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Numero 5 del 2007

Happy new family


Foto: Happy new family
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Testi pagina 7

noidonne maggio 2007 7
a messa non arrivano al 30% (in Fran-
cia all'8) e i seminari sono vuoti. Difen-
de la sua cittadella non con l'azione pa-
storale ai propri fedeli nelle sue chiese,
ma imponendo all'universo mondo i ter-
mini di un magistero fondato sul "dirit-
to naturale", discutibile anche per molti
cattolici, fino a sconfinare fuori dai ter-
mini del Concordato e a far coincidere
nelle menti meno autonome il
peccato con il reato. Naturalmente è
Eva la peccatrice e le donne sono prese
in mezzo ai ragionamenti sulla natura.
Eppure sono le donne che hanno trasfor-
mato la "natura" della famiglia in cul-
tura: dalla cura ai nati all'umanizza-
zione dell'ominide per abituarlo a pas-
sare da caccia-pesca-difesa a casa,
agricoltura, artigianato. Se, tuttavia,
dovessimo ritenere che la natura è per
diritto divino "sacra" in sé, non si capi-
sce perché non debba essere anche "fem-
minile": i preti chiederebbero scusa per
le accuse di impurità imputate al san-
gue mestruale, scoprirebbero che l'em-
brione non è persona finché non esce
dal grembo di una donna; forse si inter-
rogherebbero se è naturale la castità lo-
ro imposta o se è naturale che la mag-
gior parte dei casi di pedofilia avvenga
in famiglia, così come la maggior parte
dei maltrattamenti, degli stupri e degli
assassini di donne. Forse perfino loro
penserebbero migliore la creazione di
servizi di aiuto alla donna che un bonus
fiscale di duecento euro. Viviamo dav-
vero un tempo "galileiano" e, come nel
1600, la gente subisce l'urto di scoprire
che la terra non è al centro dell'universo
sotto l'attenzione diretta dello sguardo
divino. Anche allora il Papa ebbe paura
che la gente perdesse la fede, nonostan-
te Galileo lo assicurasse che la fede si
impicciava di cosmologia. Fu un van-
taggio per la chiesa aver chiesto la con-
danna di Galileo, che difendeva la veri-
tà della scienza? La gente imparò per
sempre che la terra è "periferia" nel si-
stema solare e che innumerevoli altri si-
stemi viaggiano nel cosmo ed elevò il
rapporto con Dio. La paura della verità
della scienza e delle libere scelte di vita
ancora una volta produrrà disastri
maggiori a chi umilia Galileo. Sarebbe
bello che ci fosse il coraggio di rileggere
tutte le religioni in chiave rinnovata,
come grandi metafore di senso da inter-
pretare non letteralmente, e che le chie-
se invitassero a ragionare sui problemi
umani per interrogarsi sulle risposte.
Anche i laici/laicisti sentirebbero il va-
lore di interventi costruttivi: stiamo an-
dando oltre don Milani e sappiamo che
l'obbedienza non è "mai" stata una vir-
tù. Piacerebbe perfino a noi donne, che
conosciamo la forza di troppi adegua-
menti.
Invece Benedetto XVI vorrebbe i po-
poli obbedienti non al Vangelo, ma alle
determinazioni delle Verità del Vatica-
no. Ma non era stato il suo predecesso-
re a dire "non abbiate paura"?
Il privato e il politico
I movimenti di liberazione delle donne hanno
aperto un dibattito appassionato sulle conce-
zioni di pubblico e di privato, mettendo in dub-
bio la linea che divide i due mondi ed esplici-
tando la costante ambiguità del pubblico rispet-
to al privato. Se la casa, se il privato familiare
delle donne sono state la "condizione" storica-
mente data nella quale sono vissute le donne,
luogo nel quale le donne esercitano la loro "pri-
maria funzione" di mogli e madri, perchè il pub-
blico, quindi lo Stato, interviene in maniera
costante a determinarne contenuti e forme?
Come non leggere infatti in questo modo, in
primo luogo le questioni legate alla procreazio-
ne, non solo in termini penali, le legislazioni sul-
l'aborto, ma anche in termini positivi, sostegno
alle famiglie e alla procreazione, fino alle ultime
leggi sulla conciliazione?
Un privato quindi, che si ferma sulla soglia di
casa, ma verso il quale il pubblico è intervenu-
to per regolar, in maniera determinante, possibi-
lità e modalità di rapporti.
Ma le donne sono uscite da casa, anche se anco-
ra in maniera insufficiente, sia nel lavoro che
nella politica, e hanno rotto in qualche modo la
situazione data, scontata. Infranto lo schema
che prevedeva due mondi isolati: il privato e il
pubblico, le conseguenze politiche erano tante, e
forse almeno alcune hanno capito che la scis-
sione privato pubblico non era tanto amica
delle donne.
E, per molte di noi l'osservazione sui limiti del confine tra pubblico e
privato ha significato, andando avanti, anche quella di mettere al
centro del dibattito una ulteriore riflessione: il privato è politico, que-
sto ci siamo dette per anni. Questo ancora molte di noi sostengono.
Riflessioni diventate inattuali, sembra oggi, su due versanti: l'intro-
missione del pubblico rispetto al privato è evidente, dove l'atteggia-
mento di parte dello Stato (e non voglio parlare della Chiesa cattoli-
ca) tende a diventare sempre più invasivo e soprattutto portatore di
una morale che tende a ribadire sempre di più ruoli tradizionali. Ed
inoltre appena finita la difesa della vita, tante troppe madri vengono
abbandonate a se stesse, e non certo per garanzia del privato. Quindi
il quesito iniziale è diventato altro: come lo Stato, il pubblico può
intervenire rispettando nuovi ruoli e nuovi destini delle donne.
Nello stesso tempo però abbiamo assistito in maniera invadente al
tentativo di difendere la cosiddetta privacy, soprattutto degli uomini
politici. Argomento delicato ma che seppure "ai margini" voglio toc-
care.
Sostenere come abbiamo fatto che il "privato è politico" voleva dire
mettere in discussione la possibilità di separare nettamente la sfera
più intima delle nostre relazioni dalla nostra partecipazione alla vita
pubblica. In un sistema democratico di libertà di stampa la strabor-
dante visibilità dei politici può anche comportare il rischio di critica
che invada il privato. Del resto sono i politici che ci hanno abituato
a questo: famiglie usate come sponsor per le campagne elettorali,
presenza nei varietà televisivi, e così via.
Delle due l'una a questo punto, o lo Stato si ferma ancora una volta
sulla soglia di casa, o anche i politici devono rendersi conto che il pri-
vato è politico e comportarsi di conseguenza. Ci sarebbe da dire che
tutto quello che è stato denunciato come violazione della privacy
aveva come protagoniste donne, che pur criticabili subivano il pote-
re come strumento di ricatto o seduzione, ma questo sarebbe un altro
discorso.
Alida Castelli
"Sarebbe bello che ci fosse il coraggio di rileggere tutte le
religioni in chiave rinnovata, come grandi metafore di
senso da interpretare non letteralmente..."
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