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Numero 2 del 2015

Libere/i di scegliere: gay lesbo Lgbt - Speciale Rebibbia


Foto: Libere/i di scegliere: gay lesbo Lgbt - Speciale Rebibbia
PAGINA 7

Testi pagina 7

5Febbraio 2015
Quindi sarà bene continuare - cara Mura-
ro, il silenzio non va bene in un tempo di
forti urgenze - a tentare di costruire contri-
buti di pensiero politico indipendente, pro-
prio del nostro genere. Le donne non sono
meno aggressive dei maschi; ma in una
stagione in cui, con l’aiuto della crisi (un al-
tro tema su cui avremmo da dire la nostra),
i conflitti si fanno sempre più minacciosi
possono far valere la prevenzione.
Se piace la politica tradizionale, un’ipote-
si di lavoro non è solo “entrarci”. Finché
negli Statuti e nei programmi le donne
saranno un paragrafo o un capitolo spe-
cifici, si partecipa senza illusioni. Nilde
Iotti e Tina Anselmi sono lì a dimostrare
che nemmeno un governo di sei uomini e
sei donne (già diventate cinque alla prima
che è passata ad altro incarico) potrà mai
essere a beneficio degli interessi femmini-
li; a meno che le iscritte non impongano i
loro progetti. Infatti non è vero che, come
commenta Lia Cigarini, la distanza dalle
donne di oggi sia sentita perché “siamo
andate troppo avanti”. Le italiane saranno
andate avanti nella teoria; certamente non
nella costruzione di unità solidale di donne
per correggere la qualità del potere, che è
sempre quello del padre, anche se a Mi-
lano si è favoleggiata una narcisistica fine
del patriarcato. L’autorità, soprattutto se
autoreferenziale, non dà potere nemmeno
agli uomini migliori, sempre oscurati se
scomodi. Le donne sono per ora compa-
tibili se o omologate o sottomesse: fanno
paura se minacciano di stravolgere “que-
sta” concezione del potere.
Passano a formare opinione cose non
vere: è dubbio che se le donne lavoras-
sero paritariamente si alzerebbe il Pil. È
vero invece che le donne sarebbero l’al-
leato migliore per transitare da un sistema
finalizzato a produrre merci per il mercato
ad uno finalizzato a produrre servizi per
il benessere umano, degli uomini e delle
donne, dei paesi occidentali, orientali, afri-
cani del nord e del sud. Bisognerà farsi un
poco dissociate: continuare a non scorag-
giarci del mondo così com’è per sostenere
la libertà democratica, ma spostare alme-
no nel pensiero le frontiere del “genere”. b
Alla paura di invecchiare, e di im-bruttire, non si può sfuggire, inutile raccontarsela. Non c’è cultura, in-
dipendenza intellettuale, emancipazione
che possa imporre allo specchio di restitu-
irci, insieme all’immagine, le parole giuste
per ‘sopportarla’. Si può decidere di non
sottoporsi al botulino, di non sacrificarsi in
inutili diete, di vestirsi in maniera consona
al decennio di appartenenza, ma dichiarare
di non soffrirci è una bugia. Io me ne sono
resa conto l’altro giorno. Nell’arco di poche
ore sono stata immortalata in due foto.
Ero a due distinti eventi lavorativi, nello
specifico presentavo due libri e altrettanti
scrittori. Premesso che ero vestita ugua-
le, essendo passata da un appuntamento
all’altro, nello scatto delle 19 ero sorridente
e con l’occhio vispo. In quello delle 23, ero
sempre sorridente ma con l’occhio meno
vispo e la pelle ‘cadente’. E non sono mica
balle ed esagerazioni! Tant’è che tutto in-
torno mi parla a ‘tema’. Oggi, che è domeni-
ca, ho guardato in tv Two Mother, storia di
due signore over che si innamorano di due
ragazzi che hanno l’età dei figli (film da ve-
dere). Poi, accendo il pc, trovo una mail con
domande/intervista di una collega blogger
che mi chiede perché a una certa età gli uo-
mini perdono la testa. E io le rispondo che
non sono solo gli uomini a perdere la testa,
ma anche le donne, perché con l’età suben-
tra l’insicurezza, il timore di perdere il pro-
prio appeal, di non essere più desiderabili.
Ora, alzi la mano chi è contenta di vedere
che sul proprio mento crescono i peli neri,
che la ritenzione idrica va formandosi sulle
braccia oltre che sulle gambe, che la tintura
dal parrucchiere è diventata un costo fisso!
Nessuno. Anzi, nessuna! Perché invec-
chiare altera molti equilibri. Allora l’unica
arma a nostra disposizione è non diventare
ridicole. Questa è la superiorità intellettua-
le, l’emancipazione, ma soprattutto l’amor
proprio. Pensando alle mie foto mi sono
resa conto che essere bella per la propria
età non è poi tanto male. Però voglio conti-
nuare ad esserlo perché un pezzo di me l’ho
perso. In che senso? Stupidamente, essen-
do stata per molto tempo energica, magra e
sportiva, non ho contemplato la possibilità
che a un certo punto, a partire da un giorno
X, tutto sarebbe cambiato. Non ho pensato
che non indossare certi jeans o colori, non
sarebbe stata più una scelta, ma una neces-
sità. Ecco perché da oggi in poi cercherò di
volermi bene…nonostante io non sia più
quella di un anno fa. Nonostante un chirur-
go plastico, vedendomi, mi farebbe notare
pieghe intorno agli occhi e alle labbra. No-
nostante io non porti più la taglia 40. No-
nostante un giovane oggi non mi filerebbe
più. L’obiettivo è riconoscersi ricordandosi
che il nostro viso rivela la nostra storia. È
chiedersi, partendo dal proprio corpo, se
abbiamo vissuto davvero la nostra vita.
Non dimenticare mai che c’è un tempo per
ogni cosa, che spesso non torna. Ma l’ap-
prensione, nell’invecchiare, è legittima e
sacrosanta. E il fuori, in questa ottica, vale
da termometro per ‘misurare’ i rimpianti.
Mia nonna Bettina ha 94 anni, cammina
a fatica, è piccola e fragile come la porcel-
lana, ma sorridente e rugosa. La sua pelle
parla d’amore, di quello ricevuto e di quello
dato. Racconta che un tempo era così forte
e veloce nei movimenti che la chiamavano
“Il Fulmine”. Ma lei, che l’esistenza l’ha
vissuta appieno, non ha paura, neppure di
andarsene. Perché, dice, ‘sono stata felice e
fortunata’. E per me mia nonna è la signora
più bella del mondo!
di Camilla Ghedini
PAURA DI INVECCHIARE
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