Numero 1 del 2009
Verso un nuovo mondo?
Testi pagina 6
gennaio 2009 noidonne6
L'opinione pubblica - neutra - que-st'anno si fa gli auguri sperando che
dio ce la mandi buona, tanta è la pe-
santezza della crisi in atto e la previsio-
ne della sua durata. Le donne sanno
che, come sempre, il prezzo da pagare -
in soldoni di genere - sarà doppio per lo-
ro. L'analisi generale è, in parte almeno,
comune per tutti. Preso atto che la cate-
goria "capitalismo" resta inamovibile
dalla contemporaneità, l'averla utiliz-
zata "senza reti" ha prodotto sconquas-
si che penalizzano tutto il mondo. Col-
pa solo di Bush? La vecchia Europa è
stata più prudente, ma sub-
isce le onde d'urto del terre-
moto e i cittadini si ritrova-
no, se non in mezzo alle ma-
cerie, con le crepe e i calci-
nacci in casa. C'è, però, una
riflessione, nel merito, "di
genere"? credo di sì, anche
se il sistema opera seduzio-
ni neutre a tutto campo. Al-
trimenti basterebbe il Papa
ad accusare il denaro e le
ambizioni che chiudono il
cuore nell'egoismo, anche se
sa che i pulpiti (a partire
dal suo) non sono innocen-
ti. Alle donne piace la dis-
ponibilità economica e vor-
rebbero spendere non solo
spinte dal bisogno; tuttavia sono tante
quelle che, con le famiglie, trascorrono
la domenica nei centri commerciali. Sta
accadendo come quando si distingueva
da quella borghese la cultura operaia
che aveva inventato la cooperazione, la
mutualità, le università popolari. Oggi
ci si riferisce ai lavoratori e al ceto me-
dio, tutti uniformati dal consumismo:
abbiamo più benessere in case piene di
cose inutili dove i bambini ingrassano
tra play-station e cellulari. Le divisioni
sono tra chi ha moltissimo e chi ha ab-
bastanza, poco, quasi niente, ma tutti
aspirano ad avere di più magari attra-
verso un "pacco" televisivo. Donne com-
prese? Sì e no. Non è sopravvissuta la
solidarietà operaia; sopravvive ancora
la cultura di genere.
Le donne saranno ancora a lungo le
responsabili dell'autarchia domestica,
ma la storia oscura la diversa reazione
dei generi nella contingenza. E' vero che
anche gli uomini vanno a fare la spesa,
pur con la lista compilata in mano e
con il timore di rimproveri per eccessi
negli acquisti. È stressante fare i conti
con le necessità e non dimenticare i pan-
nolini per il bimbo o i pannoloni per il
nonno mentre si decide quanta frutta
comperare. I media odierni raccontano
che l'uomo, per rilassarsi, fa sesso come
gli capita e tradisce "senza sentirsi in
colpa". Non si sa quanto sia vero; tut-
tavia è certo che anche alle donne capi-
terà di lasciarsi andare (altrimenti con
chi se la vedrebbero i traditori?), ma si
può pensare che sia un esodo dalla mo-
notonia coniugale più che un antistress,
perché lo stress femminile resta. Quanto
al senso di colpa... Chi conosce le poche
che non ne sono vittime, scopre che si
tratta di beate single. Non va dimenti-
cato che la gravità della crisi è dovuta
all'imprevedibilità della sua estensione.
E' la globalizzazione, bellezza! Non
avevamo ancora finito di temere la Ci-
na e l'India per il loro peso nell'econo-
mia internazionale e siamo a doman-
darci che cosa succederà se falliscono
anche loro. E l'Africa? Sarà più brava di
noi o si trasferirà ancor di più al nord?
Necessita un cambiamento di siste-
ma, lo dicono tutti. Per questo si deve
tornare a ragionare sulla cultura delle
donne. Cinesi, indiane, africane. Tutte
nel mondo che sono lì a pensare come
far sopravvivere i bambini e gli uomini
e, possibilmente, a farli convivere. Chi
pensa al rinnovamento della politica si
deve rendere conto che ha a fianco non
solo delle intelligenze pari alla propria
a cui rendere giustizia in termini di
omologazione, ma esseri umani liberi
che, avendo sperimentato condizioni di
vita non solo subalterne ma diverse,
hanno elaborato una cultura che pre-
suppone un approccio alle questioni ba-
sato sulla priorità del vivere.
Vivere è prima di tutto sopravvivere
come singoli e come società. Per questo
il primo obiettivo di ogni donna consa-
pevole è la fine della violenza. Infatti la
violenza che si scatena sul corpo delle
donne, compagne di vita, madri dei fi-
gli, amiche o estranee è alla radice di
tutta la violenza che invade
il mondo. Per questo le ra-
gazze accolgono in massa
l'invito a manifestare il 25
novembre, data internazio-
nalmente scelta per denun-
ciare la piaga mondiale di
cui è responsabile un solo
genere.
Anche di fronte alle tra-
dizionali violenze sociali -
la povertà è violenza sui
poveri - di cui la scarsità
della busta paga del marito
era simbolo, le donne del
passato non accusavano
l'uomo - caso mai si orga-
nizzavano nelle lotte sociali
- ma si industriavano per ti-
rare avanti nella scarsità. Oggi ovunque
siamo diverse, ma la coazione a ripete-
re è introiettata, almeno storicamente.
Nel nostro paese giovani e meno giova-
ni rischiano la disoccupazione, perfino
volontaria per non spendere tutto lo sti-
pendio in una badante per il nonno.
Ma nel Sud del mondo andrà peggio,
perché l'impoverimento dei poveri pro-
duce solo guai. Comunque, anche là le
donne si daranno da fare per salvare il
salvabile. A Mumbai ha imperversato il
terrorismo: nelle manifestazioni di pro-
testa hanno partecipato molte donne,
civilmente attive, ma ancora discrirmi-
nate dalla violenza, aumentata negli ul-
timi tempi del 300% e statisticamente
quantificata nell'uccisione di una don-
na ogni 77 minuti. Ashra Nomani, che
vive negli Usa ma è nata a Mumbai, af-
ferma che oggi le indiane vivono peggio
di 1400 anni fa: da islamica sostiene
che Maometto piangerebbe vedendo la
condizione delle donne. Nei paesi in
È la globalizzazione, bellezza!
Anno nuovo
Giancarla Codrignani