Numero 6 del 2009
Libere o sicure?
Testi pagina 8
Nell'Autobiografia, Charles Darwinscrive di aver corso il serio rischio
di non essere accettato a bordo della
Beagle dal comandante FitzRoy per col-
pa della forma del suo naso che non ga-
rantiva un carattere risoluto. Sono pa-
role che oggi ci fanno sorridere ma che
documentano quanto sia stato lungo e
contrastato il cammino della scienza
per liberarsi dalla superstizione e dalle
teorie pseudoscientifiche ignorando la
prassi argomentativa dettata da Gali-
leo: osservazione, ipotesi formulata in
termini matematici, verifica sperimenta-
le. Sempre Galileo raccomandava di te-
nere separato il mondo della scienza da
quello della metafisica perché il libro
della natura e quello delle Scritture ri-
spondono a domande diverse: l'uno ci
parla di come "vada il cielo", l'altro di
come "si vada in cielo". Ma il clima cul-
turale in cui si affaccia la teoria darwi-
niana dell'evoluzione è ancora intriso
dell'ossequio verso le posizioni fissiste e
creazioniste delle chiese, custodi dell'in-
terpretazione letterale della Bibbia; e
Darwin ne era così consapevole che
quando pubblicò L'origine delle specie,
anche per riguardo verso la moglie mol-
to devota, si espresse in modo prudente
e rispettoso, senza nulla togliere però al-
la lucida formulazione della sua rivolu-
zionaria teoria. Del resto per Darwin fu
chiaro da subito il potenziale eversivo
della sua tesi secondo cui tutte le pian-
te e gli animali derivano da un unico
progenitore. Le reazioni furono infatti
furiose ed è rimasta famosa la risposta
che il biologo T. Huxley (battezzato il
mastino di Darwin) diede al vescovo
S.Wilberforce che gli aveva chiesto se di-
scendeva dalle scimmie per parte ma-
terna o paterna: "Io trovo meno vergo-
gnoso discendere da una scimmia che
da una persona che usa la propria in-
telligenza per oscurare la verità". Fu
chiaro fin da subito insomma che la teo-
ria darwiniana trascendeva il suo signi-
ficato prettamente scientifico e rappre-
sentava un'importante sfida anche cul-
turale sia sul piano filosofico che, in
particolare, su quello religioso. Perché,
dopo che l'astronomia (Copernico e Ga-
lileo) aveva messo in cantina l'astrolo-
gia e l'idea che la terra fosse al centro
dell'universo per ospitare l'uomo creato
ad immagine e somiglianza di Dio,
Darwin teorizza che gli esseri non so-
no usciti dalle mani del Creatore (crea-
zionismo) così bell'e fatti come li vedia-
mo (fissismo). E dunque l'evolu-
zionismo costringe l'uomo a ripen-
sare se stesso e Dio, non solo nel-
l'universo ma anche nella storia,
sfidando il modo di vedere e con-
cepire il mondo che si era sedi-
mentato nei secoli in cui aveva
dominato il finalismo: il fine ulti-
mo della creazione è l'uomo, l'uni-
co essere dotato di anima posto
da Dio in cima alla scala degli es-
seri viventi. Il che vorrebbe dire
che sono state provvidenziali le
catastrofi ecologiche che gli hanno
lasciato libero campo con la
scomparsa di intere specie, come i
dinosauri.
Ma l'estinzione dei dinosauri
non è che una delle innumerevoli
crudeltà della natura, come siamo
in grado di documentare ancor
meglio oggi: si è scoperto che il
98% delle specie viventi, essendo ina-
datte, si sono estinte nel tempo, tra le
quali alcune specie di homo (dotate di
anima?). Del resto, se ripercorriamo la
storia del pensiero, dall'età classica in
poi sono numerose le voci di pensatori
che guardano con occhi lucidi e disin-
cantati al tema della natura "matrigna"
in cui l'uomo è immerso. Esemplari le
parole di Montaigne : "Di tutte la vani-
tà, la vanità più vana è l'uomo…È pos-
sibile immaginare qualcosa di tanto ri-
dicolo quanto il fatto che questa mise-
rabile e meschina creatura che non è
padrona neppure di se stessa ed è espo-
sta alle ingiurie di tutte le cose, si dica
padrona e signora dell'universo?".
E analoghe riflessioni intorno al tema
della natura indifferente al dolore del-
l'uomo si possono trovare anche nel
Dialogo della Natura e di un Islandese
giugno 2009 noidonne8
La sfida di Darwin
Evoluzionismo e creazionismo
Stefania Friggeri
Emma Wedgwood Darwin