Numero 5 del 2012
Mamme nel Terzo Millennio
Testi pagina 7
mente un libro di discussione
sui problemi della cono-
scenza in relazione alla fede
religiosa (Ignazio Marino e
Carlo Maria Martini, “Cre-
dere e conoscereâ€, Einaudi,
2012) e si sono soffermati sul
tema della sessualità . Martini
e Marino sono uomini di
grande sensibilità e senza
falsi pudori sui problemi della più delicata tra le rela-
zioni umane. Il medico ricorda che il sesso “dal punto
di vista biologico rappresenta un aspetto fondamentale
della vita, come lo sono il dormire e il mangiare. Molto
è dovuto alla produzione di ormoni da parte di organi
come le gonadi, l’ipofisi, la corteccia surrenalica e l’ipo—
talamo che sollecitano e regolano l’attività sessualeâ€.
Proprio come bere un bicchiere d’acqua? Ovviamente
no, dato che Marino si occupa anche della sfera cogni—
tiva, culturale, etica per affrontare i problemi che non
sono soltanto dei mammiferi, ma umani e relazionali,
mentre il cardinale parla di una sessualità che “tende sia
alla generazione sia alla comunione di persone†e che,
anche quando genera bambini in provetta, “è sempre
una tendenza naturale al dono di séâ€. Certo che i pro—
blemi sono numerosi e sempre più complessi (le malat-
tie e l’aids, l’omosessualità , la contraccezione, le
concezioni religiose, la durata del sentimento, l’educa—
zione. . .). Ma il ragionare sui problemi non abbandona
mai il pensiero neutro: come per l’aborto l’uomo ne
parla come se la donna concepisse per partenogenesi,
così per la paternità dei figli fonda sospetti e torti sul li-
mite alla libertà sessuale solo per la donna che deve es-
sere solo sua, mentre anche solo mentalmente lui è di
tutte. È tempo di uscire dalla caverna, smettere di usare
il coltello e pensare con il cervello. I
O
1 E di Catia lori
MA SIAMO SICURE DI SAPERE
E VOLERE “FARE RETE"?
iè sempre parlato della necessità di
costruire in concreto la cosiddetta so-
lidarietà femminile. Esperienza per-
sonale: è difficilissima, e comunque ci vuo-
le carattere ed essere disposte a credere nel
futuro delle donne più che in quello indivi-
duale. Ho aiutato alcune donne ad essere
elette negli organismi che contano: a di-
stanza di due anni manco se lo ricordano o
meglio accampano un potere “alto e isti-
tuzionale" a cui doversi piegare che non tie-
ne in nessun conto il passato da cui arri-
viamo insieme. Insomma succede alle don-
ne ciò che accadeva alle prime generazio-
ni di immigrati: finché si divideva il poco a
disposizione e si lottava congiuntamente per
un stesso ideale, tutto bene; quando poi si
smarcano le differenze nel senso che gra-
zie all'impegno di molte una riesce ad ag-
guantare il potere, è come se una nube di
caligine dorata si frapponesse tra lei e il re-
sto del mondo, a maggior ragione se l'in-
terlocutore è quella stessa coltre di amiche
che avevano fatto quadrato intorno a lei. Il
motivo? Sono ancor poche e temono di per-
dere la stima del grande capo maschio di cui
scimmiottano il fare Iobbyng: è una delle
tante tesi. Non conoscono a fondo i mec-
canismi del potere, è un'altra spiegazione.
Io credo che alla base ci sia una mancanza
di autostima personale che alimenta la
paura di essere superata o messa da par-
te. Sta di fatto che mentre gli uomini fanno
rete di continuo e si aiutano reciprocamente,
tra le donne la mitica sorellanza resta una
grande chimera a cui aspirare ma ad oggi
con scarse traduzioni nel quotidiano. Che si
chiami mentoring, patronage, cooptazione,
il risultato finale non cambia: i dati ci dico-
no che quando una donna arriva al potere,
raramente promuove figure dello stesso ses-
so. Mi piace sentire dire da Emma Bonino
che sceglie in base al merito, certo ma a pa-
rità di competenze sempre meglio una
donna. Ma in politica la questione è diver-
sa: “siamo noi a farci cooptare dai maschi
invece di puntare i piedi - sono le parole di
Emma - e provare a conquistare liberamente
la vetta". Ricordo che nel '98 o giù di lì mi
ero iscritta a Emily, lobby al femminile
fondata da Franca Chiaromonte. Qui a Reg-
gio Emilia era sapientemente guidata da Ele-
na Montecchi. All’inizio funzionò e a tutte
le partecipanti pareva di avere una sorella
maggiore già esperta di meccanismi elet-
torali per potersi mettere a bottega e im-
parare qualcosa. Poi ciascuna si è persa die-
tro le correnti e la sorellanza è andata a far-
si benedire. Non desidero enfatizzare il teo-
rema dell'Eva contro Eva, ma c'è qualcosa
che non funziona. Magari nel privato la so-
lidarietà al femminile esiste. Nel lavoro in-
vece le donne tendono a non fare rete per-
ché sono poche e restano vittime di un mec-
canismo numerico: se fossero tante il con-
fronto invidioso verrebbe meno, e non si
avrebbe paura di un sorpasso. Il correttivo?
Andare alla sostanza delle cose e smetter-
la di perdersi tra slogan e demagogie; se c'è
fiducia e ci si promuove a vicenda si può
sperare, altrimenti ammettere a se stesse
e alle altre che ci stiamo ingannando da sole.
Che è anche peggio secondo me.
noidonne | maggio | 2012
@.
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