindi,
ho il dovere, davanti a Dio, di obbedire
aprile 2008 noidonne8
Giancarla Codrignani
Elisa Salerno, una cattolica ribelle
Fedele scomoda
“Devote” e “protestanti”
Le donne credenti sono sempre apparse unite nello standard del-
le "devote", quando non delle bigotte o delle pinzocchere. Invece
anche le beguine avevano inventato il béguinage per vivere in co-
munità femminili senza necessariamente sposarsi o farsi monache.
Si è donne con le reticenze, le timidezze, le difficoltà del "genere" in
tutte le epoche e in tutte le condizioni. Per molte la fede ha confer-
mato il ruolo domestico, ma molte sono state "protestanti". Ancor
oggi lo sono e si fanno laiche a fianco di tutte, almeno da quando
l'aborto le ha indotte a prendere posizione su una "colpa" che inve-
ste anche loro, forse perfino con maggior costo psicologico. Tutta-
via, anche in questo settore restano poche - paradossalmente me-
no che un secolo fa - quelle che intervengono a viso aperto.