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Numero 8 del 2009

Ozio pigrizia tempo libero


Foto: Ozio pigrizia tempo libero
PAGINA 7

Testi pagina 7

noidonne luglio/agosto 2009 7
La figlia tornò a supplicarlo e il padre,
commosso, andò da lei. < strato il bambino che rantolava quasi
fosse soffocato dentro un otre. Le lacri-
me traboccarono dagli occhi del profe-
ta. Gli disse Said: "O inviato da Dio che
cos'è questo pianto?" Rispose: "Questa è
la misericordia che Dio ha posto nel
cuore dei suoi servi misericordiosi: Dio
avrà misericordia solo dei misericordio-
si">>. Anche se Stefani non fa riferi-
mento alle donne, il brano dice quanto
sia importante, anche ai fini della cono-
scenza di Dio, la cultura femminile.
L'intuizione, facoltà attribuita prevalen-
temente alle donne e perciò sottovaluta-
ta ai fini conoscitivi, nell'uomo è soffo-
cata da pregiudizi perfino inconsapevo-
li. Così nell'Islam la pratica di un jihad
che, da impegno di coscienza, è diven-
tata aggressività e violenza contraddice
l'invocazione a un Dio "grande e miseri-
cordioso". Maometto impara dalla fi-
glia e recupera la dimensione amorosa
del divino, il dolore umano, il pianto.
Non hanno imparato i signori delle leg-
ge dell'Islam contemporaneo.
Per le donne, comunque, fin dalle ori-
gini le religioni consacrano l'inferiorità
che si conferma nelle istituzioni sociali e
politiche, storicamente sempre sotto-
messe al "sacro".
I Greci, capostipiti fondativi della
nostra civiltà (e del Cristianesimo, co-
me ritiene Benedetto XVI), si erano in-
ventati dodici aspetti del divino, sei ma-
schili e sei femminili, ma dopo genealo-
gie che portano dal Caos alla Giustizia,
è Zeus che incorpora Metis, l'Intelligen-
za, e diviene "re degli dei e degli uomi-
ni", impersonando il potere insieme con
il patriarcato. Per i Romani, Giove non
solo rappresenta il potere, ma lo auten-
tica nel destino di Roma e dei suoi go-
vernanti: se tutto è potere, il femminile
ne subisce l'esclusione.
Secondo la via monoteista dell'ebrai-
smo, la Bibbia è Parola e la creazione
indica la rilevanza del divino riflesso
sia nell'uomo sia nella donna ("Dio creò
simile a sé l'essere umano, uomo e don-
na"); tuttavia la narrazione, che si con-
forma anche su grandi stereotipi femmi-
nili, evidenzia crimini orribili "di gene-
re": basta pensare alla donna del levita
abbandonata agli stupri e fatta a pezzi
di Giudici, 19.
Con Gesù le cose cambiano radical-
mente: dove l'ebreo ringraziava Dio di
non essere nato né pagano, né schiavo,
né donna, il femminile diventa simbolo
iniziale e finale di una liberazione desti-
nata a tutti e le donne vengono ricono-
sciute come portatrici autonome di gra-
zia. La chiesa non si volle mai rendere
conto del valore teologico della morte di
Gesù, avvenuta alla presenza solo delle
donne e dell'amico di sempre, e del si-
gnificato escatologico della resurrezione
e del mandato trasmesso a Maria di
Magdala. Il primo potere che penetra la
comunità cristiana fin dai primi secoli
è, infatti, quello patriarcale; dopo ver-
ranno la trasformazione gerarchica del
primato, il privilegio dell'altare, i princi-
pi dell'autorità e dell'obbedienza. Il po-
tere spiazza la profezia e gli stati rice-
veranno identità (e ragione di guerra)
dalla confessionalità.
Come la Maddalena si ritrovò "pro-
stituta redenta" e penitente per puro pre-
valere interpretativo dei maschi, così
tutte le donne subirono non tanto l'o-
stracismo della chiesa, quanto la con-
ferma sacralizzata universalmente della
loro inferiorità. Il sesso "debole" non do-
veva andare a scuola, veniva esclusa
dal voto, doveva mantenersi vergine e
accettare un marito e come santa Rita
sopportarne le abitudini violente. Il pre-
te resta celibe per sacramento e si sente
superiore a chi cede alla tentazione del-
la donna: se si innamora sono guai, per-
ché può peccare, ma non divenire adul-
to nell'autenticità della coppia.
Il tentativo in corso di fare della fa-
miglia il principale ammortizzatore so-
ciale si accompagna, in ambito cattoli-
co, all'enfasi sul-
la sua funzione
riproduttiva e as-
sistenziale: le
donne hanno, co-
me sempre, tutto
da perdere. A me-
no che…
A meno che
non siano tentate
dall'omologazio-
ne: se "questi" po-
teri sono immuta-
bili, allora posso-
no appropriarse-
ne. Fanno già le
soldate, sono spesso manager, anche se
"sotto il tetto di cristallo", potranno ot-
tenere di più: carriere e danaro, come gli
uomini. Le considerazioni teoriche sul
sacerdozio non produrranno ambizioni
curiali, poco interessanti perfino per la
"vanità" dello splendore non più simbo-
lico degli apparati.
Le diverse tradizioni cristiane si sono
divise per mille ragioni, mai per conte-
starne l'unius "viri" dominatus. Nel no-
stro tempo l'ecumenismo potrebbe tro-
vare nelle donne un aiuto valido, perché
nessuna è contenta del trattamento che
riceve nella propria chiesa. Invece, com-
petitività e antagonismi si acuiscono
proprio a partire dalle diverse valuta-
zioni della sessualità e del ruolo femmi-
“naturale” che i forti siano superiori ai deboli in senso
fisico e metafisico, e che fortissimi tra tutti siano
gli "uomini del sacro"
Zeus e Thetis in un dipinto di
Jean Auguste Dominique Ingres, 1811
Giudizio universale
segue a pag. 8
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