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Numero 6 del 2007

Bambini nel mondo sotto tutela


Foto: Bambini nel mondo sotto tutela
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Testi pagina 7

noidonne giugno 2007 7
matico e non nelle cariche del partito e
nella programmazione politica.
Il Partito Democratico è una realtà,
che può piacere o meno: è caduto dal-
l'alto, ha unificato due com-
ponenti, riesumando il fan-
tasma del compromesso sto-
rico: pensiero della differen-
za, zero. Idem per la nuova
formazione che si presenta
in un paese in cui tutti vitu-
perano i partiti ma non pen-
sano ad altro che a crearne
di nuovi. Tuttavia viva la li-
bertà, compresa quella di
critica. Ma, se si è donne,
prendiamo posizione dopo
aver giudicato documenti e
patti. Non aspiriamo anco-
ra alla presidenza della Re-
pubblica come la Francia di
Ségolène; ma non si capisce
l'imbarazzo dei maschi, non
a nominarla leader, ma a ri-
conoscere la superiorità di
Anna Finocchiaro. Ancor
meno si capisce la scarsa attenzione, da
parte degli esperti pubblicitari, agli in-
teressi di partito e al simbolico delle im-
magini per attrarre alla politica il mon-
do femminile. Le donne alla guida dei
partiti e dei governi farebbero ancora,
per molto tempo una politica sostan-
zialmente neutra, anche se ci fossero
quelle che sommano razionalità a pas-
sione, competenza a equilibrio, senso
dello stato a coraggio; tuttavia rispec-
chierebbero meglio la voglia di rinnova-
re la vita politica che abbiamo tutti, uo-
mini e donne.
Risponde al vero che, poi, le donne, o
perché abituate alla miseria storica o
perché così distaccate dal potere da non
accettarne le sfide, non si candidano e
non si votano.
In Norvegia, in Gran Bretagna, in Is-
landa, ora in Germania sono state o so-
no al governo, senza che la base dei
paesi veda la spinta a sostenere l'inno-
vazione politica.
Le raccomandazioni delle Nazioni
Unite e, forse, un furbo buon senso,
hanno indotto anche paesi africani a
immettere le quote nelle istituzioni: è
cambiato qualcosa in Rwanda, dove il
49 % del Parlamento è donna?
In attesa di un Codice.
Condiviso
Un anno fa veniva approvato il "Codice delle
pari opportunità" (11 aprile 2006 n. 198,
pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 15 giu-
gno 2006). Uno rapido sguardo alle date fa
già capire di quale iter travagliato sia figlio
il Codice. Approvato con una delega al
Governo a Camere già sciolte é entrato in
vigore quando il nuovo Governo e le nuove
Camere si erano ricostituite: nemmeno tutti
gli addetti ai lavori se ne sono accorti. La
Ministra Prestigiacomo aveva fretta, non ha
consultato nessuno e ha deciso che l'opera-
zione andava fatta forse per lasciare una
ulteriore impronta della sua concezione delle
leggi sulle pari opportunità agendo, come
spesso è accaduto durante il suo mandato,
senza tener conto che le leggi contro le dis-
criminazioni e le azioni positive sono frutto
nel nostro Paese di un dibattito ampio fra le
donne e non solo. Viste le premesse il risul-
tato non poteva che essere questo: uno sce-
nario legislativo confuso, pasticciato, con
errori gravi, meno gravi e gravissimi, non-
ostante la ministra dichiarasse "é un testo
che aiuterà a divulgare le regole su un tema
chiave". Una legge quadro che raccoglie,
abrogandole, 11 leggi, dalla 903/77 (la
prima legge sulla parità), alla 125/91 (la legge sulle azioni posi-
tive), alla 215 (sull'imprenditoria femminile) solo per ricordare
le più importanti. Il testo promulgato non ha saputo armonizza-
re i testi precedenti, caratteristica positiva che contraddistingue
le leggi quadro e, per la fretta o per altri motivi, non sono state
incorporate le direttive europee più recenti e altri atti interna-
zionali che di fatto hanno quasi sempre offerto una nuova e più
puntuale attenzione verso i temi della discriminazione di genere
e delle pari opportunità.
Ed in ultimo vale la pena ricordare che nel preambolo della
legge, all'articolo 1, si citano ancora i godimenti di "diritti
umani" come se anni e anni di riflessione anche sul linguaggio
non ci avesse portato a nulla. Il 31 dicembre 2006 è scaduta la
delega speciale conferita Dipartimento Pari Opportunità e che
avrebbe permesso la revisione totale del Codice.
É auspicabile che il ritardo sia dovuto al fatto che finalmente la
Ministra Pollastrini abbia deciso di aprire una nuova stagione e
una nuova modalità di revisione delle leggi che tutelano e pro-
muovono le donne nel mondo del lavoro, aperta al contributo
delle donne e alle istanze delle associazioni femminili. In
Spagna, ad esempio, c'è stato più di un anno di dibattiti tra
addetti ai lavori, movimenti ed istituzioni di donne. E' stata una
grande occasione non solo per rivedere tutta la legislazione, ma
anche di coinvolgere il Paese. Il risultato é stato che il Codice
delle pari opportunità, approvato lo scorso mese di marzo, é
riconosciuto come una buona legge ed ha rappresentato un
momento di condivisione e di crescita su questi temi per tutti.
Forse lo stesso metodo potrebbe essere adottato anche per la
riforma della legge elettorale?
Alida Castelli
il pensiero femminile non attecchisce nella politica
e anche dove le donne hanno potere non si
scorgono cambiamenti
Gauguin, Ave Maria, 1821
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