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Numero 1 del 2010

2010 non ci resta che ridere


Foto: 2010 non ci resta che ridere
PAGINA 8

Testi pagina 8

gennaio 2010 noidonne8
Come è accaduto ieri al tempodel referendum (non si discu-
teva della salute e dell'autonomia
della donna, ma di embrioni), co-
me accadrà domani in un ipoteti-
co referendum sul testamento bio-
logico (non si discuterà di soffe-
renza dei malati e di autodeter-
minazione, ma di eutanasia e del-
l'avidità dei parenti), anche nel
caso del crocefisso il discorso è
stato astutamente deviato su ar-
gomenti laterali, lontani dal cuo-
re del problema su cui era chia-
mata a esprimersi la Corte di
Strasburgo. Che non doveva pro-
nunciarsi sull'opportunità o meno
di esporre il crocifisso nei luoghi
pubblici, cioè sul suo significato
religioso o culturale, ma doveva
esprimersi sull'obbligo imposto allo Sta-
to di mettere la croce nelle aule della
scuola pubblica. E la Corte non poteva,
in linea di diritto, decidere altrimenti:
all'obbligo di ostensione del simbolo re-
ligioso, derivante da circolari e decreti
reali scritti sotto il fascismo (che parla-
no di arredi scolastici come il ritratto
del re) si oppongono tutti i principi fon-
danti il moderno stato di diritto (la
Convenzione europea dei diritti dell'uo-
mo e non solo). Complimenti dunque
all'ineguagliabile e sempiterna abilità
politica del Vaticano e dei suoi alleati;
uno sguardo invece di profonda delusio-
ne verso quei settori del mondo politico
che dovrebbero difendere la laicità dello
Stato di diritto, che non vuol dire "anti-
religione" ma difesa di un ambiente so-
ciale civile in cui ogni spiritualità può
fiorire e comunicare senza imporsi.
E come non vedere che la sentenza
europea esprime il rispetto della libertà
religiosa con le stesse parole con cui la
Chiesa cattolica reclama il diritto di
aprire le sue scuole? Ovvero: "diritto dei
genitori di educare i figli con le loro con-
vinzioni e col diritto dei bambini alla li-
bertà di religione". Inoltre, nel pretende-
re l'ostensione della croce anche in quel-
le pubbliche, la CEI finge di ignorare che
il valore della libertà si concretizza nel-
la difesa del diverso, della minoranza,
dalle pretese della maggioranza. E infat-
ti impressiona che in Italia, patria del
diritto, il TAR del Veneto abbia legitti-
mato la presenza del crocefisso ricorren-
do ai risultati di un sondaggio; e che,
avendo poi i ricorrenti portato il caso in
Europa, venga da oltralpe il richiamo a
rispettare i principi della nostra Costitu-
zione secondo cui l'ostensione di un sim-
bolo religioso, uno solo, offende non so-
lo il principio di uguaglianza, ma la
stessa libertà religiosa (il principio di
maggioranza vale per la politica, non
negli affari religiosi).
Ora, dal momento che il crocefisso
non ha più senso dopo che il Concorda-
to del 1984 ha abolito l'anacronismo
della religione cattolica come religione
di Stato (in cambio Craxi ha regalato a
Ruini l'8 per mille), le reazioni
scomposte dei vertici della Chiesa
alla sentenza di Strasburgo sono
doppiamente ingiustificabili. E
gravi perché, nel difendere i privi-
legi di cui gode, la Chiesa entra in
sintonia col clima culturale del
paese: rifiuto del principio di
uguaglianza, privilegi strappati
in nome del popolo (del popolo
cristiano per gli uni, del popolo
della libertà per gli altri); il dirit-
to va bene, ma i potenti devono
essere messi in condizione di po-
tersene infischiare. Perché questo
è il grado infimo a cui la conside-
razione del diritto è arrivata nel
nostro paese, sempre più lontano
dall'Europa.
Ma se Ratzinger procede anco-
ra più deciso di Wojtyla nell'erodere l'e-
redità del Concilio Vaticano 2°, i cre-
denti perplessi e scoraggiati sono molti,
ecclesiastici e non. Anche perché la de-
bolezza della Chiesa sul piano cultura-
le la costringe ad accettare l'argomento
del crocifisso simbolo dell'identità na-
zionale ("povero Cristo, difeso dalla
Gelmini che trasforma il crocifisso in un
pezzo della tradizione 'de noantri', come
la pizza, i tortellini, la mozzarella" così
commenta sconsolato don Farinella).
Ovvero: un crocefisso ridotto a un ele-
mento retorico, esteriore, laddove "l'uni-
co luogo in cui può stare degnamente
una croce è un non-luogo: è la coscien-
za del credente" (don Antonelli). E in-
fatti già nella storia è accaduto, e acca-
de, che la fede è fiorita dopo che erano
crollate le chiese; e che, al contrario,
trionfavano le chiese, ma si indeboliva
la fede. Per non dire che la croce ban-
diera dell'identità nazionale significa
che il magistero si assume la responsa-
bilità di creare un ambiente in cui proli-
ficano i ghetti culturali/religiosi, e con-
divide lo spirito provinciale di un go-
verno che la strumentalizza per consoli-
dare una politica nazionalista e xenofo-
ba, preoccupato di lucrare i benefici del-
la confessione cattolica come religione
civile.
Ma il procedere all'evangelizzazione
attraverso i concordati o la carta bolla-
ta conferma quanto lo spirito della
Chiesa di Ratzinger sia lontano dalla
prospettiva ecumenica del C.Vaticano
Se il crocifisso produce conflitti
Simboli
Stefania Friggeri
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