Numero 6 del 2009
Libere o sicure?
Testi pagina 7
noidonne giugno 2009 7
dire ai figli «come ti ho fatto, ti distrug-
go» e l'infanticidio è da sempre la vio-
lenza delle madri. Poco tempo fa, in una
"libreria delle donne", una di noi diceva:
"io sono violenta e se mi dovessi trovare
in situazione di pericolo spero davvero
di riuscire a sparare e anche ammazza-
re per non essere fatta fuori". Può non
piacere, ma è sincerità: in fondo per le-
gittima difesa nessuna di noi sa come si
comporterebbe. Ma la violenza armata
attuata in contesti politici democratici
non è la "legittima difesa", sia indivi-
duale, sia dei popoli.
Avere al governo Pinochet in Cile o
Andreotti in Italia fa la grande differen-
za. Oggi il discorso sulla violenza si è
fatto più complesso a causa di quel ter-
rorismo che chiamiamo islamico e che
ha visto non poche donne diventare ka-
mikaze e darsi morte per dare morte.
Ancora una volta ubbidendo a una fi-
nalità assurda, destinata a peggiorare
la situazione di chi crede di salvarla.
Come donne è più facile capire che
con la violenza non si va da nessuna
parte. E che, anzi, va prevenuta pren-
dendosi cura dei problemi da risolvere
con ragionevolezza e diplomazia re-
spingendo la rabbia che porta alla spa-
da. Siamo buone testimoni delle ragioni
di Freud che imputava ogni violenza al
mancato controllo delle pulsioni e face-
va analogie un tempo scandalose fra ar-
ma e pene. La guerra fatta al nostro cor-
po è la più subdola delle violenze, per-
ché non la si collega ad ogni altra guer-
ra. Mi sembra "divertente" che in Kenya,
davanti alla previsione di nuovi conflit-
ti di cui l'instabilità politica è già la pre-
messa, le donne abbiamo attuato la
protesta di Lisistrata, lo sciopero del ses-
so a cui hanno aderito anche le prosti-
tute. Va bene che qualcuno si è rivolto
alla giustizia perché vuole il risarcimen-
to, ma è un segnale che fa riflettere, non
solo perché è stato pensato in Africa,
ma perché allarma in modo assoluta-
mente nonviolento sui pericoli della vio-
lenza civile.
Licia Pinelli e Gemma Calabresi, divise per quarant'anni
dalla "politica della morte dei mariti",
si incontrano invitate dal Presidente Napolitano
Dietro ogni grande uomo...
Sembra che sia stata Virginia Woolf ad affer-
mare che "dietro ogni grande uomo c'è sempre
una grande donna" variamente interpretabile
come madre o moglie, in molti casi credo
entrambe. Mi è sempre sembrata una frase che
contiene un certo risarcimento per le donne
che sono così poco presenti "fuori dall'ombra"
nella storia, nelle arti, nelle scienze e nell'eser-
cizio del potere. In un interessante libro, desti-
nato alle adolescenti, ma utile per tutti: "Le
tue antenate", Rita Levi Montalcini ci ricorda
che sono invece state molte le donne che si
sono cimentate fin dall'antichità anche negli
studi scientifici, ad esempio, superando tutta-
via pregiudizi, ostacoli di varia natura e
rischiando spesso la vita. E anche in questo
caso troviamo moltissime donne che hanno
collaborato, o condotto ricerche in prima per-
sona quasi sempre senza riconoscimento se
non addirittura vedendosi sottratto il lavoro.
Anche nell'esercizio del potere, in effetti, gran-
di uomini politici del passato, ma anche del
presente, sono stati supportati, consigliati, da
donne quasi sempre dietro le quinte, è recente
infatti il ruolo ufficiale di first lady nelle gran-
di democrazie contemporanee.
Ma a guardare bene, dietro ogni grande, o
almeno importante uomo, le donne non sono
una sola, sono sicuramente più d'una. In un recente film Bellocchio
ripropone la storia di Ida Dalser la prima compagna di Mussolini,
che come sappiamo non si limitò a lasciarla, ma facendola pas-
sare per pazza la fece rinchiudere in manicomio dove morì. Storia
con la Dalser vissuta, per altro, in contemporanea di quella che
sarebbe diventata la moglie Rachele ripetutamente tradita, senza
grandi problemi di riservatezza.
E al di là dei giudizi morali, etici, che non sembrano molto "attua-
li" nella sostanza, e al di là dei giudizi psichiatrici, che non ci inte-
ressano tanto, mi piacerebbe capire di quante donne hanno biso-
gno i cosiddetti grandi uomini. E mi dispiace vedere quante donne
più o meno "grandi" sono disposte a stare dietro a questi uomini,
perché non mi sembrano poi così "grandi" ma piuttosto vedo un
banale senso di maschilismo, disprezzo più o meno velato per le
stesse donne di cui si circondano. E il disprezzo rimane, anche se
qualcuna di queste donne viene qualche volta promossa, ed esce
da dietro le quinte, spesso quelle del mondo dello spettacolo, per
arrivare sul palcoscenico della politica. Forse è la confusione tra
teatro e politica, che andrebbe svelata, così non ci sarebbero equi-
voci su quale aspetto fisico sia necessario per entrare nel mondo
politico, e forse si farebbe un po' più attenzione ad altre doti.
Forse la questione tornando alla citazione della Woolf potrebbe
essere che dietro ad ogni uomo c'è la donna o meglio le donne che
si merita, ma non mi convince.
Del resto siamo diretti discendenti di quell'impero romano, nato da
uno stupro di massa, a guardar bene la vicenda del ratto delle
Sabine, e dove Caligola fece senatore il suo cavallo preferito, forse
è per quello che non ci indigniamo abbastanza.
Alida Castelli
Lisistrata