Numero 4 del 2016
Europa (in)difesa. Barriere politiche e culturali
Testi pagina 8
6 Aprile-Maggio 2016
Don Matteo, il sacerdote capa-ce di risolvere oscuri delitti, potrebbe essere paragonato
a Miss Marple, il personaggio, dopo
quello celebre di Poirot, creato dalla
fantasia di Agata Christie per portare
un elemento di novità entro i canoni
del giallo classico. Potrebbe… se let-
to ingenuamente. Perché in Italia la tv
non si limita al simpatico don Matteo,
ma si allarga a programmi di intrat-
tenimento ove si parla, con grande
disinvoltura e complici ammiccamen-
ti, di guarigioni miracolose, di appa-
rizioni, di visioni e simili amenità? In
verità il miracolistico attira da sempre
i credenti facili alle lacrime, fiduciosi
nella potenza e nella benignità di un
dio che, rispondendo alle preghiere
di una singola creatura, la fa sentire
unica, speciale, prescelta. Questa re-
ligiosità infantile che si esprime in una
forma propiziatoria e superstiziosa, è
presente in tutte le religioni e ad ogni
latitudine, pertanto le persone sog-
SE (ANCHE)
LA RELIGIONE
NON PUO’
FARE A MENO
DELLA TV
AUMENTANO LE
TRASMISSIONI TELEVISIVE
E LE ORE DEDICATE ALLA
RELIGIONE CATTOLICA
MENTRE SCARSEGGIA
L’INFORMAzIONE SU ALTRE
CONFESSIONI.
di Stefania Friggeri
gette all’infatuazione religiosa vanno
comprese e rispettate.
Stupisce però che ancora oggi,
dopo le aperture del Concilio Va-
ticano II e l’alito rinnovatore che
sembra attraversare la Chiesa con
l’elezione di papa Francesco, la ge-
rarchia non si impegni a scoraggia-
re il sentimentalismo religioso, la
dipendenza emotiva e superficiale
dallo straordinario. Vedi l’ostensione
della salma di padre Pio. Le lunghe
file che per ore rimangono in attesa di
vedere le spoglie del santo conferme-
rebbero la compatta identità cattolica
dell’Italia che, invece, è ormai un pa-
ese plurale dal punto di vista religioso
e sempre più secolarizzato (le statisti-
che ci dicono che nel percorso del-
la secolarizzazione non vi sono salti,
che si tratta di un processo continuo,
e dunque profondo e ormai radicato).
Nell’Italia di oggi sono molti coloro
che si dichiarano convintamente cat-
tolici: chi entra in chiesa solo per un
battesimo o un matrimonio, o per tu-
rismo; chi nella vita privata dimostra
una crescente autonomia dalle di-
rettive delle gerarchie cattoliche, so-
prattutto nella vita sessuale; chi dice
confusamente “qualcosa deve pur
esserci”; chi brandisce il crocefisso
come una spada contro la presenza
di immigrati musulmani; chi infine,
sono gli atei devoti, strumentalizza la
religione per colpire, anche dentro la
chiesa, le frange progressiste della
società. È pur vero tuttavia, come ha
detto Benedetto Croce, che “non pos-
siamo non dirci cristiani”, ovvero che
non possiamo minimizzare l’eredità
storica che ci ha lasciato il cristiane-
simo. E se l’Europa è intrisa di cultura
cristiana, noi italiani lo siamo in modo
particolare poiché, oltre al lascito te-
ologico-culturale, la nostra storia si
è intrecciata nei secoli con quella
del Vaticano la cui influenza è or-
mai così forte che può permettersi
di intervenire nelle questioni inter-
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