Numero 3 del 2008
Otto marzo da 100 anni: 1908 - 2008
Testi pagina 62
marzo 2008 noidonne62
Ci si chiede spessoquale significato
abbia la poesia oggi. In
un mondo dominato
dalla tecnologia, da
una ricerca scientifica
in grado di indagare gli
angoli remoti dell'uni-
verso, nell'infinitamente
piccolo come nell'infini-
tamente grande, in una
società governata da
una comunicazione per-
vasiva quanto inaffida-
bile, quale ruolo può
avere la poesia? È una
domanda di fronte alla
quale gli stessi poeti
sembrano essere spaesati, senza una
possibile, univoca risposta di fronte al
loro pubblico. Eppure è alla poesia ci si
continua a rivolgere per interrogare la
vita, per dare voce e fiato all'emozione,
per cercare la bellezza del mondo attra-
verso la potenza evocativa della paro-
la. La poesia continua a percorrere le
strade solite della carta stampata o a
cercare le vie nuove della rete, degli
sms, dei monitor bluastri del computer,
nel tentativo inesausto di assolvere il
suo compito di cantare l'anima e dire la
verità del cuore sopra il brusio inces-
sante delle città, sovrastando il rumore
di fondo, frenetico del quotidiano.
Mirella Floris tutto questo lo sa bene,
e si muove nei terreni rocciosi e duri del
verso con una fiducia nei confronti del-
le possibilità della poesia che lascia stu-
piti. Scrive Stefano Donno nella prefa-
zione a Strisce di vento: "In questo ten-
tativo, abbozzo di risalita e rinascita, il
Tempo diviene una categoria ontologi-
ca, nella quale l'esserci e l'esistere, sono
innanzitutto una scommessa su se stes-
si e per se stessi, un cammino dermico
nel quale trovarsi, resistendo al senso di
soffocamento proveniente dal grigiore e
dall'imbestiamento dilagante." Mirella
Floris sfida il tempo che passa, lo scor-
rere dei giorni (il tempo e i giorni sono le
due sezioni che compongono Strisce di
vento, l'ultima fatica della poetessa),
nei quali si rendono
manifesti il dolore, la
sofferenza, l'inquietu-
dine, ma anche la vo-
glia di lotta, di non ar-
rendersi, il ricordo del-
le battaglie passate e
delle barricate sulle
quali si è passata la
giovinezza. Quella del-
la Floris è una poesia
consapevole, soprat-
tutto quando affronta
il dolore di madre, sof-
frendo insieme alle
mamme irachene e pa-
lestinesi, a
quelle che
hanno visto
i figli dilaniati dalle bombe e
dalle guerra. I versi migliori,
però, bisogna cercarli dove la
poetessa abbandona i toni ci-
vili per gettarsi in una filoso-
fia quieta e meditata nella re-
sistenza al tempo, fatta di
"placido incanto/ nell'arco
lieve dei pini," dove la luce
ancora brilla tra "cristalli di
luce/ in sabbie di cipria," e il vento con-
tinua la sua "rincorsa di suoni/ nel gio-
co dell'onda". Stefano Donno, nella ci-
tata prefazione, ricorda i nomi di Mon-
tale, Ungaretti e Saba, ma forse le radi-
ci di questa poesia, soprattutto nella
frammentazione strofica e nella vertica-
lità di alcuni testi, affondano in certe
concentrazioni di senso proprie della
tradizione della lirica orientale: il respi-
ro sottile della brevità dell'haiku, la di-
mensione rarefatta del tanka. Si tratta
di piccole gemme, bagliori di luce dai
quali farsi illuminare.
Mirella Floris, scrittrice e poetessa,
ha pubblicato in poesia Lampi d'estate,
Lampi del tempo e Strisce di vento; e i
romanzi gialli La terrorista e Venuta dal
mare. Cura la pubblicazione di inediti
sul sito www.libreriadonna.com e ope-
ra nell'ADI (Associazione Donne Insie-
me) e nell'Od@P (Officina delle Parole)
della quale è fondatrice e presidente.
Con Strisce di vento ha vinto il secondo
premio Elsa Morante
(Roma 2006) e il Pre-
mio speciale della giu-
ria Istituto Italiano di
Cultura (ICI) di Napoli
nel 2007. I testi pubbli-
cati sono tratti da Stri-
sce di vento.
Alle sorgenti del vento
Mirella Floris
come una musa infuocata
la poesia, indifferente alla
tecnologia, continua
a cantare l'anima
Luca Benassi
ATTESA
Grigio sguardo
nel vuoto
dell'assenza.
S'acquatta
il dubbio
nel sogno del poi.
Tremiti
nel volto
dell'ignoto.
Ambigua l'attesa
stringe
lacci d'ansia.
OCCHI
(per i bambini stranieri
naufragati nel Mediterraneo)
Limpida di blu
gioca la luce
in occhi di bimbi:
nell'aria danzano
manine sicure.
Neri occhi di fango
sul fondo del mare
giacciono
al consumo lento dell'onda.
Rabbia inutile
dal profondo
del mio abisso
grida.
ARGINI…
…di stoltezza
dei nostri
fiumi d'anima
bloccano il corso.
Forte la spinta,
tenace l'andare,
severo l'impegno…
a plasmare la storia
il corso scorre.
BARE INNOCENTI
(dopo il terremoto)
Uova nere
cova
la morte:
squassa
la terra
improvvisa
le schiude
L'urlo
piega le madri,
aggrappate
a bare innocenti:
folli
strappano
al nulla
creature sbiancate.
Solitario
il silenzio
spazza
cumuli di pianto.