Numero 6 del 2010
Spot! Pubblicità & dignità
Testi pagina 8
giugno 2010 noidonne8
“Dopo l'elezione di 14 donne nelParlamentino regionale, la pre-
senza di Anna Caterina Miraglia, unico
assessore rosa in Giunta, non ritengo ri-
specchi il reale risultato ottenuto dalle
candidate campane...”. Il commento
della Consigliera di Parità della Provin-
cia di Avellino, Domenica Marianna
Lomazzo, illustra lo stato dell'arte
quando si parla di donne in politica e
nelle istituzioni; se capita che le presen-
ze femminili nelle assemblee elettive au-
mentano - come è accaduto in Campa-
nia per effetto della doppia preferenza
uomo/donna - immediato entra in fun-
zione una sorta di sistema automatico
di riequilibrio numerico. Si vede che an-
cora è temuto l'impatto che un tot di
cervelli 'femmine' potrebbe produrre,
quindi si preferisce evitare.... e va osser-
vato che è una delle rare attività di pre-
venzione praticata in Italia, dove inve-
ce ci sarebbe tanto bisogno di prevenire
crolli di edifici pubblici o smottamenti
di colline.
Il recente voto regionale ha visto il
centrodestra vittorioso e, dal nostro
punto di vista, più grave della sconfitta
del centrosinistra è la débacle delle don-
ne che in numero sempre più risicato so-
no entrate nei consigli regionali e in po-
chissime sono diventate assessore. Tran-
ne la Toscana e la Puglia, che hanno
scelto il criterio del 50 e 50, nelle altre
Regioni la presenza femminile negli ese-
cutivi è scarsa se non addirittura sim-
bolica. Il Presidente della Regione Lom-
bardia Roberto Formigoni ha definito
positivo il 'raddoppio' nella sua nuova
Giunta, passato da zero a una donna.
Un tale 'balzo' gli ha persino smosso
una certa vena umoristica che sincera-
mente abbiamo trovato fastidiosa. Su
Antonella Stasi, vice presidente della
Giunta in Calabria, grava un bel peso
in termini di rappresentanza essendo
l'unica donna tra 63 (consiglieri e as-
sessori) che potrà dire qualcosa a livel-
lo amministrativo. "La classe dirigente
italiana, in politica come in ogni setto-
re, è anziana e maschile. Un dato che ri-
specchia in pieno l'arretratezza di que-
sto Paese. Non mancano tuttavia se-
gnali di cambiamento - ha osservato Lo-
renzo Basso, segretario PD della Liguria
-. Nel nuovo Consiglio regionale ben 12
consiglieri su 40 non hanno superato i
quarantuno anni e 5 delle 6 donne elet-
te rientrano in questa fascia d'età. Noi
AAA assessore cercasi
Elezioni regionali
Tiziana Bartolini
Una fiera
competizione maschile
Del giorno del grande scontro tra Berlusconi
e Fini all'Auditorium della Conciliazione (no-
me che non è stato molto propizio) a Roma si
è detto molto, tutto e il contrario di tutto.
Lo spettacolo - perché più che una riunione
politica tale è sembrato - è stato proposto e
riproposto anche nei molti giorni seguenti in
tutti i canali televisivi. Ed il cuore dello spet-
tacolo sono stati i 45 minuti in cui Fini ha
parlato e la immediata replica di Berlusconi.
Non voglio parlare dei contenuti, ne sono
pieni i giornali e i blog, in internet si possono
vedere filmati e commenti, mi è invece venu-
to in mente cosa sarebbe successo se i due
contendenti fossero state due donne. (Even-
tualità remota, almeno nel nostro Paese visto
il numero ed il ruolo giocato dalle donne in
politica).
L'intervento di Fini, misurato nei toni, era du-
rissimo nei contenuti ma anche nella forma,
chiamando il Presidente del Consiglio per co-
gnome e non per nome. Berlusconi, sempre
più livido man mano che il discorso procede-
va, al di fuori di ogni ritualità è immediata-
mente balzato alla tribuna per replicare non
avendo risparmiato commenti ad alta voce in non pochi passag-
gi.
Insomma invece che un dibattito politico, sembrava di assistere
ad una delle tante liti tra coniugi nei periodi precedenti una se-
parazione: ci si rinfaccia antichi rancori, ci si sente offesi per non
essere stati capiti (Berlusconi) di essere stati traditi (Fini) in un
crescendo sempre più forte di emozioni ed emotività.
Certo, se fossero state due donne, sono convinta che non poca
stampa avrebbe sottolineato il carattere non rituale dello scon-
tro, i toni sopra le righe, le interruzioni durante l'intervento e la
replica. E ciò perché la competizione femminile socialmente an-
cora accettata è soprattutto nascosta, ed ogni volta che emerge,
come è successo in qualche talk show, si sono sprecati gli agget-
tivi negativi, di cui il migliore è quello di "pescivendole". I nostri
due invece, hanno dimostrato "forza", sicurezza", "coraggio", al
massimo "coinvolgimento".
Forse dovremo imparare a far emergere con più chiarezza la com-
petitività, non per omologarci ai ruoli maschili, ma per far vale-
re anche noi in modo chiaro le nostre capacità, e rifiutare quel
modello sociale che ci "accetta" solo se siamo gentili, educate, e
che molte volte vuol dire, nei posti di lavoro e nella politica, che
accettiamo di buon grado (o al massimo borbottando) di non es-
sere competitive, ambiziose, assertive. Ed in ultima analisi vuol
dire che lasciamo i posti di potere, grandi o piccoli che siano agli
uomini, i quali con una "fiera competizione maschile" puntano i
piedi, strepitano e se li prendono. Ed in ultimo, anche per questo,
ci possono salvare solo le quote di genere.
Alida Castelli