Numero 6 del 2015
			Cibo ribelle - Speciale donne arabe
			
							
		
			
		
			
			
							
								
					
Testi pagina 8
					6 Giugno 2015
“È il Corano l’ultima fonte di au-torità … io credo fermamente che il Corano sia aperto ad 
interpretazioni multiple, come risultato 
dell’opera umana nel tentativo di com-
prenderlo a fondo … non esiste un’inter-
pretazione congelata, ma varie interpre-
tazioni dovute ad evoluzioni spaziali e 
temporali, nonché a differenze nella clas-
se sociale, nell’ educazione, e nel genere 
di chi legge il Corano”. Queste le parole di 
Zeinah Anwar, intervistata da Anna Van-
zan nel suo “Le donne di Allah” dove 
dà voce alle femministe che cercano di 
smontare la lettura tradizionale del Cora-
no in chiave patriarcale e misogina. Affer-
ma ad esempio Rashida: “l’Islam prevede 
già i pieni diritti delle donne, il femmini-
smo islamico altro non è che la riscoper-
ta di quei diritti” ed aggiunge “in questo 
senso il femminismo islamico si pone in 
fase inversa rispetto a quello occidenta-
le: quest’ultimo rappresenta un balzo in 
avanti, mentre quello islamico deve torna-
re indietro, andare alla scoperta di quei di-
ritti”. La figura delle teologhe che cercano 
la legittimazione dei loro diritti e chiedono 
di superare i vecchi dogmi giurispruden-
ziali, è presente da sempre all’interno del 
mondo musulmano ma la loro rivisitazio-
ne del Corano viene giudicata un freno 
alla modernità da parte degli intellettuali 
che professano idee eterodosse. Hamid 
Zanaz, ad esempio, fuggito all’estero, 
nel suo “Sfida laica all’islam” definisce 
il loro impegno “una rivisitazione mitica”, 
un tentativo fallimentare di modernizzare 
la società fornendo un “alibi razionale ad 
idee ormai scadute”, ovvero: il femmini-
smo, se rimane prigioniero del Corano, 
non potrà vincere la sua sfida perché 
manca l’obiettivo di estromettere la reli-
gione dalla sfera pubblica e dai costumi 
della società. In verità anche all’interno 
dell’Islam in molti si fanno una domanda: 
è possibile progredire verso la modernità 
senza laicizzarsi? Alcuni paesi a maggio-
ranza musulmana si stanno muovendo 
verso la laicità (in prima fila la Tunisia) 
ma altrove la laicità è vista come un’in-
vasione culturale dell’Occidente, anzi 
viene vissuta come sinonimo di ateismo 
(Arabia Saudita in testa). E le femministe, 
che reinterpretando il Corano cercano di 
superare la contraddizione fra teologia e 
modernità, sono accusate di slealtà verso 
la cultura di appartenenza, di importare 
idee dall’Occidente colonialista: ancora 
una volta nella storia il corpo delle donne 
(l’uso del velo, il controllo della sessualità) 
viene strumentalizzato per marcare l’iden-
tità di una cultura e la sua diversità rispet-
to alla cultura dell’altro. Le teologhe/fem-
ministe, secondo il costume abituale dei 
commentatori dei testi sacri, cercano con 
la loro straordinaria competenza filologica 
di enucleare il significato esatto del testo 
ma dalle università e dall’autorevolezza 
di singoli studiosi sono uscite, e tuttora 
escono, interpretazioni diverse dei verset-
ti, alcuni molto discussi. Sono parecchi, 
infatti, i versetti che mettono in difficoltà 
le teologhe musulmane. Nella sura Nissa 
(donne) il versetto 3 recita (traduzione di 
F. Peirone, Mondadori): “Se avete paura 
IL CORANO SECONDO 
LE TEOLOGHE E FEMMINISTE
Il ruolo delle donne nel lento processo dI laIcIzzazIone dell’Islam. 
le lotte comunI delle femmInIste occIdentalI e dI quelle musulmane 
di Stefania Friggeri
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