Numero 9 del 2010
Dove vanno i consultori?
Testi pagina 6
4 noidonne | settembre | 2010
di Giancarla Codrignani
ddio, non ditemi che l’estate sta fi-
nendo! Quest’anno le difficoltà era-
no già aumentate, anche se, tutto
sommato, quasi nessuna ha rinun-
ciato alle ferie per il bisogno parti-
colare di tregua, dopo un anno così “tirato”.
A dire il vero, però, non debbono essere sta-
te un gran che le notti rosa della riviera ro-
magnola o i balli sull’alpe e tanto meno i cam-
pionati del pallone, se non ci troviamo l’ani-
mo sollevato adesso che pensiamo alla bam-
bina più piccola che non è riuscita a essere in lista per l’asi-
lo comunale e chissà se ce la faremo a pagare la retta dal-
le suore.
Comunque, lo diciamo nel femminismo, dobbiamo “parti-
re da noi” e perfino il Vangelo raccomanda di amare il pros-
simo “come noi stesse”. Che sono robe vere, ma che fun-
zionano a scatti. Adesso sembra proprio che anche parten-
do da noi non abbiamo molto da cui trarre rassicurazione.
L’estate è trascorsa conteggiando femminicidi. L’ira maschile
ha infierito perfino sugli uomini stessi con suicidi succes-
sivi agli ammazzamenti di donne, a dimostrazione di
quanto la violenza connoti il ruolo maschile, ormai peri-
coloso a se stesso e alla società dentro la quale portano la
guerra. Troppi chiamano amore il senso della proprietà, il
possesso di un corpo femminile legittimato dalla conqui-
sta che imprime il marchio per sempre, anche se loro han-
no altre relazioni e se la fine del sentimento reciproco è sta-
ta sancita, ma dalla parte sbagliata, da “lei” che si è per-
messa di rifiutarti, magari dopo offese, tradimenti e per-
cosse. Nel “cacciatore” che “conquista” la “preda” so-
pravvive il Neanderthal.
Diceva a caldo l’amica Maria Di Rienzo (intitolando un suo
scritto Dead Women Walking) che la pubblicistica sui delitti
ha aggravato il giudizio da dare ai tragici fatti, esprimendo
concetti terrificanti, come “il fine corsivo di un maestro del-
la penna, che dopo aver vomitato tutto il suo odio verso le
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ESTATE DEI FEMMINICIDI
ABBIAMO
MEMORIZZATO? donne concludeva, letteralmente, con l’invito agli uomini apraticare sesso solitario dietro le siepi, piuttosto di aver a chefare con le loro simili”. Giustamente ne consegue che “Signori,
se le vostre relazioni con le donne sono composte di calci, pu-
gni, ingiurie, ricatti e persecuzioni, per favore, dategli ascol-
to. E spingetevi ancora più in là: state distanti, nel vostro club
di uomini con il pelo sul petto, e se
sentite il bisogno di ‘donne’ rita-
gliate le loro figurine dai vostri gior-
nali e riducete in pezzi quelle, non
noi. Noi siamo fatte di carne, san-
gue e spirito. Noi vogliamo vivere”.
Ci si è messa anche la Giustizia; la
quale sarà una statua con il corpo
di donna esibita nei tribunali, ma
resta, purtroppo, foggiata dagli
uomini e omologata al maschile,
come tante di noi. Infatti è usci-
ta dalla Corte di Cassazione una bella sentenza, emblematica,
sul caso della signora che aveva ottenuto ragione nei pri-
mi due gradi del processo intentato per percosse, ingiurie
e maltrattamenti a carico del marito. La Suprema Corte ha
infatti accolto le ragioni maschili e ha dichiarato che la si-
gnora era “scossa ed esasperata” e che i giudici di primo
e secondo grado avevano “scambiato per sopraffazione...
un clima di tensione fra coniugi” e, pertanto, andava ac-
colta la tesi del marito che, pur parzialmente confesso, giu-
dicava la moglie “di carattere forte”. Quanto al reato di mal-
trattamenti “occorre che sia accertata una condotta abi-
tualmente lesiva della integrità fisica e del patrimonio mo-
rale della persona offesa”. Dunque, anche un “supremo giu-
dice”, in un paese presunto civile, aspetta che le donne ven-
gano ammazzate, come qualunque talebano in Afghanistan.
Fortunatamente, tanto per fare ironia, Natalia Aspesi ci ha
ricordato che l’anno prossimo potremo “celebrare” il ven-
tennale delle legge 442, che cancellò dal Codice Penale l’art.
587, quello che giustificava il delitto d’onore. Quello che
- se lo ricordino parola per parola le ragazze giovani - sol-
levava dalla responsabilità omicida l’uomo che “nello sta-
to d’ira determinato dall’offesa recata all’onor suo (cioè
del maschio) e della famiglia (altrettanto sua) uccida una
moglie, una sorella, una figlia scoperte in relazione carnale”,
naturalmente illegittima anche se voluta dalla donna.
Non diciamo che non è diritto proprietario…
PROGRESSI DELLE LEGGI
E CONTRADDIZIONI NEI RAPPORTI
TRA I DUE SESSI. PERCHÉ IL PARTIRE
DA SÉ FEMMINISTA NON DIVENTA
IL PARTIRE DA NOI DEGLI UOMINI?
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